Intervista a La voce di New York

Con Lisa Bernardini

https://www.lavocedinewyork.com/arts/spettacolo/2021/09/12/maria-laura-annibali-e-lidia-unamore-clandestino-lontano-dalla-luce-per-15-anni/

di Lisa Bernardini

(Foto di Melissa Ianniello, immagine tratta dal progetto Wish it Was a Coming Out)

Maria Laura Annibali, la romana volitiva ed energica di cui state per leggere l’intervista, e che il prossimo 21 settembre compirà 77 anni, l’ho conosciuta nel 2017, insieme alla poetessa ed attivista Edda Billi, vera icona vivente della comunità lesbica romana, ma non solo (Edda negli Anni ’50, vorrei accennarlo, ha rischiato di perdere addirittura la vita per mano di suo padre, quando decise di parlare alla famiglia della sua omosessualità). Altri tempi: uscire alla luce del sole con certe verità era un atto di eroismo.

Entrambe ho fortemente voluto premiarle in una manifestazione culturale italiana di cui ero direttore artistico, riconoscendone l’attivismo infaticabile in tante battaglie di una intera vita. Da allora la sottoscritta, da eterosessuale che ha sempre nutrito un forte impegno civile, è diventata amica anche di Lidia (moglie di Maria Laura), e di tante altre esponenti del Movimento LGTB in Italia. Quando ho incontrato la prima volta Maria Laura, era stata approvata la Legge Cirinnà, e con Lidia era sposata da pochi mesi, coronando un sogno che le vede felici ancora oggi.

Una storia d’amore, quella tua con Lidia, che dura da tantissimi anni. Cominciamo dal momento esatto in cui vi siete conosciute: in quale occasione?

“Ci siamo conosciute a Roma, al Gay Village di Testaccio”.

Tua moglie Lidia è stata sposata prima di te con un uomo, e da quel matrimonio è nata una figlia. Che rapporti hanno oggi madre e figlia? Ed in generale: come è stato possibile conciliare un passato così importante nella vostra nuova vita di coppia?

Lidia mi ha fatto conoscere la figlia dopo qualche anno, e i rapporti con lei sono ottimi. Mia moglie, dopo aver confidato alla figlia il suo orientamento sessuale, si è sentita libera e compresa. Oggi i fantasmi brutti del nostro passato li  abbiamo lasciati entrambe alle nostre spalle”.

Come avete fatto a vivere questo amore, che è stato clandestino e lontano dalla luce per ben 15 anni?

“Purtroppo è stato clandestino perché, dopo la separazione di Lidia, sono cominciate le pratiche di un divorzio lunghissimo, dove è intuibile fosse abbastanza pericoloso farci vedere insieme. Noi, però, non ci siamo mai arrese; evitavamo solo che i fotografi o le televisioni ci riprendessero. E’ stato un periodo, sotto questo profilo, di grande attenzione: eravamo molto controllate fuori, ma dentro di noi questo non ha impedito che il nostro sentimento continuasse a crescere. Lidia, quando vedeva qualche fotografo o operatore, si mescolava con i nostri amici, ecco”.

In occasione del Premio Speciale Cultura a Maria Laura Annibali ed Edda Billi nell anno 2017 alla manifestazione Photofestival Attraverso le Pieghe del Tempo

Proviamo a raccontare il momento in cui avete fatto coming out dopo tanti anni di buio.

“Arrivato il divorzio di Lidia, il quotidiano Il Messaggero mi fece una intervista con lei accanto, e ci fotografò entrambe. In quella occasione io dichiarai che sarei stata una delle prime donne ad unirmi civilmente. Per fortuna, la figlia di Lidia già mi aveva conosciuto e aveva accettato il nostro rapporto, quindi non rimase sbalordita di questa mia dichiarazione (al contrario di qualcun altro!)”.

L’inizio della vostra storia assomiglia davvero ad un romanzo, e vorrei accennarlo. Che dichiarazione ti ha fatto per convincerti a mettervi insieme?

