Radiosvolta.it

Intervista radiofonica.

Domenica 28 marzo 2021,
dalle 13:00 alle 14:00,
su www.radiosvolta.it
con Daniela Cicchetta
per presentare il docu-film e saggio L’ALTRA ALTRA META’ DEL CIELO. DONNE e per parlare delle battaglie personali, sociali e politiche a difesa dei diritti sull’identità di genere.

Ascolta il podcast da Spreaker

E… che donna!

Convegno on line in occasione della Giornata internazionale della Donna 2021

L’Agedo di Como Lecco e di altre città in occasione della Giornata internazionale della Donna, organizzano un meeting online con la partecipazione di: Diana De Marchi, consigliera e presidente comunale Pari Opportunità e Diritti civili di Milano; Antonia Monopoli, attivista transgender, Sportello Trans Ala Milano onlus; Maria Laura Annibali, documentarista e presidente Di’Gay Project; Rita de Santis, presidente onoraria di Agedo Nazionale; Giulia Carloni, educatrice; Italo Carloni, attivista Agedo.

Moderatrice: Dolores De Marco, presidente Agedo Como Lecco

https://scontent.fblq3-2.fna.fbcdn.net/v/t1.6435-9/155553781_10222876523293117_4796318129222262371_n.jpg?stp=cp0_dst-jpg_e15_q65_s320x320&_nc_cat=101&ccb=1-5&_nc_sid=de0e5b&efg=eyJpIjoidCJ9&_nc_ohc=8OfqQMLtHWcAX8Zb1Ky&_nc_ht=scontent.fblq3-2.fna&oh=00_AT87tZKyMCZnDJPOv8ME0UGaivZlCh4o1a6b039HUQKANQ&oe=626A67B0

Il potere del cambiamento

Intervento in diretta on line

Convegno in memoria di Adele Faccio

In occasione della ricorrenza della scomparsa di Adele Faccio avvenuta a Roma l’8 Febbraio del 2007, intorno alla figura di questa paladina dei diritti umani, protagonista delle battaglie civili degli anni Settanta e tra le prime propugnatrici del diritto all’autodeterminazione delle donne su materie riguardanti il proprio corpo, abbiamo chiamato a raccolta alcune protagoniste della nostra contemporaneità per discutere insieme di politiche di genere e di universo creativo femminile.

Organizzato da Cultur+ / Areneonline

Lunedì 8 Febbraio 2021 | Ore 18:00
In diretta video su Radio Radicale

Partecipano all’incontro:

Cristina Comencini | Regista, sceneggiatrice, drammaturga e scrittrice impegnata per i diritti civili e la parità di genere; Monica Nappo | Attrice e regista teatrale che ha interpretato Adele Faccio ne Il Segno delle Donne su RAI Storia; Cinzia Guido | Assessora alla cultura e alle pari opportunità del Municipio Roma I Centro; Anna di Francisca | Regista e sceneggiatrice; Barbara Cupisti | Attrice, sceneggiatrice e regista di documentari; Elisabetta Rocchetti | Attrice e regista;

Maria Laura Annibali | Documentarista e sceneggiatrice, presidente del Di’ Gay Project già Garante della Consulta Femminile per le Pari Opportunità della Regione Lazio, tra le prime firmatarie e praticanti della legge sulle unioni civili

Veronica Piraccini | Titolare della Cattedra di Pittura della Accademia di Belle Arti di Roma; Annalisa Pellegrini | Presidente della Civica Scuola delle Arti di Roma; Simona Sarti | Artista e direttrice artistica; Catia Acquesta | Direttrice responsabile delle testate di Roma Mobilità di Roma Capitale, autrice del libro Mia o di nessun altro. Il lato impervio dell’amore e portavoce di Medea Associazione Contro la violenza di genere; Anna Silvia Angelini | Esponente dell’AIDE Associazione Indipendente Donne Europee, fondatrice del centro d’ascolto “Uscita di sicurezza” e autrice del libro La Violenza Declinata; Lucilla Colonna | Giornalista, critica cinematografica, sceneggiatrice e regista del lungometraggio Festina Lente dedicato alla figura di Vittoria Colonna poetessa del Rinascimento; Stefania Nardo | Sociologa autrice de Il Maschiometro un’analisi originale e variegata ma scientifica del maschio contemporaneo.

Intervengono: Sergio Rovasio | Fondatore dell’Associazione Certi Diritti e Consigliere Generale del Partito Radicale; Raffaele Rivieccio | Giornalista e storico del Cinema.

Modera:

Massimo Gazzè | Presidente del network Arene di Roma e dell’Associazione culturale L’Alternativa fondata da Adele Faccio di cui è stato segretario particolare nella X Legislatura. 

Anche: https://arene.online/convegno-ilpoteredelcambiamento/?fbclid=IwAR2HErLxiM39pAX0-SejNV6D3nw4T8O2suC6zlzl2L5bAkZKttZPtozHSHc

Cantando dai balconi

Conversazione pre-natalizia per parlare di diritti e di impegni civili e culturali prossimi venturi.

“Il mio canto libero per ogni diversità”.
Conversazione pre natalizia con una cineasta e attivista fuori dagli schemi e sempre più sugli schermi.

Eguali, uniti, per il diritto alla vita e alla libertà, anche e soprattutto sotto pandemie e altre irrazionalità

Intervista a cura di Sarah Panatta per:
https://dartshoots.home.blog/2020/12/23/maria-laura-annibali-cantando-dai-balconi/

L’attivista per i diritti del mondo LGBTQ e per tutti i mondi delle minoranze, in questo anno di sconvolgimenti internazionali ha cercato di trasformare la “distanza” in militanza civica e opera socialmente utile, un modo per stare vicino a persone sole, emarginate, anziane. Un modo extra “social” e molto socievole.

Ce lo ha raccontato in una chiacchierata amichevole, tra gli aggiornamenti per il calendario 2021 che la vedrà protagonista insieme ai suoi libri e soprattutto ai suoi documentari per portare le voci delle “minoranze” nelle scuole, nelle carceri, nei cinema, nelle platee del web, tra festival e altre iniziative.

annibali13
Maria Laura durante una manifestazione con la bandiera del DGP

Maria Laura, una donna da sempre oltre gli schemi, ormai lanciata nel panorama del cinema e dei documentari e ormai da quasi trent’anni in piena militanza politico sociale, cercando di essere protagonista del risveglio della coscienza civica su temi come i diritti della comunità LGBTQ e non solo. Come nasce il canto dai balconi e questa edizione natalizia…

Rispetto al mio pensiero di socialità più ampio e completo e al concetto di “diversità” che contempla gli anziani. Una parola che personalmente non mi piace, preferisco sempre dire che sono “grande” piuttosto che anziana, perché ha oggi soprattutto un significato sociale negativo. Non quello forse se vogliamo azzardarci che si poteva sociologicamente dare nella prima metà del secolo scorso.

Da persona “grande” e desiderosa di vita e di una nuova socialità per tutti, non ho voluto né potuto far morire questo piccolo grande progetto nato nel mio complesso abitativo, a fianco anche se in modo “virtuale” a tutti i miei vicini e alle loro diversissime e incredibili storie. Al loro essere umani e in difficoltà, come tutti noi in questi mesi, ho voluto dare sollievo e perché no, un nuovo slancio. Avrei voluto cantare in tutti i giorni “rossi” del calendario, come abbiamo fatto nei mesi del lock down da marzo fino all’estate persino con il “pigiamino” della domenica. Non lo avrei mai sperato ma è stato coinvolgente, emozionante, siamo state travolte dall’affetto e dall’energia di tutti i condomini. Grandissimo alleato “musicale” l’amico Orazio, classe ’44, condomino del “piano di sopra”. Senza di lui saremmo state diciamo un coro scoordinato. Noi come in un film, al di là del parco, un piccolo gruppo di “diversamente giovani” per lo più quasi tutti soli, ci siamo trovati a creare una nuova grande famiglia. Persino con il cane “terribile” peste che abbiamo imparato ad amare anche grazie alla coesione del gruppo canterino. Il canto e la musica sono un veciolo potentissimo.

annibali10
Maria Laura sul balcone di casa durante il lockdown

Ora sotto Natale torneremo a sentirci insieme, fieri delle nostre diverse umanità e insieme, restando umani e sperimentando la serenità al di fuori da quelle propagandate, anzi possiamo dire propagate, dai riflettori mediatici. Noi sotto i riflettori vogliamo mettere molta più verità e verità spontanea, minuta e bellissima per questo. 

