Buonaseraroma ha raccontato l’Unione Civile di Maria Laura e Lidia, pubblicando alcune foto per ricordare il lieto evento.
Servizio di Adriano Di Benedetto.
“Tra i tanti amici accorsi, tantissime figure del movimento lgbti come Imma Battaglia, il senatore dem Sergio Lo Giudice, il presidente di Arcigay Flavio Romani, il presidente del Mieli Mario Colamarino, la presidente di Agedo Roma Roberta Mesiti, la presidente di Famiglie Arcobaleno Marilena Grassadonia, il presidente di Anddos-Gaynet Roma Rosario Coco.”
La notizia sui principali siti di informazione LGBT italiani
Pride Onlineha raccontato l’Unione Civile di Maria Laura e Lidia.
“Sono da poco passate le 12.30. Alle pendici del Celio in Roma si sono unite civilmente la 72enne Maria Laura Annibali e la 69enne Lidia Merlo. Ad accoglierne la dichiarazione nella suggestiva cornice dell’ex complesso benedettino di S. Maria in Tempulo la senatrice dem Monica Cirinnà, che ama definirsi la “madre della legge sulle unioni civili”.”
Lidia scrisse “Laura, ti amo appassionatamente” sul muro di fronte casa della sua amata, conquistandola per sempre. Oggi la loro unione civile!
Questa mattina si sono unite civilmente nella chiesa sconsacrata di Santa Maria in Tempulo, vicino le terme di Caracalla, Maria Laura Annibali, 72 anni e presidentessa dell’associazione Di’Gay Project, e Lidia Merlo, 69 anni.
Unioni civili a Roma. Foto di Aurelio Mancuso
Unioni civili a Roma.
Entrambe indossano uno smoking bianco: avevamo raccontato la scelta dell’abito (LEGGI >), avvenuta in un atelier di Pavona, A sancire l’unione colei che ha dato anima e corpo per questa legge, la pasionaria dei diritti LGBT Monica Cirinnà.
Monica Cirinnà.
“Quindici anni fa, quando iniziammo a frequentarci, lei era stata categorica: usciva da una storia lunga e complicata e non voleva più saperne, la nostra poteva essere solo un’amicizia“, rivela Lidia. “Poi ho comprato una bomboletta spray e sono andata sotto casa sua. Erano le tre di notte e mi tremavano le mani. Pensavo: ‘Se qualcuno mi vede e chiama la polizia?’. Non so dove ho trovato il coraggio”. Lidia scrisse “Laura, ti amo appassionatamente” sul muro di fronte casa della sua amata, conquistandola per sempre.
Maria Laura e Lidia: “A settant’anni ci diaciamo SÌ”
Sabina Caligiani su Female World ha parlato dell’unione civile di Maria Laura e Lidia, celebrata il 23 novembre scorso a Roma.
Maria Laura e Lidia, insieme, elegantissime nel loro smoking bianco, splendenti di una giovinezza senza tempo nonostante gli incombenti settanta anni, hanno raggiunto la chiesa sconsacrata S. Maria in Tempulo, alle Terme di Caracalla, in una mercedes nera sulla quale balzava in grande evidenza un nastro con i colori dell’arcobaleno. Ad accoglierle con un applauso davvero affettuoso, tanta gente festosa e commossa, i parenti e i numerosissimi amici, molti dei quali compagni di tante lotte in difesa dei diritti degli omosessuali, gli attivisti lgbt: da Imma Battaglia, leader del movimento, a Roberta Mesiti, presidente di Agedo Roma (Associazione genitori degli omosessuali), ma le più emozionate erano loro che, tenendosi per mano, hanno salutato e ringraziato tutti, forse ancora incredule, dopo tante battaglie affrontate, di avercela fatta, di aver raggiunto il sospirato momento del si.
Ed è stato lunghissimo siiiiiiiiiiiiiiiiiiii risuonato nella chiesa come un eco quello pronunciato da Maria Laura presidente del “Digay projet” cui è seguito quello di Lidia, secco e forte, sigillo di tutta una vita, atteso e maturato in quindici anni di amore.
UNIONI CIVILI: MONICA CIRINNÀ CELEBRA L’AMORE DI MARIA LAURA E LIDIA
Monica Cirinnà ha letto gli articoli della legge sulle unioni civili davanti ad un pubblico attento e partecipe ed ha chiesto scusa anche per conto dei suoi colleghi parlamentari per aver fatto attendere più di trent’anni … Inoltre, poiché il fondamento di questa legge è nei valori della libertà, della dignità e della laicità della persona, ha affermato che andrà avanti nell’impegno dell’equiparazione al matrimonio e alla stepchild adoption.