“Ricevetti una telefonata da Lidia ormai 20 anni fa, alle 3 di notte, che mi sollecitava a scendere per vedere la sorpresa che mi aveva fatto quasi sotto casa. Le risposi se fosse pazza!!! Le promisi comunque che di prima mattina, il giorno seguente,  sarei andata a vedere. Sono stata una donna molto amata nella mia vita, ma nessuno mai aveva scritto  di notte, su un muro del mercato di fronte alla mia casa, la frase Laura, ti amo appassionatamente e perdutamente, accompagnando la scritta con un cuore trafitto da una freccia con le nostre iniziali  e tre goccette di vernice rosso sangue vicine! Come avrei potuto mai non accogliere questo amore? E così ho fatto. Per fortuna”.

Il giorno del matrimonio tra Maria Laura e Lidia

Quando vi siete sposate, finalmente?

“Il 23 novembre 2016, e non potevamo che suggellare così il nostro legame sentimentale,  visti gli anni di battaglie a favore delle unioni civili che avevo condotto in prima persona insieme alla senatrice Monica Cirinnà, al senatore Sergio Lo Giudice e alla mia Associazione Di’ Gay Project (unitamente a tante altre Associazioni che hanno avuto a cuore questa tematica)”.

La vostra storia, insieme ad altre storie di vita, è stata scelta per «Beyond the Rainbow», la campagna interattiva globale di H&M che invita a guardare oltre l’ arcobaleno per toccare con mano storie vere di vita vissuta. Come siete state contattare per partecipare?

“Questa esperienza, ti confesso,  è stata una delle più entusiasmanti  della mia vita; partecipare a questa grande operazione anti omolesbotransfobia internazionale, con nomi famosi da vari Paesi, sinceramente a me e a Lidia ha dato una carica di entusiasmo che ancora non è finita. Siamo state scelte da una funzionaria italiana di H&M che – sponte sua – ha mandato una nostra intervista video fatta un paio di anni fa alle persone responsabili della comunicazione in Svezia. Il direttore della più importante rivista gay svedese ci ha poi fatto un provino su una piattaforma, alla presenza di un traduttore e con la supervisione della regista di tutta questa operazione, ed è andato benissimo, al punto che ci hanno inviato immediatamente il contratto. Siamo veramente fiere di essere state scelte solo noi, come coppia, a rappresentare l’Italia”.

Lidia non è stata la tua prima relazione importante, in realtà.

“Sì, vero; ho convissuto ben 23 anni con una mia compagna di scuola: un rapporto tormentato dalla profonda gelosia e caratterizzato dal possesso della mia Lei di allora”.

Maria Laura Annibali, 75 anni, e Lidia Merlo, 72 anni, Roma. (Foto di Melissa Ianniello, immagine tratta dal progetto Wish it Was a Coming Out)

Come ha fatto una donna della tua età, vissuta in altri tempi e con mentalità diverse, ad introdursi nel mondo Pride? Proviamo a spiegarlo, anche con poche parole. E a chi vuoi dire grazie.

“Devo molto, e lo ricorderò sempre, all’incontro con una grande donna che ha creduto in me fin dal primo momento che mi ha conosciuta: Imma Battaglia. Imma ha appoggiato fin dall’inizio tutti i miei progetti, come creare un gruppo di autocoscienza, facente capo proprio alla sottoscritta,  presso la nostra sede associativa; o come farmi essere responsabile dello sportello del  microcredito ( siamo stati l’unica Associazione LGBTQ ad avere l’incarico dalla Regione Lazio). Altro grazie che le devo è stato  far intitolare uno dei fiori all’occhiello dei nostri progetti ad una esemplare amica e splendida attivista quale era Maria Baiocchi. Mi ha fatto poi  organizzare incontri nelle scuole, nelle università, nei centri anziani dove sono stata con i miei documentari. Abbiamo anche fatto firmare un progetto pilota dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Direttore Generale del DAP e dal Garante dei Detenuti di Roma e del Lazio (ho avuto  la possibilità di una esperienza umana, civile e politica bellissima, insieme ad Edda Billi) nonchè dalla Dott.ssa Antonella Montano. Insieme a tutte le attiviste abbiamo sperimentato  come la nostra Associazione abbia veicolato nella sua storia messaggi di pace e di inclusione, attraverso anche tante conferenze sull’arte, sulla archeologia e sulla filosofia. Infine,  vorrei ricordare un’ altra iniziativa che mi ha resa felice ed onorata : la pubblicazione di una mia intervista insieme ad una di Edda Billi, racchiuse entrambe in un libro dal titolo Donne da sfogliare. Un grazie immenso va pertanto anche a lei: alla grande Edda”.

