Cortometraggiblog

Alcuni articoli pubblicati su cortometraggiblog.it che parlano di Maria Laura Annibali e delle sue opere:

I corti altri. Il caso de L’altra altra metà del cielo… Continua -6 Febbraio 2012

Prima della prima – 30 Gennaio 2012

I corti “altri”. Il caso de L’altra altra metà del cielo – 8 Marzo 2011

Lidia Borghi – Io urlo, quindi sono!

Un articolo scritto da Lidia Borghi.

Omaggio allo spettacolo teatrale di Danilo Gattai

Metti una sera d’estate. L’aria è fresca, piacevole dopo l’ennesima afosa giornata romana. Ti ritrovi davanti ad un palco i cui riflettori sono spenti. Per ora. Tra poche ore le tavole di quel palcoscenico si animeranno.

Metti che un gruppo di persone prenda posto, nella penombra, in una platea improvvisata e che, d’un tratto, le luci si accendano. Ed ecco che una danzatrice muove i primi passi sulle tavole di legno del palco. Ha il volto seminascosto da una coltre color rosso scarlatto, lo stesso che tinge il sangue che scorre nelle vene. Quel sangue è il fluido più prezioso del protagonista di un lavoro teatrale assai innovativo. Un sangue corrotto, infetto, scabroso, ma solo per chi tale lo considera.

La danzatrice continua leggiadra il suo volo, metafora della vita dell’interprete principale di I cum, ergo sum, scritto e diretto da Danilo Gattai, attore ed autore teatrale di grande talento che, all’interno dei laboratori teatrali organizzati dal Di’ Gay Project, ha messo su uno spettacolo inusuale, crudo, intelligente, mai banale, ricco di spunti di riflessione, incentrato sul tema dell’omosessualità maschile in tutte le sue sfaccettature.

Dalla presa di coscienza dell’orientamento omosessuale alla ricerca dell’altro; dalla frequentazione assidua dei luoghi delbattuage allo scontro con persone che sono alla ricerca di sesso facile e veloce, che non lasci traccia, se non nell’anima di chi vuole di più, vuole andare oltre, vuole giungere al cuore del maschio di turno; dallo scontro aperto con ragazzi dalla doppia vita, normali di giorno ed omosessuali di notte – con fidanzata a carico – fino alla scoperta della sieropositività.

E poi c’è quella madre, al cui personaggio appartengono le battute iniziali dello spettacolo, così come quelle finali: è lei il fulcro di tutto, è lei la genitrice di cotanta diversità, è lei che sospetta ma non interviene, subodora ma è impotente, capisce ma non comprende. Non può, non ne ha i mezzi, civili prima ancora che personali. È la società cui la donna appartiene a non capire, essa per prima, che si può nascere maschi e, malgrado ciò, amare persone appartenenti al proprio sesso. Malgrado… Mal grado: è così che appaiono i froci agli occhi della gran parte della gente, un grado tristo, cattivo, una categoria che a mala pena – a stento – arranca nella società, ne vive ai margini, viene schifata dai “normali”, viene vilipesa, infamata, offesa, stigmatizzata.

E quella madre è sempre lì, a ricordare al nostro uomo il suo stigma. Lei, con indosso una vestaglia rossa, sciatta quanto basta per trasmetterci la sua resa di fronte ad una vita che è troppo dolorosa, farà da cornice all’intera rappresentazione, durante la quale le diverse voci del diverso, il protagonista, vengono rigettate addosso alla platea silenziosa, attonita, commossa, da cinque ragazzi. Cinque differenti livelli di dolore ed altrettanti temi scottanti che, per tono e crudezza, giungono sui visi delle persone spettatrici come tanti schiaffi.

Dal disgusto alla profonda umanità, che traspare dalle battute dei cinque interpreti, la voce narrante attraverso di loro parla, urla, piange, strepita, si addolora, riesce vincitrice dall’improba lotta con una vita che la gente comune vorrebbe corrotta dalla cosiddetta peste del ventesimo secolo. Come un povero cristo che si divincola per liberarsi dei chiodi di una croce chiamata HIV, il protagonista della pièce teatrale riesce ad uscire dalla presa mortale di un virus che, fino a pochi anni fa, non lasciava scampo e che oggi, grazie ad una terapia mirata, sta garantendo un’alta qualità di vita a tante persone, in Italia.

E la trasandata madre resta lì, a meditare sui suoi dolori, sempre più incapace di gestire quel figlio scomodo; preferisce tacere, intenta ad ultimare il suo lavoro al tombolo, mentre il tempo passa e il protagonista continua ad ammucchiare, in un angolo del suo cuore infranto, storie storte con uomini dalla mentalità distorta, abituati a simulare e dissimulare, a mentire ed infangare, a scopare ed a piangersi addosso.