Cantare dai balconi dando forza e ricevendone in cambio. Piccole grandi rivoluzioni. Un lavoro dentro e con la comunità come fai da anni, combattendo per la causa dell’uguaglianza dei diritti e per il diritto alla libertà e all’amore…

Ho sempre combattuto a fianco dei “diversi”, iniziando da me stessa e dalla mia omofobia interiorizzata, per sciogliere paure, stereotipi e intolleranze. Anche oggi questa battaglia insieme ai diversi della “maggiore” età diciamo, l’età che avanza e porta un bagaglio enorme e meraviglioso e non deve portare solo nostalgia, pensieri “finali”. Noi cantavamo, stonavamo, parlavamo, lottavamo, applaudivamo agli eroi che ogni giorno affrontano le loro guerre, dal virus alla violenza sulle persone LGBTQ… Non tutti sanno che sono lesbica dichiarata, attivista e che mi batto in ogni modo contro l’omofobia e le discriminazioni tutte. Quindi ogni tanto quel balcone diventa un palco per un altro tipo di canto, per raccontare i diritti della comunità di LGBTQ, per tramandare una cultura di rispetto e di valore della vita. Parlare di diversità in ogni campo, anche dei diritti dei nostri compagni animali, i diversi più diversi di tutti che torturiamo indegnamente. 

annibali11
Con il gruppo dei canterini e canterine

Ora non so ancora quali canzoni sceglieremo per cantare il 24 alle 12, sicuramente proveremo a cantare anche in altre giornate “rosse” con i miei canterini. Serve qualcosa per dare uno sprint contro tutto il dolore che stiamo sopportando per tenerci uniti con calore e credendo nel presente e nel futuro. Stare vicini e aiutarci unendo le generazioni in una solidarietà senza colore e sesso, crea un’energia irripetibile.

Io sono portatrice di diversità comparate di varia natura e la vivo e insieme la combatto proprio amando rispettando e difendendo la vita e quindi ogni tipo di sua diversità. Quindi in questo Natale, per chi crede o non crede, da persona credente “eretica” che in altre epoche meno libere sarebbe stata bruciata, voglio portare in alto e nei cuori questo canto libero per le diversità del mondo. Convinta sempre più che il nostro principale compito è accettazione poetica della diversità, per noi LGBTQ e al di là di ogni etichetta…

Femminile sovversivo

Dialogo con Maria Laura Annibali di SARA MANUELA CACIOPPO

Sul numero 2 di Morel – Voci dall’isola

Anche su: https://internationalwebpost.org

Le persone omosessuali hanno il diritto di essere una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo fare è una legge di convivenza civile. Hanno diritto a essere protetti legalmente. Mi sono battuto per questo.

Le parole che Papa Francesco ha pronunciato nel documentario che porta il suo nome, diretto dal regista Evgeny Afineevsky, hanno aperto uno scenario del tutto nuovo per la comunità Lgbtq, finalmente una luce sulle tante ombre che negli anni hanno tentato di oscurarla. A prevedere questo cambiamento è stata la storica attivista Maria Laura Annibali:

Mi chiamo Maria Laura e appartengo a quella generazione a cui si insegnava che c’è un solo modo di essere donna, naturalmente un modo deciso dagli uomini, ma le cose a volte cambiano.

Maria Laura e Lidia il giorno della loro unione civile

Grazie a un impegno civile costante, una voce che sa farsi valere nel contesto sociale, Maria Laura Annibali, Presidente dell’associazione Di’Gay Project, è un grande esempio e un’importantissima testimonianza per la comunità Lgbtq. La sua vita audace è la prova che non è mai troppo tardi per ricominciare: dopo un amore tenuto segreto per 23 anni, Maria Laura ha smesso di fingere per riprendersi la sua vita. Da quel momento, si è gettata a capofitto nella causa e si è battuta con passione per l’Amore senza inibizioni né vergogna, per la libertà di essere “persone vere” oltre le apparenze che l’eteronormativitività impone.

In Il secondo Sesso Simone de Beauvoir afferma che donna non si nasce, ma lo si diventa, in cui il termine “donna” indica un’identità in movimento aperta alla ricostruzione o (ri)significazione, tema ripreso da Annibali nei suoi tre docufilm intitolati: L’altra altra metà del cielo

I docufilm sono un viaggio nella vita di tante donne valorose, un’indagine su una realtà altra all’interno dell’universo femminile: quella delle donne che amano altre donne.  “L’altra metà del cielo è ormai acclarato che siano le donne, l’altra altra sono le donne che amano altre donne”, spiega Maria Laura.

L’altra altra metà del cielo

L’altra altra metà del cielo (2008) raccoglie le testimonianze di lesbiche dichiarate, impegnate a combattere la discriminazione di genere e l’omofobia. Alcune di loro sono personaggi pubblici, altre donne comuni che giorno dopo giorno lottano per far valere i propri diritti in ambito lavorativo e familiare. L’obiettivo del documentario è quello di allontanare il mondo lesbico dai pregiudizi e dagli stereotipi che l’accompagnano, mostrando la presenza dinamica delle donne omosessuali nel contesto sociale, valorizzandone le peculiarità al fine di mettere a tacere gli errati luoghi comuni sul loro conto e analizzandone qualche tabù ricorrente (amore “pre-lesbico” con un uomo; compatibilità “lesbo-cattolica”, promiscuità).

Imma Battaglia e Maria Laura

Imma Battaglia: Chi l’ha detto che cosa è maschio, che cosa è femmina, chi l’ha detto che cosa è omosessuale, che cosa è eterosessuale, chi l’ha detto che uno nella vita nasce in un modo e deve morire per forza nello stesso modo?

L’altra altra metà del cielo… continua

L’altra altra metà del cielo… continua (2011) approfondisce l’esplorazione della realtà lesbica nelle sue varie accezioni, perché ci sono tanti modi di essere donna o di sentirsi tale e naturalmente diversi modi di vivere la sessualità così come l’amore: sei interviste che aprono le porte a sei mondi tutti al femminile, da percorrere con nuovi occhi.

Benedetta Emmer e Maria Laura

Benedetta Emmer: Mi chiamo Benedetta Emmer, ho quarantacinque anni e tre anni fa è nata mia figlia che è la luce della vita mia. Penso che Laura voglia parlare con me di questa maternità e di come si sente una donna lesbica quando desidera fare un figlio, come può farlo, quali sono le sue opportunità e i suoi sentimenti nei confronti del bambino che nasce.

Alex Pandino: È una questione di identità, io quando mi guardo allo specchio non mi vedo, vedo un corpo che non si addice a quello che è dentro questo corpo.

L’altra altra metà del cielo. Donne

L’altra altra metà del cielo. Donne (2020) pone l’attenzione sull’essere donna per nascita o per scelta in modo da mettere in luce tutte le sfaccettature del femminile, anche quelle che si discostano dai suoi canoni ordinari, come l’essere donna ma non biologicamente o l’accentuazione della mascolinità. Le intervistate regalano perle della loro vita con disinvoltura, invitando lo spettatore a guardare la differenza come ricchezza e gioiosità dell’esistenza.

