Intervista di Azzurra Lorenzini per Donna10.it – 15 luglio 2011.

Laura Annibali fa parte della Consulta Femminile per le Pari Opportunità della Regione Lazio. Ma la politica e l’attivismo non sono le sue uniche passioni o ispirazioni. Laura ha diretto il documentario L’Altra Altra metà del cielo, uno splendido viaggio nella vita di cinque donne lesbiche, dipinto con realismo e sincerità, per dar voce a chi resta spesso e purtroppo inascoltato nella società odierna. La Annibali contribuisce al progetto Di’Gay Project che da una mano concreta alla comunità LGBT, offrendo un’oasi di speranza per chi si trova spaesato di fronte alla scoperta della propria omosessualità ed aiutando i giovani a vivere con tranquillità e normalità la propria vita. L’abbiamo intervistata a proposito dello spettacolo teatrale I cum ergo sum che domani debutterà al Gay village 2011. Ci ha svelato a cuore aperto i suoi segreti, i suoi sogni ed i retroscena di questo cammino teatrale, con potagonista un uomo che lotta per trovare la propria identità e per combattere la malattia.

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G: Parlando del suo ruolo di attivista e di donna impegnata politicamente a sostegno delle pari opportunità, qual è la situazione italiana della comunità LGBT, secondo lei, e quali sono i problemi principali che affliggono i gay e le lesbiche dichiarate?

Maria Laura Annibali

Laura: Per la mia posizione di donna impegnata su più fronti: sono nella Consulta femminile per le pari opportunità della Regione Lazio da ben ormai sei anni e, tra l’altro sono a fine mandato, perché, insomma, dopo due mandati, è anche giusto dare la possibilità ad altri e dovrebbe essere così in ogni ambito e mi occupo da ormai 10 anni dei problemi della comunità LGBT, ritengo che la situazione francamente, in questo momento, non sia ottimale né per le donne né per l’intera comunità LGBT, benché siano stati fatti, rispetto a trent’anni fa, dei passi giganteschi. Ho trattato le problematiche lesbiche nel mio documentario L’Altra Altra Metà Del Cielo; non solo Altra, perché l’altrà metà sono le donne; l’altra altra sono le donne lesbiche. Qui ho avuto modo di far parlare anche donne più grandi di me che hanno fatto la Rivoluzione. Dopo il Cristianesimo, la più grande rivoluzione del genere umano è stata il Femminismo. Come femminista, ritengo che, per quanto riguarda la politica delle donne, ci sia una forte stasi. Credevamo di poter ottenere molto di più. Per fortuna, adesso, c’è un movimento bellissimo, Se non ora quando che ci ha riportato indietro nel tempo alle riunioni di trent’anni fa che, ovviamente non potevano avere il seguito che hanno oggi, con internet, ad esempio. Come donne, quindi, ci siamo un po fermate, ma ci riprenderemo senz’altro. Invece, il movimento LGBT ha fatto, in questi anni, un buon cammino. Mentre le donne vengono uccise dagli ex mariti, per la comunità LGBT generalmente, quelli maltrattati sono gli uomini. Di violenza ce n’è davvero troppa nei confronti dei gay e non bisogna arrivare a fatti tragici per fare qualcosa. Benché sia stato fatto un buon cammino, finché non riusciremo ad ottenere i diritti civili ed una legge contro l’omofobia, non sarà stato fatto tutto il possibile.

G. Secondo lei il matrimonio gay è possibile in Italia?

Laura: Io nel mio documentario finisco con un Forse, Chissà… Io più che al matrimonio aspiro alle unioni civili gay. Non che non voglia lottare per il matrimonio, perché lo faremo, ma facciamo un passo alla volta. E poi l’altra cosa che vorrei è una buona legge contro l’omofobia!

G: Che purtroppo fatica ad arrivare…

Laura: L’onorevole Paola Concia ci sta lavorando. Temo che se non si arriva ad una condivisione per i diritti civili tra una destra illuminata ed una sinistra altrettanto illuminata sarà difficile ed il lavoro dell’Onorevole Concia sarà mortificato. Io cerco di fare tutto il possibile perché non sia così, anche se, ovviamente, non essendo più una bambina, mi occupo di così tante cose che alla fine della giornata mi sento molto stanca!

G: Il suo documentario L’Altra Altra metà del cielo ha ottenuto riconoscimenti importanti anche a livello internazionale. Lei ha scardinato alcuni cliché o pregiudizi sulle donne lesbiche, non è vero?

Laura: Direi proprio di sì. Due cose mi danno il vanto di aver realizzato quello che poi era un mio sogno: che il documentario, diretto dalla regista Salima Balzerani che approfitto per ringraziare, ed il saggio da esso derivato siano stati introdotti alla Facoltà di Lettere di Firenze di Geografia di Genere come test per il superamento di un esame ed, in secondo luogo, che, con il documentario, dopo tanti anni, sia stato fatto un congresso sulla Lesbicità il 19 marzo qua a Roma. Di queste due cose sono orgogliosissima, ma ciò che mi inorgoglisce ancor di più è il fatto di esser riuscita a portare il documentario in quattro scuole superiori e ti assicuro che è stato molto difficile. Ringrazio chi mi ha aiutata, i Presidi illuminati ed illuminate. Le stesse difficoltà non le ho incontrate nel mondo universitario; sono stata anche alla Terza Università a Roma. E’ stato un simposio bellissimo, con ospiti illustrissimi. Chiedo aiuto alla stampa in questa opera di sensibilizzazione nelle scuole.