E la voce narrante insiste, attraverso i cinque alter ego, nel rivendicare la sua identità personale, forte più della morte: «Io sono altro da quegli attimi rubati di sesso sfrenato! Io sono qualcosa in più di quelle masturbazioni feroci, di quella ricerca del piacere a tutti i costi! È mai possibile che l’omosessualità maschile sia una mera questione rettale? Io sono oltre gli abusi fatti alla mia anima, al mio cuore ed al mio corpo! Io sono oltre!» Oltre… Oltre le tenebre di troppe notti passate a scappare da sé, oltre la prigione delle menzogne, oltre la gabbia della sieropositività. “Si fotta la sieropositività! Io urlo, quindi sono!

La stanca madre è ancora lì, a dominare la scena. A lei spetterà l’ultima battuta, a lei l’uscita di scena; come è entrata, così ne uscirà, quando l’ultimo grido sarà uscito dalla gola delle cinque voci, quando l’ultimo loro gesto avrà smesso di espandersi verso il pubblico, quando l’ultimo passo della danzatrice, incollata ad una delle quinte, si sarà compiuto. Quando, infine, l’ultima lacrima del protagonista si sarà asciugata, segno che la lunga battaglia contro il dolore sarà stata vinta.

Per quella madre che non riesce ad essere dea madre, per una società che non riesce ad affrontare l’omosessualità senza inorridire, per il disgusto di coloro che si sentono infettati dalla diversità altrui, per la criminalità di chi sa dell’HIV ma continua a tacerne. Per costoro esisterà sempre una forma di riscatto. Essa ha a che fare con termini – che non sono solo parole – quali: identità personale, dignità e rispetto. Pietà per chi ama.

Grazie a Davide Cortese, Filippo Di Lorenzo, Ezio Di Maria, Mirko Ferramola e Danilo Zuliani, i cinque alter ego del protagonista.

Grazie a Maria Laura Annibali, la madre attonita.

Grazie a Danilo Gattai, il protagonista di un lavoro autobiografico che va oltre gli steccati del pregiudizio.

A teatro con I Cum ergo Sum

Un articolo scritto da Luca Scucimarra su http://www.ilcampidoglio.it riguardo alla commeddia I Cum ergo Sum, scritta e diretta da Danilo Gattai e interpretata da Maria Laura Annibali, Davide Cortese, Filippo Di Lorenzo, Ezio Di Maria e Danilo Zuliani:

Sul palco del Gay Village è stata rappresentata la commedia brillante, scritta e diretta da Danilo Gattai, “I cum ergo sum”. Un compendio dolce e crudele allo stesso tempo, che narra la vicenda di vita di un omosessuale, che riepiloga il proprio stare al mondo. Il Protagonista, consapevole già da ragazzo della sua omosessualità, cerca significati e sensi per irrobustire la storia della vita.
Riemergono in lui ricordi passati di quando da giovanissimo cercava esperienze di sesso e amore.
Così L´I cum, che sta ad indicare l´eiaculazione, è sicuramente un riferimento sessuale, ma che allude a quel “venire” verso un amore ambito e sognato. Passando da amori deludenti ad amori belli e piacevoli, sottolineando anche la duplicità delle azioni del vivere.
Nonostante le incomprensioni con la madre e l´apertura all´universo dell´AIDS il protagonista, sempre sorretto dalla forza dei propri sentimenti e dal volere andare incontro al mondo, non si arrende mai e viene pervaso dal senso di speranza e a cui consegue la sua consapevolezza di vivere: l´ergo sum.
I personaggi interpretati da Maria Laura Annibali, Davide Cortese, Filippo Di Lorenzo, Ezio Di Maria e Danilo Zuliani con una recitazione in bilico tra reale e illusorio hanno trafitto il pubblico nel cuore delle emozioni.
La Annibali ha dichiarato: “Fin dalla prima lettura ho provato un grande amore per questo testo crudo, sincero ma intensamente poetico, che Danilo Gattai ha regalato a tutta la comunità LGBTQ. Mi sento quindi onorata di essere mentore di un lavoro che, da fruitrice cinquantennale di teatro, penso meriti, dopo questo prezioso debutto (che ci ha permesso il Gay Village e la nostra grandissima Presidente del DGP Imma Battaglia) di essere portato sui massimi palcoscenici”.

Intervista per Donna10.it in video

Maria Laura interviene sulle questioni di attualità per la comunità LGBT in Italia

Intervista di Azzurra Lorenzini per Donna10.it – 15 luglio 2011.
Video a cura di BitEditor in Dailymotion

Laura Annibali fa parte della Consulta Femminile per le Pari Opportunità della Regione Lazio. Ma la politica e l’attivismo non sono le sue uniche passioni o ispirazioni. Laura ha diretto il documentario L’Altra Altra metà del cielo, uno splendido viaggio nella vita di cinque donne lesbiche, dipinto con realismo e sincerità, per dar voce a chi resta spesso e purtroppo inascoltato nella società odierna. La Annibali contribuisce al progetto Di’Gay Project che da una mano concreta alla comunità LGBT, offrendo un’oasi di speranza per chi si trova spaesato di fronte alla scoperta della propria omosessualità ed aiutando i giovani a vivere con tranquillità e normalità la propria vita. L’abbiamo intervistata a proposito dello spettacolo teatrale I cum ergo sum che domani debutterà al Gay village 2011. Ci ha svelato a cuore aperto i suoi segreti, i suoi sogni ed i retroscena di questo cammino teatrale, con potagonista un uomo che lotta per trovare la propria identità e per combattere la malattia.