L’altra metà del cielo esorta a dare uno schiaffo alla paura e a valorizzarsi, sottolineando la preziosità di ogni essere umano. Non esistono pregiudizi, non esistono regole, né normalità presunte, esiste l’Amore in ogni sua forma.

Le protagoniste del terzo docu-film di Maria Laura Annibali

Ma cosa è “normale” o “naturale”?

Leggi tutto “Femminile sovversivo”

Maria Laura e Lidia “spose” in chiesa ad Assisi, il racconto

In occasione del quarto anniversario dell’unione civile con Lidia, Maria Laura ricorda il “matrimonio” religioso celebrato il 23 agosto 2017.

“Per grazia di Dio sono lesbica e sono sposata, anche davanti a Dio, con Lidia. Non è fantastico?”.

di Federico Boni
per Gay.it: https://www.gay.it/maria-laura-lidia-spose-chiesa-assisi-racconto

Maria Laura Annibali, 75enne Presidente dell’Associazione DI’GAY Project, e Lidia, 72 anni, si conoscono da 17 anni. A quattro anni dalla loro unione civile, Maria Laura e Lidia sono andate ad Assisi, in una delle tante cappelle dell’Eremo delle Carceri in cui san Francesco e i suoi seguaci si ritiravano per pregare e meditare, per ‘sposarsi’. A raccontarci quanto accaduto la stessa Maria Laura, che ha scritto un lungo e dettagliato resoconto di una giornata decisamente particolare. A celebrare l’unione delle due donne, un ex sacerdote.

“Ci devo riflettere un attimo”, così mi rispose l’amico Roberto Tavazzi quando gli chiesi di celebrare per me e Lidia il matrimonio religioso. Roberto è oggi un anziano signore che vive in Umbria da vent’anni dopo aver lasciato la Lombardia quando, presa consapevolezza di essere gay, ha smesso di fare il prete (cattolico, ovviamente) e, a 43 anni suonati, ha provato a imbastire una nuova vita. Non ho usato a caso l’espressione “smesso di fare”, perché sono tuttora convinta che, per un credente (di qualunque natura), un ministro di culto non è semplicemente un professionista del sacro, cioè non esercita solo un mestiere, ma è un tramite con Dio e quindi, per me, Roberto ha smesso di “fare” il prete, ma non ha smesso di “essere” prete”.

Maria Laura, fortemente cattolica, ne è fermamente convinta, anche perché ha “ancora vivido il ricordo di quello che ci hanno fatto imparare a memoria quando, da piccola, frequentavo il catechismo (ed ero pure molto brava, essendomi meritata alcuni premi del concorso “Veritas” nelle gare di dottrina cristiana degli anni ’50) e cioè che se uno diventa prete lo rimane per sempre. Non solo ma ricordo che ci hanno insegnato pure che, nella logica dei sacramenti cattolici, chi “celebra” il matrimonio non è il prete, bensì gli sposi, o meglio, nel caso mio, le spose, particolare quest’ultimo non certo trascurabile”.

Roberto, amico di una vita, non ha perso tempo nel dare una risposta alle due donne, condividendo con entrame le ragioni profonde di questa volontà. “Non doveva essere una cosa finta, una “imitazione”, ma una cosa vera, perché ci sono tutti gli elementi perché lo sia, anche se fuori dalle convenzioni sociali”, precisa Maria Laura, da sempre dichiaratamente credente.

Assisi, 23 agosto 2017. Maria Laura e Lidia “spose” anche religiosamente.

Ancora una volta ci siamo dichiarate l’una all’altra, Roberto il testimone a rendere visibile ai nostri occhi una realtà che, pur infinitamente più grande di noi, in quel momento ci ascoltava e ci abbracciava. Fu un momento di emozione intensa, indimenticabile. Sono consapevole che raccontare di matrimonio religioso omosessuale faccia storcere il naso, ma faccio notare che tale reazione è la medesima sia dentro le comunità religiose ufficiali che dentro la stessa comunità LGBT. Le ragioni sono ovviamente opposte. Le prime perché credono che Dio non possa benedire ciò che sarebbe contro natura, le seconde perché pensano che non abbiamo bisogno della benedizione di alcuno per vivere quello che siamo”.

Maria Laura è consapevole che troppo spesso “parlare di omosessuali “credenti” a molti” appaia “come una contraddizione in termini e, in effetti, lo è se si considera la “struttura” religiosa che, la storia lo insegna, è all’origine di tanta parte dei conflitti tra i popoli, così come lo è anche dei conflitti nella vita delle persone, generando ingiustificati sensi di colpa, che impediscono l’accettazione serena di sé”. “Io non voglio dare l’impressione di volere cercare un compromesso o una via mediana (non ci può essere compromesso con chi ci nega la vita!)”, sottolinea, “ma forse può aiutare il fatto di separare la fede dalla religione: io sono credente, lo ribadisco, ma non seguo una religione precisa; ovviamente, come la maggior parte degli italiani, sono di formazione cristiano-cattolica, ma ciò non mi ha impedito di credere che sono lesbica perché Dio vuole così e solo così posso essere felicemente me stessa; se poi è vero che è nell’amore soltanto che possiamo trovare Dio, allora per me questo ha il volto di Lidia e questo ho confermato con il matrimonio celebrato ad Assisi. Quello che al riguardo possono pensare le chiese o religioni ufficiali, variamente denominate, non mi scalfisce minimamente né mi interessa, se non nella misura in cui fa del male a tanti e tante o ostacola il raggiungimento dei pari diritti. Per grazia di Dio sono lesbica e sono sposata, anche davanti a Dio, con Lidia. Non è fantastico?”.

L’altra altra metà del cielo. Donne: continua il viaggio LGBT di Maria Laura Annibali

La documentarista e attivista romana parla del suo lavoro artistico e dell’impegno con l’Associazione “Di’Gay Project”.

di Elisabetta Colla
pubblicato in: http://www.noidonne.org/articoli/aoelaaltra-altra-met-del-cielo-donnea-continua-il-viaggio-lgbt-di-maria-laura-annibali-17317.php

Documentarista, scrittrice, autrice, sceneggiatrice, attrice e soprattutto attivista, Maria Laura Annibali coniuga da sempre la sua attività artistica con quella associazionistica: dal 2014, infatti, è divenuta Presidente dell’Associazione di Promozione Sociale, senza scopo di lucro, “Di’ Gay Project”, succedendo a Imma Battaglia, fondatrice dell’associazione stessa. Molteplici sono state le battaglie civili intraprese per la parità di genere, nell’esercizio delle sue funzioni di presidente del “Di’ Gay Project”. La più importante, fra le altre, è stata suggellata dalla manifestazione nazionale del 5 marzo 2016 “Ora dritti alla meta!” che ha contribuito al via libera definitivo della legge Cirinnà del 20 maggio 2016. Per via del suo ruolo istituzionale, Maria Laura è stata tra le prime firmatarie e praticanti della legge sulle unioni civili. Lei stessa si è unita civilmente con Lidia Merlo nel 2016 dopo una lunga storia d’amore (“ci siamo sposate per dare speranza alle persone della nostra età che si stanno ancora nascondendo – racconta Maria Laura -e combattiamo per una legge contro l’omofobia e l’adozione del figlio della partner nelle famiglie arcobaleno”).

L’attività di documentarista e saggista, realizzata da Maria Laura nell’ultimo decennio, rappresenta un vero e proprio viaggio attraverso il mondo lesbico ed LGBT: i primi due documentari “L’altra altra metà del cielo” e “L’altra altra metà del cielo…continua”, mediante testimonianze di donne omosessuali dichiarate, anche con ruoli pubblici, evidenziano la presenza positiva delle lesbiche nella società, la ricchezza e le possibilità di crescita contro le discriminazioni e gli stereotipi socioculturali sull’omosessualità per mostrarne l’infondatezza.