UNIONI CIVILI: QUANDO L’AMORE DIVENTA POESIA DI UNA VITA
Maria Laura, l’estroversa, l’artista, ha dedicato poi la cerimonia ai suoi familiari scomparsi e a coloro che avrebbero voluto, ma non sono arrivati a questa possibilità, poi ha recitato due poesie come omaggio d’amore a Lidia , che in modo conciso ed essenziale, ha contraccambiato con un: “per sempre…” suscitando altri momenti di commozione tra i presenti.
“La mia vita è poesia” aveva affermato Maria Laura in una intervista fattale per Female World qualche tempo fa, quando ancora la legge sulle unioni civili non era ancora in vigore e quando le era stato chiesto se considerasse corretto il termine matrimonio tra persone dello stesso sesso aveva risposto: “Amo usare il termine ‘omoaffettività’. Non l’ho inventato io, ma mi sarebbe piaciuto. La definizione omosessualità mette al primo posto la sessualità. Se però si mette in evidenza l’affettività quale differenza può esserci tra il matrimonio eteroaffettivo e quello omoaffettivo?”.
Sulla Cronaca di Roma il reportage (con foto e video) dell’unione civile di Maria Laura e Lidia
Le nubende più grandi d’Italia, Maria Laura Annibali e Lidia Merlo, si sono unite civilmente mercoledì nella chiesa sconsacrata di Santa Maria in Tempulo alle Terme di Caracalla. A celebrare la cerimonia, la senatrice Monica Cirinnà.
Il «sì» della sposa col cilindro risuona lunghissimo nella chiesa sconsacrata di Santa Maria in Tempulo. Al monosillabo dal suono gutturale fa eco la risposta compassata, ma decisa, della compagna. Scatta l’applauso. Hanno aspettato tre lustri Maria Laura Annibali, 72 anni, e Lidia Merlo, 69, perché arrivasse questo giorno.
Ieri mattina, lo scambio delle fedi davanti alla senatrice Monica Cirinnà. Manca più di un’ora alla cerimonia quando la coppia, in smoking bianco e stola di pelliccia (ecologica), imbocca via di Valle delle Camene, dietro Caracalla. Siedono, le «nubende più grandi d’Italia», sul retro di una berlina scura infiocchettata con un nastro arcobaleno. Si tengono la mano e contano i minuti, gli ultimi che le separano dalla celebrazione. «Se stanotte abbiamo dormito? Io ho dovuto prendere la valeriana», racconta Maria Laura, presidente dell’associazione «Di’ gay project». A Lidia il rilassante naturale non è bastato: «Io qualche goccia di ansiolitico…», confessa.
A raccontare l’emozione non sono solo le occhiaie coperte da un velo di fondotinta e il viso tirato: le due, di solito molto loquaci, tra una parola e l’altra trattengono il respiro. Cosa si sono dette la sera prima del gran giorno? «Che alla fine, dopo tante battaglie, ce l’abbiamo fatta e adesso niente ha più importanza». La folla di parenti, amici e attivisti per i diritti della comunità omosessuale le accoglie con un lungo applauso davanti all’ex chiesa alle pendici del Celio: chi regala un mazzo di fiori, chi un abbraccio. Dentro la sala è piena, molti ascoltano in piedi gli articoli della nuova legge sulle unioni civili approvata dal Parlamento lo scorso 11 maggio. Cirinnà, che è stata la prima firmataria, ne ricorda i pilastri: libertà, dignità e laicità. «Valori che — sottolinea — ritrovo nel legame tra Maria Laura e Lidia. Stamattina (ieri, ndr) prima di venire qui un collega senatore mi ha detto: “Ah, vai a costituire…”, ma io ci ho tenuto a precisare che no, questa è una celebrazione a tutti gli effetti». La parlamentare si è scusata «perché vi abbiamo fatto aspettare trent’anni», ammettendo che manca ancora l’ultimo tassello: «L’equiparazione al matrimonio e la stepchild adoption».