G: Domani, al Gay Village di Roma, debutterà I cum ergo sum nel quale lei sarà una delle interpreti. Quali sono i temi trattati nello spettacolo? Può brevemente parlarci della trama?

Laura: Io dico sempre che ho sei mesi in più rispetto ai miei compagni, ma ne ho tanti di sei mesi in più e chiedo sempre di fare una piccola parte, ma ci tenevo a presenziare a questo lavoro di Danilo Gattai che è un ottimo attore ed è l’autore nonché regista di questo testo. Chi ha donato il racconto della sua vita, nonostante sia giovane ed abbia solo 36 anni; la sua storia è anche triste, poiché tratta di un protagonista sieropositivo… Non vorrei anticiparvi troppo; ci terrei che veniste a vederlo perché, ripeto, è un regalo che l’autore ci ha fatto, pieno di crudezza, realtà, ma anche di tanta poesia. Sono lieta di esserne stata la mentore. Tra gli altri temi vi è la lotta contro ogni tipo di discriminazione, non solo contro i gay, ma contro tutti i diversi, tutti gli emarginati, tutti gli zeri del mondo. Siamo sette in scena e ci tengo a ricordarli: Davide Cortese, Filippo Di Lorenzo, Ezio Di Maria, Mirko Feramola e Danilo Zugliani, con una splendida ballerina che, anch’ella, interpreta la vita di quest’uomo. Un individuo che racconta, in un certo senso, la sua infanzia, le sue traversie da giovane, il suo incontro con chi l’ha infettato, la sua ricerca d’amore e la cure, le buone cure. Posso aggiungere, riguardo a Danilo Gattai, che lui è il mio Sorello ed io sono la sua Fratella!

G: La sieropositività è un tema affrontato dallo spettacolo ed è un problema serio e grave, in generale e non solo nella comunità gay. Secondo lei cosa si può fare concretamente al riguardo?

Laura: Campagna di prevenzione a 360 gradi. Non siamo solamente noi della nostra comunità, anzi, purtroppo, oggi come oggi, sono in maggioranza le donne etero ad essere infettate. Non bisogna, comunque, abbassare la guardia anche se questo male, che non è affatto oscuro, non porta, fortunatamente, più alla morte! Certo, si tratta di una malattia che costringe a cure molto specifiche e serie, ma non si muore più di Aids! Per evitare che si debbano prendere molte pasticche al giorno, però, è importante una seria informazione!

G: Qual è il suo ruolo nello spettacolo?

Laura: Questo è uno spettacolo tutto al maschile. Io sono la mamma e potevo interpretarla soltanto io… Il mio è un piccolo ruolo, ma, evidentemente, estremamente importante per l’autore. La mamma è presente nello spettacolo dall’inizio alla fine. Per tutti i nostri fratelli omosessuali, la mamma è un perno importantissimo. Si parla anche del padre, ma purtroppo è deceduto anteriormente. Si capirà la forza o la Non forza di questa donna che andrò ad interpretare…

G: E, quando sussiste questa Non forza, secondo lei, i ragazzi omosessuali cosa dovrebbero fare?

Maria Laura Annibali

Laura: La mamma, nello spettacolo sa, lo ama, ma non può capire; non è che non voglia, ma non può! La prima cosa è l’autoaccettazione. Quando uno di noi capisce di essere entrato nel mondo della diversità, bisogna non farsi prendere dal panico e cercare di capire che tutto è normale nella diversità e tutto è diverso nella normalità. Se si hanno dei problemi, è importante farsi aiutare, anche dalle associazioni. Io personalmente curo un gruppo di autocoscienza al Dì Gay Project. E’ una delle prime cose che ho chiesto ad Imma Battaglia che è stata ben lieta di permettermi di metterla in atto. In secondo luogo, è importante dichiararlo e a chi, inizialmente, se non ai genitori. Se una mamma non può capire bisogna perdonare la mamma. Non voglio nemmeno sentire la parola Cure riparative! Sono una vergogna per chi ancora racconta queste fandonie. Noi non siamo malati ed è acclarato già dal 1988. Bisogna vivere la propria vita con accettazione. Ci sono gli occhi azzurri, la Taylor li aveva viola. La natura è variegata e la diversità è una ricchezza.

G: Lei è una donna impegnata su più fronti. Quale attività le ha dato maggiori soddisfazioni?

Laura: Sicuramente la mia più grande soddisfazione è aver portato questo mio documentario nelle scuole, cercando di aiutare la comunità LGB e facendo anche un po di storia. La presentazione del Festival a Parigi è stata bellissima; c’erano 1oo donne dentro e 110 fuori. E’ stato proiettato nel tardo pomeriggio, ma la notte, fino alle tre, ho incontrato donne che, in varie lingue, mi ringraziavano, perchè nello spettacolo c’è anche un po la storia del femminismo. Il documentario ed il saggio vengono utilizzati anche nei corsi di psicoterapia contro l’omofobia. Ti annuncio che sono finite le riprese dell’Altra Altrametà del cielo n.2! Continuo, insomma, a parlare di donne, di donne lesbiche!

Facciamo il nostro in bocca al lupo alla cordialissima Laura Annibali, al quale ella non ci risponderà sicuramente con Crepi il lupo, essendo un’animalista convinta!