L’ultimo docu-film, già presentato con successo in molte città, “L’altra altra metà del cielo. Donne” si incentra sull’essere donna per nascita o per scelta, sul sentirsi donna e non esserlo da un punto di vista biologico, facendo parlare uomini divenuti donne e raccontando le loro storie. Diverse presentazioni del docu-film, previste in novembre alla Casa Internazionale delle Donne e al 7° Municipio sono state purtroppo annullate a causa della pandemia ma si auspica vengano riprogrammate appena possibile.

NOIDONNE ha rivolto alcune domande a Maria Laura Annibali sulle sue opere ed il suo impegno civile.

La tua biografia è molto versatile: hai lavorato in molti campi ma in particolare hai focalizzato l’attenzione negli ultimi anni su una produzione artistica a tema LGBT. Come nasce questa tua scelta e che tipo di artista ti consideri?
La mia produzione artistica, più che a tema LGBT, è essenzialmente o meglio quasi essenzialmente a tema lesbico, per ben 3 docufilm: “L’altra altra metà del cielo”, “L’altra altra metà del cielo…continua” e “L’altra altra metà del cielo- donne”, parlo o meglio faccio parlare donne lesbiche, con una piccola variante nell’ultimo, perché chi parla sono uomini diventate donne, e come tali amando altre donne, anche loro lesbiche. Io mi considero attualmente una artigiana che spera, dopo questo ultimo lavoro, di essere diventata una artista.

Hai già prodotto diversi saggi oltre ai documentari: puoi raccontarci la linea logica ed i temi portanti che li collegano?
Bisogna chiarire che dai documentari sono arrivati i saggi e non l’inverso, infatti questi saggi sono omaggi al lavoro documentaristico che io in ben 11 anni ho prodotto.

Che intendi quando parli dell'”altra altra” metà del cielo?
Per “L’altra altra metà del cielo” intendo in maniera molto semplice per me, non sempre per i fruitori dei miei lavori, donne (L’altra metà del cielo), che amano altre donne.

Qual è il messaggio che ti sta più a cuore portare avanti, specialmente come Presidente dell’associazione di promozione sociale, senza scopo di lucro, “Di’ Gay Project”?
Il messaggio che mi sta più a cuore portare avanti, come Presidente del DI’ GAY PROJECT è che tutte le nostre battaglie portino allo scopo finale che la società abbia talmente compreso e assimilato che le cosiddette diversità sono un valore aggiunto che non ci sia più la necessità dell’esistenza delle Associazioni per la nostra tutela. Sono anche preoccupata per la prospettiva che si apre nella lotta per i diritti e la liberazione sessuale in una società dove dovremo lottare per provvedere alle necessità primarie delle famiglie, visto quanto sta accadendo nel mondo, e ci potrebbe essere poco spazio per il proseguimento del cammino sui diritti civili e la liberazione sessuale. Già in situazione di “normalità” ci sono voluti ben 20 anni per un’incompleta legge sulle unioni civili perché ci dicevano che le priorità erano sempre altre. Ma in generale non sono pessimista e sogno di tornare a Piazza delle Cinque Lune a manifestare ancora sotto al Senato per la legge contro l’omotransfobia e la legge sulle adozioni. Credo che si debba ripartire così.

Secondo te quali battaglie è ancora possibile e doveroso portare avanti come movimento delle donne e/o come movimento LGBT?
In realtà ti ho già risposto. Spero di vederlo, questo periodo storico, ma anche se non ci fossi più, fino all’ultimo potrò dire di avercela messa tutta perché ciò avvenisse nel più breve tempo possibile.

L’altra altra metà del cielo. Donne

Recensione di Sarah Panatta

Nel terzo documentario di Maria Laura Annibali, essere donna è essere essenzialmente umana, libera, “altra”

Donne che amano le donne. Ma prima ancora che amano la libertà di amare, di essere e cambiare.

Recensione di Sarah Panatta per:
https://dartshoots.home.blog/2020/10/22/laltra-altra-meta-del-cielo-donne/

Guardare allo specchio e non vedersi. Vedersi negli altri e non trovarsi. Trovare l’amore e non capirsi. Essere “diverse”, essere  lesbiche, essere anticonformiste, essere semplicemente donne. E combattere per essere libere.
E libere in prima linea a combattere ognuna a suo modo, con i propri colori, stendardi, a mani nude o con una poesia in tasca, con un frustino o una fede matrimoniale, con una mascherina tricolore o una croce al petto. A combattere, non meramente “contro”, bensì verso, un fronte comune, umano, totale, di comprensione e armonia. Una guerra spirituale prima che materiale, per la collettività e per se stesse.

L’altra altra metà del cielo, 2019. Terzo documentario dell’attivista Maria Laura Annibali, presidente dal 2014 dell’Associazione Di’Gay Project, terzo capitolo di una profonda e sensibile riflessione, incursione calviniana, tanto ironica quanto bruciante, tanto lieve quanto imponente, nel mondo del femminino. Nel ventre cuore-mente-sacra dell’essere donna, al di là del sesso e di altre poco “tolleranti” e tollerabili etichette. Temprata da una vita di rivoluzioni interiori, di passioni nascoste, di esperienze ritardate ma anche da un desiderio di conoscenza e di mutuo aiuto che è finalmente esploso e l’ha portata negli ultimi venti anni ad uscire da una “bolla” cementata da abitudini familiari e da prigionie ideologiche. Che l’ha trasformata in una delle più travolgenti attiviste e autrici del panorama femminile e non solo lesbico. Maria Laura Annibali racconta con un candore e un umorismo disarmante e volutamente sbrigliato da qualsiasi stereotipo, storie di alterità.

Donne che amano le donne o che le hanno amate, donne dichiaratamente lesbiche ma non solo. Donne che hanno affrontato cammini devastanti di auto analisi, di outing precoci o tardivi, di malattie fisiche e di carceri mentali. Donne nate in fascismi reali e agiti e di fascismi latenti e ancora perseguiti. Donne ghettizzate, bullizzate, cacciate, schernite, obliterate. Donne che hanno ripreso in mano la propria vita e la gioia dolorosa di viverla come ogni proprio simile e pari in quanto umano. E che per farlo hanno dovuto affrontare e demolire, o almeno tentare, il muro di ignoranza, presunzione, maschilismo e bigottismo che avvolge e domina la civiltà “nostra”.

altra altra metà

Testimonianze illustri e testimonianze dalla vita quotidiana. Dalla commozione garibaldina di Edda Billi, lesbica, femminista, attivista, poeta e…. Nome leggendario del mondo LGBTQ ma anche dell’intellettualità militante italiana e internazionale. Alle parole calme, soppesate e densissime di Isabel, architetto ed ex transgender. Che narra piano nella sua torre di cristallo, il transito al sesso femminile, l’amore straziante per quella prima vera compagna che ha portato via con sé un pezzo della donna che oggi è Isabel. Donne che hanno il coraggio di ammettere e additare e contrastare ogni singolo giorno il peso dei dettami sociali e delle gabbie cosiddette civili che ancora nel 2020 dividono separano ammazzano gli umani, subordinandoli a categorie o come dice Edda “etichette” pericolose quanto inutili. Se non all’impero finanziario e politico che le ha letteralmente coltivate e trasformate nel nostro pane e nella nostra aria.

Voi che respirate convenzioni, per paura abitudine e convivenza, allora considerate se questa è una donna, che lotta per una vita dignitosa, per essere se stessa, per amare chiunque voglia.