Nel finale, a riprendersi la scena sono loro, le neo-spose. Maria Laura, con la voce tremante, recita ad alta voce due poesie. Lidia, più schiva, si limita all’essenziale: «Voglio dire solo due parole: “Per sempre”». Tra gli invitati, più di qualcuno si lascia scappare una lacrima. Un attivista di «Di’ gay project» legge un lungo messaggio di ringraziamento: «Siete state voi a darmi il coraggio di essere me stesso». La maggiore delle spose dedica la cerimonia «a chi della mia famiglia non c’è più e ai tanti amici che avrebbero voluto raggiungere questo traguardo ma non ce l’hanno fatta». Mentre fuori il vento scompiglia le chiome degli alberi e il prato si tinge dei colori dell’autunno, piovono chicchi di riso arcobaleno e petali di rosa. Maria Laura e Lidia appaiono più rilassate, fanno tintinnare i calici di champagne e tagliano la torta con la statuina che le ritrae insieme: «È già il quinto rinfresco», commenta la prima, sorpresa da tanta attenzione. La processione di saluti e congratulazioni diventa rito nel rito. Ci sono gli affetti più cari e gli attivisti lgbt: da Imma Battaglia, leader del movimento, a Roberta Mesiti, presidente di Agedo Roma (Associazione genitori degli omosessuali). Dopo il brindisi corale, il rinfresco privato con gli amici più intimi. E quando si spengono le luci, allora sì che comincia la festa: iniziata col «ti amo appassionatamente» su un muro al Trionfale sotto casa di Maria Laura e suggellata da un «per sempre» di Lidia.
In attesa della cerimonia che vedrà Maria Laura e Lidia finalmente spose, il Corriere della Sera, nella cronaca di Roma, ha pubblicato un articolo di Maria Egizia Fiaschetti in cui si ripercorre la loro storia, dal momento in cui tutto è iniziato fino alla scelta dell’abito nell’atelier Celli di Pavona, insieme alla titolare Maria Celli.
A farla capitolare è stata una frase: «Laura, ti amo appassionatamente». Scritta sul muro del mercato di fronte al suo palazzo, nel quartiere Talenti, una sera di quindici anni fa. «Avevamo appena iniziato a frequentarci – racconta Lidia Merlo, 69 anni – ma lei era stata categorica. Usciva da una storia lunga, complicata, e non voleva più saperne: la nostra poteva essere soltanto un’amicizia». Lidia, però, non si arrende. «Ho comprato una bomboletta spray e sono andata sotto casa sua – ricorda – . Erano le tre di notte e mi tremavano le mani. Pensavo: “Se qualcuno mi vede e chiama la polizia”? Non so dove ho trovato il coraggio». Come è stato svegliarsi con quel messaggio? «Nella mia vita sono stata molto amata – confessa Maria Laura Annibali, 72 anni, presidente dell’associazione Di’ gay project – ma nessuno aveva mai osato tanto. Da allora non ci siamo più lasciate».
Il prossimo 23 novembre la loro unione civile a Santa Maria in Tempulo, la chiesa sconsacrata del Comune vicino alle Terme di Caracalla. Ieri, la prova degli abiti nell’atelier Celli di Pavona: smoking bianco per entrambe. «Era il mio sogno – rivela Lidia – . La prima volta indossavo un vestito lungo di pizzo attillato». A consigliarle nella scelta degli accessori – bouquet e pochette arcobaleno – la titolare, Maria Celli, che gestisce l’azienda di famiglia. «La clientela gay – ricorda – ha iniziato ad affacciarsi a metà degli anni Ottanta. Erano tutti uomini e volevano abiti da donna, ma le operaie erano impreparate, non sapevano come adattarli ai loro corpi. Così li facevo venire dopo le sette di sera per prove a porte chiuse». Fare coming out non è stato facile neppure per Maria Laura, che adesso è orgogliosa di essere la «nubenda più grande d’Italia».
«Quando la mia ex compagna mi telefonava in ufficio – racconta – fingevo che fosse la segretaria del mio amante. Se nell’ambiente di lavoro si fosse saputo non lo avrebbero mai accettato… Soffrivo così tanto che ho deciso di dimettermi per dedicarmi all’attivismo e al volontariato: animali, poveri, banco alimentare». Lidia, già separata in casa, dopo 35 anni di matrimonio trova la forza di ricominciare. Da sola. «Ho lasciato tutto: un appartamento all’Eur con doppio terrazzo per un buco di 40 metri quadrati. Quando ho traslocato avevo solo tre valigie». Conosce Maria Laura al Gay village di Testaccio, una sera d’agosto del 2001: «Avevo notato la pubblicità su un giornale e mi ero incuriosita». Vincendo la timidezza, si avvicina a un banchetto.
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