Il testo dell’intervista, pubblicato da Donna10.it, si può leggere solo qui.

Intervista per Donna10.it

Maria Laura sull’attualità delle questioni LGBT in Italia

Intervista di Azzurra Lorenzini per Donna10.it – 15 luglio 2011.

Laura Annibali fa parte della Consulta Femminile per le Pari Opportunità della Regione Lazio. Ma la politica e l’attivismo non sono le sue uniche passioni o ispirazioni. Laura ha diretto il documentario L’Altra Altra metà del cielo, uno splendido viaggio nella vita di cinque donne lesbiche, dipinto con realismo e sincerità, per dar voce a chi resta spesso e purtroppo inascoltato nella società odierna. La Annibali contribuisce al progetto Di’Gay Project che da una mano concreta alla comunità LGBT, offrendo un’oasi di speranza per chi si trova spaesato di fronte alla scoperta della propria omosessualità ed aiutando i giovani a vivere con tranquillità e normalità la propria vita. L’abbiamo intervistata a proposito dello spettacolo teatrale I cum ergo sum che domani debutterà al Gay village 2011. Ci ha svelato a cuore aperto i suoi segreti, i suoi sogni ed i retroscena di questo cammino teatrale, con potagonista un uomo che lotta per trovare la propria identità e per combattere la malattia.

Si può seguire anche in video su Dailymotion by BitEditor

G: Parlando del suo ruolo di attivista e di donna impegnata politicamente a sostegno delle pari opportunità, qual è la situazione italiana della comunità LGBT, secondo lei, e quali sono i problemi principali che affliggono i gay e le lesbiche dichiarate?

Maria Laura Annibali

Laura: Per la mia posizione di donna impegnata su più fronti: sono nella Consulta femminile per le pari opportunità della Regione Lazio da ben ormai sei anni e, tra l’altro sono a fine mandato, perché, insomma, dopo due mandati, è anche giusto dare la possibilità ad altri e dovrebbe essere così in ogni ambito e mi occupo da ormai 10 anni dei problemi della comunità LGBT, ritengo che la situazione francamente, in questo momento, non sia ottimale né per le donne né per l’intera comunità LGBT, benché siano stati fatti, rispetto a trent’anni fa, dei passi giganteschi. Ho trattato le problematiche lesbiche nel mio documentario L’Altra Altra Metà Del Cielo; non solo Altra, perché l’altrà metà sono le donne; l’altra altra sono le donne lesbiche. Qui ho avuto modo di far parlare anche donne più grandi di me che hanno fatto la Rivoluzione. Dopo il Cristianesimo, la più grande rivoluzione del genere umano è stata il Femminismo. Come femminista, ritengo che, per quanto riguarda la politica delle donne, ci sia una forte stasi. Credevamo di poter ottenere molto di più. Per fortuna, adesso, c’è un movimento bellissimo, Se non ora quando che ci ha riportato indietro nel tempo alle riunioni di trent’anni fa che, ovviamente non potevano avere il seguito che hanno oggi, con internet, ad esempio. Come donne, quindi, ci siamo un po fermate, ma ci riprenderemo senz’altro. Invece, il movimento LGBT ha fatto, in questi anni, un buon cammino. Mentre le donne vengono uccise dagli ex mariti, per la comunità LGBT generalmente, quelli maltrattati sono gli uomini. Di violenza ce n’è davvero troppa nei confronti dei gay e non bisogna arrivare a fatti tragici per fare qualcosa. Benché sia stato fatto un buon cammino, finché non riusciremo ad ottenere i diritti civili ed una legge contro l’omofobia, non sarà stato fatto tutto il possibile.

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19 Marzo 2011 – Teatro di Documenti

Sabato 19 marzo 2011, nella splendida sede dell’Associazione Teatro di Documenti di Roma (via Nicola Zabaglia), è stato proiettato il docufilm L’altra altra metà del cielo di Maria Laura Annibali. Durante l’evento l’autrice ha dialogato con donne e uomini impegnati nel sociale.

Edda Billi e Maria Laura Annibali al Teatro di Documenti di Roma - Foto di Lidia Borghi
Edda Billi e Maria Laura Annibali al Teatro di Documenti di Roma – Foto di Lidia Borghi