Tra coppie clandestine, rocambolesche gite in slitta, matrimoni di fatto, giochi di maschere, scudi di lotta, abiti di scena e teatro dei ruoli, ricerca di divino e umana debolezza. Sogni, incertezze, fallimenti e conquiste, perdite e scoperte di donne nella più complessa e semplice accezione del termine. Dal camuffamento allo svelamento al tentativo quotidiano di libertà.

Il cammino stesso del documentario è un esempio di tenacia e di movimento civile per quella libertà. L’altra altra metà del cielo. Donne è infatti la terza tappa di una trilogia nata e vissuta grazie agli sforzi in prima persona della stessa Maria Laura Annibali e della comunità che l’ha sostenuta senza tregua per dare voce a chi viene negata o si auto censura. Un esempio inoltre di quel cinema indipendente e sociale che dovrebbe essere l’abc della nostra cultura.

Appuntamenti Archivi - Di'Gay Project - DGP

Presentato, in prima assoluta, il 26 novembre 2019 alla Casa Internazionale delle Donne di Roma e il 12 dicembre a Napoli nell’ambito della 12ma edizione di OMOvies Film Festival LGBT e in altre prestigiose sedi come l’Arena Farnesina lo scorso 19 ottobre in piena atmosfera di lockdown fisici e mentali, il documentario di Maria Laura Annibali è una segno/inno/canto di lotta che non vuole e non può fermarsi. E’ un documento sociale, che avrebbe il suo uditorio migliore non solo in festival e sale, ma in scuole, carceri, cliniche, ospedali, università, accademie, associazioni, istituti, qualsiasi luogo dove le menti vengano forgiate, educate, formate, aggiornate. Perché il più importante “aggiornamento” del sistema è la sua decostruzione e ricostruzione in un ambiente di libertà vera di espressione.

Scritto e diretto da Maria Laura Annibali

Regia tecnica Filippo Soldi

Italia 2019

L’altra altra metà del cielo. Donne – Libro + DVD

Recensione di Emanuela Dei

Pubblicato sul sito di informazione on line La città.eu

“Verso l’infinito e oltre” questo è il motto del robot futuristico Buzz Lightear in “Toy story”. Un modo avvincete per dire che i viaggi megagalattici non finiscono mai e che l’immaginazione di un bambino, insieme al suo giocattolo, può costruire infiniti mondi per reinventare la realtà. 

Ma nel lavoro di Maria Laura Annibali, che è un documentario, non c’è la parola “oltre” ma “altra”. Ne “L’altra altra metà del cielo. Donne”, infatti, l’intento della creatrice non è quello di fantasticare, trasgredire andare “oltre” la pura realtà ma solo quello di raccontare storie di vita fatte di carne e sangue. Nei primi due documentari la regista aveva raccolto testimonianze di donne lesbiche, qui il discorso continua inglobando “l’altra” metà dell’universo queer: il mondo transessuale.

Annibali sceglie come filo della narrazione l’orientamento sessuale dei suoi testimoni. Che siano lesbiche o trans non importa, il filo rosso è l’amore, l’attrazione, il sentimento verso le donne senza preoccuparsi di determinare o cadere in stereotipi sessisti.

Per meglio spiegare questa affermazione Annibali propone la testimonianza di Valentina, nata donna, attratta delle donne e che, poi, ha deciso di transitare verso il sesso maschile. Alex cambia identità ma non l’oggetto d’amore. Anche Isabel, nata uomo, transita verso il sesso femminile ma per questo non smette di essere attratta dalle donne. E lo stesso è per Helena Velena che persegue, in maniera spasmodica, la ricerca della gioia e felicità nella sua esistenza.

L’obiettivo di Annibali in questo documentario è quello di annullare differenze, preconcetti e di dedicarsi solo alla pura evidenza dei fatti: abbiamo a che fare con persone, esistenze, che narrano le loro vite. Ognuna di queste è portatrice di dolore, lotte, coraggio e ricerca.

La copertina del libro edito da Edizioni Croce

Il susseguirsi delle interviste è armonico e pacato: le domande dell’intervistatrice sono garbate e mettono a proprio agio i testimoni. Si capisce benissimo che dall’una e dall’altra parte c’è stima e rispetto. Nessuno scoop o domande trabocchetto, Annibali predilige un racconto basato sulla gentilezza, la fiducia e il passare del tempo che permettere ad ogni ospite di svelare la sua essenza. 

Troviamo la testimonianza di Anna, ad esempio, poeta, che ci rivela quanto la società abbia condizionato e mal giudicato la sua diversità. È lei stessa a spiegarci il percorso per l’ accettazione della propria condizione in un paese intriso di modelli catto-patriarcale che non prevedevano alternative al dover essere madre, moglie o figlia.

C’è Edda Billi, poi, che durante il ‘69, insieme alle sue amiche dissidenti romane, ha trovato il coraggio di combattere, riscrivere e rivendicare i propri diritti. Il femminismo, racconta Billi, ha avuto la capacità raccogliere e mettere in rete migliaia di “streghe” destinate, individualmente al silenzio.

Nel racconto di Paola e Stella, invece, insieme da trentatré anni, viene affrontato il tema dell’amore maturo che ha abbandonato il cliché romantico del tormento e della dannazione. Loro sono una coppia stabile ed insieme hanno affrontato, e vinto, la malattia e la paura della perdita.

Al documentario ora in DVD, distribuito da Edizioni Croce, è stato abbinato un libro-compendio dove Antonella Montano, Sandra Mazza, Anna Paolucci e Antonella Succi propongono interessanti saggi sulle esperienze di vita registrate.

Sulla medesima testata anche una video-recensione di Emanuela Dei

Del libro di Maria Laura si parla a partire dal minuto 8.02

Con Melissa Ianniello su The Guardian

Melissa Ianniello, con il progetto fotografico Wish it Was a Coming Out, ha avuto l’attenzione del The Guardian che ha pubblicato una selezione di foto con relative didascalie.

Tra le foto selezionate anche l’ormai nota foto di Maria Laura e Lidia

La foto pubblicata di Maria Laura e Lidia con la didascalia.

Al reportage de The Guardian ha fatto eco il quotidiano La Repubblica nelle pagine della cronaca locale di Bologna (città dove vive Melissa) con un ampio servizio di Caterina Giusberti sulla fotografa e i suoi progetti, pubblicato nell’edizione in edicola il 26 agosto 2020.

Per leggere la pagina scarica il pdf qui.

Il canto dai balconi

Articolo di Maria Laura sull’esperienza della quarantena.

Roma Talenti: “Il canto dai balconi” ha sconfitto la solitudine e gli stereotipi per una convivenza civile

Roma Talenti: “Il canto dai balconi” ha sconfitto la solitudine e gli stereotipi per una convivenza civile
Terminata la quarantena, ma l’amicizia continua

L’articolo pubblicato sul sito: fai.informazione.it

Considerata la mia età, 75 anni, e alcune problematiche di salute che mi rendono un soggetto a rischio, Ho passato l’intera quarantena e anche più in casa. Non potendo uscire, non potevamo vedere gli amici e mia moglie Lidia non poteva vedere sua figlia. È stato un periodo molto triste anche per la mia battaglia politica, essendo la presidente dell’associazione romana “Di’Gay project”, che si occupa dei diritti delle persone LGBT.

 Giugno è il mese del Pride e quest’anno non si è potuto svolgere! Inoltre la mia associazione, che nel suo piccolo organizza tanti eventi culturali, lezioni di yoga e di teatro gratuiti, si è fermata del tutto. Anche il mio docu-film L’altra altra metà del cielo. Donne, che racconta la realtà delle relazioni tra lesbiche,  non è stato possibile proiettarlo in nessun festival (sono riuscita a presentarlo alla Casa internazionale delle donne di Roma e al Festival del cinema LGBT di Napoli.

In ogni modo, nonostante tutto, abbiamo creato una situazione incredibile nel nostro condominio e in tutti quelli attorno nel quartiere Talenti di Roma dove abito. Abbiamo preso la questione “canto dai balconi “ seriamente e ogni pomeriggio, per tutta la quarantena, ci siamo trovati fuori dai terrazzi a cantare.

All’inizio della quarantena, partì l’iniziativa delle cantate e delle suonate dai balconi, i media la definirono flash mob, in quanto movimento spontaneo, convocato tramite i social in modo improvvisato a cui, soprattutto per i primi appuntamenti alle ore 18, furono dati significati diversi che andavano dal farsi coraggio reciprocamente all’esprimere solidarietà e vicinanza a chi veniva colpito dal virus o, ancora, a dimostrare apprezzamento e riconoscenza a chi si prodigava per gli altri nel far fronte all’emergenza sanitaria.

Però se si fosse trattato di un flash mob vero e proprio, avrebbe dovuto avere la caratteristica, non solo dell’improvvisazione sul nascere, ma anche quella della rapidità nello scomparire: la durata di un “flash” appunto. Nel nostro caso è nato come un flash mob, poi è evoluto diventando un appuntamento fisso che, pur mantenendo le motivazioni di partenza, sostegno e incoraggiamento nella solitudine dell’isolamento, partecipazione e affetto verso chi viveva quotidianamente faccia a faccia con una malattia tanto cattiva quanto subdola, in realtà si configurava come un esperimento di una nuova socialità.

A mia moglie Lidia e me, si è unito Mario, musicista (dell’appartamento sopra al mio) con la chitarra e l’impianto di amplificazione, la professoressa Sabrina con il violino, poi Marcella e Giuseppe, amici della mia associazione, di un palazzo di fronte, separati da una zona di verde, con loro un’infermiera Covid e Sara, che mi ha espresso la sua riconoscenza con parole toccanti.

C’era anche Anna (del piano sotto), Maria, del palazzo accanto, Franco e Viola, vicini di pianerottolo, Pia, Elisa di Torino, Doriana, avvocata, ecologista e attivista del III Municipio romano, Laura, con i suoi cagnolini che partecipavano al canto abbaiando, Palmira e Alessandro, che in occasione del compleanno di Lidia, ci hanno calato spumante e dolcetti dal balcone con una fune. Insieme a noi canterini c’era infine chi semplicemente si affacciava per ascoltare ed applaudire.

I nostri appuntamenti quotidiani hanno fatto crescere la nostra realtà di vicinato, l’amicizia che è sorta tra le nostre famiglie, comprendendo con questo termine tutte le tipologie sociali di convivenze: da quelle cosiddette “regolari”, a quelle di vedove, vedovi, single, a quella mia di famiglia lesbica, riconosciuta tale soltanto dal 2016, con la celebrazione dell’unione civile, ma di cui tutti sono a conoscenza e che tutti avevano accettato ancor prima che la legge delle unioni civili fosse approvata. Una “vicinanza”, quindi, che va oltre le differenze di credo religioso (ci sono cattolici, cristiani ortodossi, atei, agnostici, oppure io, che mi definisco “cristiana con ascendenza buddista”) o di simpatie politiche accomunate però dalla difesa dei principi di libertà e di democrazia, anche se non ci è mancata qualche contestazione al nostro riproporre “Bella ciao” come “sigla” delle nostre performances canore.

La prova che il flash mob dei canti dai balconi ha generato qualcosa di nuovo, che continua anche dopo la quarantena, sta nel fatto che le persone che hanno condiviso con me questa esperienza, hanno deciso di lasciare i balconi e di scendere per ritrovarsi negli spazi di socialità del quartiere, più motivati di prima, per condividere amicizia, solidarietà nell’accettazione delle differenze. Chissà, magari anche da questo punto di vista potremmo dire che “niente è più come prima”.

Non più tanti “flash” che illuminano per un attimo e poi scompaiono, ma un unico raggio di luce che rende più chiare le nostre esistenze personali e che, inevitabilmente, diventa un riferimento, un faro luminoso per tutto il vicinato.


Maria Laura Annibali

I racconti di Maria Laura

Il primo articolo giornalistico a firma di Maria Laura Annibali

Pubblicato sulla testata giornalistica online Power & Gender

Storia di amplificatori e chitarre elettriche

Roma 24 giugno 2020 – Il periodo che ci siamo lasciate alle spalle ha impedito in molti casi gli incontri ma ha favorito in altri casi la riflessione, i ricordi, la scrittura. È ciò che Maria Laura Annibali ci ha inviato, il racconto di un fatto poco conosciuto, legato alle chitarre. Ahh… se Jimy Hendrix sapesse! È stato uno dei maggiori inventori italiani Cesare Di Giuliomaria; vissuto nella prima metà del ‘900, attualmente un perfetto sconosciuto per molti, in realtà è stato un genio creativo nonché maestro orafo ed inventore.

«I più grandi musicisti, cantanti e chitarristi del nostro tempo, del calibro di Santana, B.B. King, Jimy Hendrix e altri ancora, hanno usato a dismisura con il proprio talento una delle sue invenzioni dimenticate: l’amplificatore elettrico per strumenti a corda, assegnata con tanto di documento ufficiale da parte del Ministero della Economia Nazionale in data 21 settembre 1931.

Di Giuliomaria fra l’altro, inventò anche la famosissima chitarra elettrica, infatti da bozze ritrovate nei suoi archivi si evince in maniera lampante che i primi passi almeno di tale invenzione furono di suo pugno e ingegno. E invece tale invenzione è stata assegnata ad un noto uomo d’affari americano.

Ma come sono andate le cose?

Cesare Di Giuliomaria nato a Roma, dove ha vissuto per molti anni era conosciuto come stimato orafo creatore di meravigliosi gioielli ambiti dalle migliori nobildonne della capitale, quindi godeva di uno status sociale da medio alto borghese, ma esprimeva il suo talento artistico e creativo anche come abile chitarrista, tantoché si esibì in vari concerti a teatro Argentina e al teatro Costanzo.

Aveva però un grande sogno: quello di aprire dei negozi di gioielleria negli Stati Uniti e precisamente a New York dove precedentemente emigrarono alcuni suoi cugini, ma come quasi ogni genio creativo, mancava del piglio affaristico e materiale necessario e veniva invece spesso sospinto dalla pulsione dei sentimenti.

L’ambizione di trasferirsi negli USA era anche determinata dal fatto che egli voleva vendere il brevetto della chitarra elettrica a qualche magnate americano che ne potesse dar così un frutto concreto e definitivo anche per poter finalmente vivere una vita che per lui potesse essere ancor più gloriosa e rispettabile di quanto già lo fosse.

Sia pur già sposato e con tre figli a carico, una volta capitata la prima occasione utile, in quanto ingaggiato dall’allora notissima cantante brasiliana Carmen Miranda che lo volle con sé in una tournée negli Stati Uniti come primo chitarrista, s’imbarcò alla ricerca della fortuna tanto bramata.

Prima di partire, pur di assicurarsi il benessere dei propri figli comunque già abbastanza grandi, si premunì di farli sposare e di dar loro un futuro assicurato lasciandogli in eredità anche i negozi di gioielleria che aveva aperto a Roma.

Partì così per l’America in tournée con la Miranda, portando con sé tutti i gioielli e l’oro di sua proprietà che aveva accumulato negli anni di lavoro nei suoi negozi.

Negli Stati Uniti, non si sa bene in quale città esattamente, conobbe una donna di cui si innamorò perdutamente e dalla quale ebbe un figlio da egli legalmente riconosciuto.

Ma nel tour delle Americhe dietro alla famosa cantante brasiliana, contrasse – sembra proprio in Brasile – una malattia tropicale: la malaria.

Quindi sia pur unito ad una donna tanto amata e ad un figlio adorato, ormai stanco e stremato dalla malattia che gli corrose anche il fegato portandolo ad avere l’epatite virale, Di Giuliomaria si fece letteralmente depredare dei preziosi gioielli e dell’oro che aveva portato con sé senza per altro riuscire a realizzare il sogno di aprire le gioiellerie a New York.

Nel frattempo, passarono dieci lunghi anni in terra straniera, quando scoppiò la seconda guerra mondiale e il geniale inventore creativo, professandosi italiano con volontà di rientrare in patria, riuscì in qualche modo ad avere il nulla osta degli Stati Uniti per rientrare nella sua terra natìa.

Sembra che al momento di doversi imbarcare, il geniale inventore, non possedesse nemmeno un centesimo e sia pur chiedendo aiuto ai cugini di New York, non riuscì ad ottenere la somma necessaria per pagarsi il viaggio. A quel punto, si suppone che sopravvenne lo scippo del brevetto della chitarra elettrica da parte dell’affarista americano, il quale con ogni probabilità pagò a Di Giuliomaria pochi dollari per poterne entrare in possesso. Soldi che al genio italiano occorrevano per imbarcarsi sulla nave.

Tornato in Italia, visti i suoi trascorsi negli Stati Uniti, la moglie non volle più saperne di lui e decise di disconoscerlo completamente a vita, disdegnandolo anche dopo la morte.

Così, impoverito, stanco, malato ed affamato, trovò rifugio presso casa di uno dei suoi figli che lo accolse con molte remore e non senza fargli pesare la condizione.

Sia probabilmente a causa della malattia che per le privazioni che dovette subire e i talenti del suo genio mai riconosciuti, il dimenticato inventore italiano divenne estremamente egocentrico ed egoista e tacciato come un mezzo farabutto nonché allontanato da amici e conoscenti.

Visse così negli ultimi anni della sua esistenza da narciso egocentrico e come tale morì nel 1944 a causa della epatite virale e pare anche per causa di una indigestione poiché acquistò una scatola di contrabbando piena di cibo e prelibatezze e la ingurgitò tutta da solo chiuso nella propria camera da letto.

Al di là del personaggio che traspare dai racconti degli odierni posteri, di Cesare Di Giuliomaria, non si può non tener conto di tutte le implicazioni emozionali e pratiche dell’epoca in cui era vissuto, nonché delle carenze affettive, famigliari e alimentari che egli dovette patire specie quando visse negli Stati Uniti gli ultimi tempi.

Non si può nemmeno però dimenticare la frustrazione e il profondo dolore coscienziale, psicologico ed emotivo che il geniale inventore portò dento di sé per tutta la vita a causa di invenzioni avanguardistiche e superiori alla norma del suo tempo che non gli furono mai riconosciute né economicamente e né socialmente. Tanto è vero che il suo brevetto di chitarra elettrica pare si stato estorto proprio dall’affarista americano – probabilmente lo stesso personaggio al quale fu attribuita l’invenzione – per una manciata di spiccioli che gli occorrevano per tornare in Italia con la nave.

Diviene ovvio il comportamento della persona che subisce dei traumi di questo tipo e la quale cerca di esorcizzarli attraverso una specie strano di amor proprio molto malsano.

Morì così, dimenticato e a tratti disdegnato da tutti, un genio eccezionale del ‘900 italiano al quale non solo non vennero attribuiti tutti i meriti dovuti, ma vennero anche scippate le ricchezze da persone senza scrupoli e al quale venne strappata di mano per una misera mancia, l’invenzione musicale del secolo. Restando attribuita solo l’invenzione dell’amplificatore elettrico di cui però non vi è traccia negli annali di internet odierno.»

A cura di
Maria Laura Annibali
con la partecipazione di
Carla Liberatore

LGBTQI al tempo della pandemia

Maria Laura intervistata da Altrestorie.it

Altrestorie ha deciso di raccontare come sta vivendo la pandemia di coronavirus la nostra comunità Lgbtqi. Tanti volti, esperienze e riflessioni di attiviste/i, persone impegnate nel sociale, in politica, nelle lotte, nel web, artiste/i, e di tutta la splendida e variegata moltitudine che con le sue diversità da sempre anima la nostra comunità.

Annibali, temo che le nostre lotte non saranno più priorità

By AltreStorie |

Per la presidente di Di’GayProject superare la cirsi economica richiederà uno sforzo unitario ed eccezionale, e ottenere leggi e diritti sarà più difficile

Abbiamo ascoltato Maria Laura Annibali, presidente dell’associazione romana Di’Gay Project che, dall’alto dei suoi 76 anni, non si lascia fermare neppure dalla panedemia e continua a guardare con speranza e progettualità al futuro.

Che impatto ha avuto l’emergenza coronavirus sulla vita e le attività associative di DìGayProject? Come state reagendo?

Purtroppo abbiamo sospeso tutti gli eventi che erano in programma. Un grande peccato, perchè erano multiformi, variegati e avevano già avuto successo nelle precedenti edizioni. Stiamo reagendo nella maniera migliore possibile, lavorando da casa, per la realizzazione dei prossimi progetti, di cui saremo protagonisti insieme ad altre associazioni in campo europeo.

Maria Laura Annibali, romana, pensionata, classe 1944. “Solo” nel 2000 decide di fare coming out accrescendo progressivamente il suo impegno e la sua visibilità fino a divenire presidente dell’associazione Di’Gay Project nel 2014.
Artista, e filmmaker è nota soprattutto per i documentari sul mondo lesbico e femminista “L’altra altra metà del cielo” (2009) che ha partecipato a diversi festival a tematica, come pure “L’altra altra metà del cielo… continua” (2012) e il recentissimo “L’altra altra metà del cielo. Donne” (2019).

Come stai vivendo questo periodo di quarantena? Come sono cambiati il tuo lavoro, le tue abitudini, le tue relazioni?
Maria Laura Annibali (a sinistra) e la moglie Lidia Merlo ad una manifestazione

Personalmente con soddisfazione. Sono riuscita a creare un gruppo di canterini e non ci siamo fermati ai sette giorni di canzoni sul terrazzo di casa, come consigliati dalla Sindaca di Roma. Li abbia anzi intensificati a due incontri al giorno. Il nostro gruppo musicale è composto da un cantautore in pensione con attrezzature sonore, persone di condomini diversi, di età diverse, di nazionalità diverse, di religioni diverse e di generi diversi. La maggior parte sono etero ma l’intero complesso è capeggiato da due ultra settantenni, anche loro in pensione, dichiaratamente lesbiche, una addirittura presidente di una associazione Lgbtqi, documentarista, scrittrice… Ma non sono il tipo di persona che può limitarsi solo a cantare. Ho preso accordi con due diversi editori per pubblicare due libri diversi e ho collaborato a un articolo su Roma Sera. Assieme a un “nostro” regista sto collaborando a una sceneggiatura, ho scritto interamente un altro articolo. Ma non voglio dimentire il progetto che ho più a cuore: con Anna Paolucci, stiamo scrivendo il romanzo della mia vita!

Il virus e le misure per contrastarlo hanno avuto un impatto enorme sulla socialità e anche sugli spazi di aggregazione lgbtqi, come associazioni, serate, locali, eventi culturali. Come ripartire, come saranno i prossimi mesi?

Sinceramente sogno di tornare a Piazza delle Cinque Lune a manifestare ancora sotto al Senato per la legge contro l’omotransfobia e la legge sulle adozioni. Credo che si debba ripartire così.

Dopo quel che sta succedendo in Italia e nel mondo come ti immagini il futuro a livello politico, sociale ed economico? Quali conseguenze, rischi, ma anche nuove sfide o possibilità?
Maria Laura Annibali alla Casa Internazionale delle Donne, Roma

C’è chi dice che nulla sarà come prima. Trovo questa affermazione troppo estrema. Certo, questa esperienza per noi “grandi” è stata stravolgente. Non avrei mai pensato di poter resistere tutto il tempo già trascorso e inevitabilmente quello che dovrà ancora trascorrere nelle 4 mura di casa. Io, che neanche i terremoti mi trovavano nella mia “tana”, mi sto rassegnando e debbo dire senza sconforto. Per sopravvivere penso che l’Italia e l’Europa debbano fare un vero salto di qualità. Questo “mostro” in qualche modo ha unito tutto il Mondo nella sofferenza, con la catastrofica conseguenza di posti di lavoro perduti, come i risparmi di tanti piccoli, onesti cittadini. Con l’aiuto di governi illuminati i giovani dovranno rimboccarsi  veramente le maniche, i pantaloni e qualunque altro indumento, per poter far risorgere l’economia disastrata. Questa è la vera sfida dei prossimi anni, con la personale convinzione che insieme ce la possono fare.

Infine qual è oggi secondo te la prospettiva che si apre nella lotta per i diritti e la liberazione sessuale?

Di questo sono molto preoccupata. In una società dove dovremo lottare per provvedere alle necessità primarie delle famiglie, ci potrebbe essere poco spazio per il proseguimento del cammino sui diritti civili e la liberazione sessuale. Normalmente non sono una pessimista, ma vedo difficile che i nostri governanti, che dovranno inventarsi la “qualunque” per impedire straordinari movimenti di piazza, per il diritto al lavoro e alla casa, possano avere la voglia e il coraggio di interessarsi a risoluzioni di giustizia umana e sociale. Già in situazione di “normalità” ci sono voluti ben 20 anni per un’incompleta legge sulle unioni civili perché ci dicevano che le priorità erano sempre altre. Temo che non potendo andare avanti, si rischi, in un Mondo impoverito e bisognoso di pane e companatico, che qualche infame governante possa addirittura indire dei referendum per abrogare il frutto di una lotta lunga e sofferta.

In quarantena

Maria Laura Annibali: Per combattere la solitudine di questo periodo, appuntamento fuori ai balconi

su SenzaLinea.it – 26 aprile 2020

Maria Laura Annibali, presidente dell’Associazione DI’GAY PROJECT, autrice di tre docu-film – L’altra altra metà del cielo, L’altra altra metà del cielo…continua e L’altra altra metà del cielo. Donne – curatrice dei relativi saggi dagli stessi titoli, attivista ventennale del movimento Femminista e LGBTQ, iscritta a WikiPoesia, tra tante altre cose.

Maria Laura Annibali

Da quando siamo in quarantena, insieme a condòmini, vicini di casa amici, ma anche sconosciuti, ci ritroviamo, sui balconi due volte al giorno: una alle ore 12:00, per fare quattro chiacchiere, e una alle 17,30 per cantare motivi vari, tra cui delle mini cover inventate da mia moglie e dalla sottoscritta. La cosa particolare è che possiamo contare sull’accompagnamento musicale, nonché su microfono e casse acustiche, messi a disposizione dall’amico condòmino del piano di sopra, che suona e canta da professionista in pensione. Il risultato è che riusciamo a coinvolgere persone anche di altri palazzi, annullando le distanze, in alcuni casi, anche significative.

In verità questa nostra esperienza, che da flash-mob occasionale è diventata un appuntamento quotidiano, si inserisce nel contesto di un’altra particolarità, nata già da qualche tempo, della nostra realtà di vicinato, e cioè l’amicizia che è sorta tra le nostre famiglie, comprendendo con questo termine tutte le tipologie sociali di convivenze: da quelle cosiddette “regolari”, a quelle di vedove, vedovi, single, a quella mia di famiglia lesbica, riconosciuta tale soltanto dal 2016, con la celebrazione dell’unione civile, ma di cui tutti sono a conoscenza e che tutti avevano accettato ancor prima che la legge delle unioni civili fosse approvata.

Questa forma di “normalità” di rapporti umani l’abbiamo allargata anche a persone vicine per spazi, ma in realtà sconosciute, pensando che, in questo periodo tremendo, essa possa aiutare a fronteggiare una latente – ma neanche troppo – paura del domani.

Appuntamento sui balconi

Insomma, con la scusa del canto scaramantico, sto cercando di riportare all’attuale tempo del coronavirus, l’atmosfera di tempi lontani, quella che io ho vissuto, nel quartiere S. Eustachio, in cui sono nata 75 anni fa, dove ci scambiavamo il sale e l’olio e ci conoscevamo tutti.

Il passatempo sereno e leggero, non ci fa dimenticare la solidarietà verso i medici, paramedici, farmacisti, ecc…. e i parenti delle tante vittime, così che, spesso, per ringraziarli, prima delle divertenti esibizioni, ci raccogliamo in qualche minuto di silenzio.

Tutto ciò, cioè la nostra esperienza di quarantena viciniale, unita anche alla mia particolare esperienza di vita (come si evince dal mio sito web personale o usando i motori di ricerca), penso possa lanciare un messaggio positivo, improntato alla solidarietà, all’apertura verso gli altri e alla reciproca accettazione.

Per vincere la pandemia, facendoci contagiare dalla solidarietà.

Fattitaliani.it intervista Maria Laura

di Caterina Guttadauro La Brasca. 

Maria Laura Annibali nasce a Roma nel 1944. Laureata in Scienze Politiche all’Università “La Sapienza” di Roma, entra nel mondo del lavoro negli anni Settanta con un incarico al Ministero delle Finanze; l’evolversi della sua carriera la porta a diventare funzionaria direttiva, ruolo che ricoprirà sino alla pensione.

L’intervista di Fattitaliani.

Il suo passato, ormai lontano, è stato per lei molto ferente. Tutto ciò che era bellezza ed Arte l’affascinava, quindi scavare, ritrovare, restaurare, ci accenna di questa sua vena conservatrice?  Sono molto amante della storia e fin da piccola mi facevo comperare, ben 2 riviste concentrate solo su fatti storici, mi ricordo che si chiamavano una Historia e l’altra Storia illustrata. Ovviamente sono sempre stata prima in questa materia in tutte le scuole. Questa passione non poteva non portarmi a iscrivermi ad un importante gruppo archeologico a cui ho partecipato e addirittura sono stata vicina nella buca alla compagna, che invece di trovare piccoli referti, trovò il pettorale di un’evidente importante donna di rara, finissima fattura, con bellissime pietre dure.

Per molti la pensione è la fine di ogni attività, per altri come lei e chi le parla è, invece, l’inizio di una vita mai esplosa. Com’è andata?  Sono andata in pensione a 55 anni e riconosco che da allora mi sento assolutamente realizzata e felice di questi intrepidi e meravigliosi ultimi 20 anni. Tutto quello che avrei voluto fare da giovane, cioè, cinema, teatro, politica, sono riuscita a farlo.

Lei ha vissuto per anni con un dualismo inaffrontabile a quei tempi soffrendone per ben 23 anni. Quanta forza e coraggio c’è voluto e dove ha attinto entrambi?  Sono credente, mi dichiaro Cristiana con ascendenza Buddista, frequentando e studiando i libri del Cerchio Firenze 77 (scuola spirituale e esoterica). Convinta quindi che quello che sono non poteva essere che così, perché era il mio Karma.

L’Amore ha tante facce?  Ne sono convintissima, io che ho amato un uomo e che ora amo da 18 anni mia moglie Lidia.

Leggi tuttoFattitaliani.it intervista Maria Laura”