Se avessi la possibilità di avere davanti a te,  tutti insieme, gli omofobi di cui purtroppo sono ancora piene le cronache, per spiegare loro la crudeltà e il peccato mortale dei comportamenti di odio nei confronti della comunità LGTB, quali parole sceglieresti?

“Vergognatevi, perchè ci fate del male. L’Amore non ha sesso. Direi solo questo”.

Hai più rimpianti o rimorsi, Maria Laura?

“Qualche rimpianto; nessun rimorso.  Da credente quale sono, sono convinta che  Lui  mi ha creato così, perchè evidentemente voleva che io non fossi in un altro modo”.

E Lidia cosa ti ha confidato? Di avere più rimorsi o rimpianti?

“Dato il suo passato molto sofferto, anche lei non ha rimorsi. Rimpianti, invece, molti”.

Maria Luisa alla Camera dei Deputati nel 2015

“Ho l’onore di essere la Presidente Di’ Gay Project succedendo ad una figura come Imma Battaglia, e ci siamo sempre occupati come Associazione di ogni discriminazione, e lo abbiamo fatto in ogni maniera possibile; continuiamo a combattere i soprusi con tutte le nostre forze. Dal palco di  eventi culturali o da quello di manifestazioni pubbliche più o meno grandi, noi ci siamo sempre stati. Nella società civile, che ritengo sia comunque più avanti della politica, manca veramente poco secondo me a riconoscere  diritti che in tante altre   nazioni sono leggi da anni;  mi    riferisco    soprattutto     al     Ddl Zan, il      disegno     di   legge contro l’ omolesbotransfobia, per il quale da un anno, sempre con la bandiera della mia Associazione,  vado a manifestare in piazza. L’altra lotta che le Associazioni che hanno a cuore i diritti civili devono continuare a combattere è quella dei figli delle Famiglie Arcobaleno;  non sono figli di un Dio minore!  Non vorrei ripetermi, ma partirà  dalla  società civile la spinta evolutiva  necessaria a far smuovere una politica ancora addormentata su temi spinosi come questi”.

Sei anche regista: parlaci del tuo ultimo cortometraggio dal titolo “L’altra altra metà del cielo”, che in realtà racchiude una trilogia di documentari. Da dove è partita l’idea ?

“Il mio ultimo documentario “L’altra altra metà del cielo. Donne” è il mio  terzo lavoro sulla identità lesbica. E’ un progetto che è cominciato con “L’altra metà del cielo” nel 2008, e proseguito nel 2011 con “L’altra altra metà…Continua”. Credo e spero di aver dato visivamente un contributo rilevante alla causa lesbica, così troppo spesso ignorata ed umiliata. I miei lavori come regista mi hanno portato anche due premi e  tanta visibilità personale. Come dico sempre,  sono veramente fiera di queste mie tre figliole”.

Tu e Lidia siete mai state in America?

“Io sì, ben 3 volte.  Lidia no: mai”.

Cosa speri che rimanga, ai lettori delle comunità italiane all’estero che vi leggeranno,  della vostra storia d’amore?

“La purezza dei nostri sentimenti e, dato che ci siamo incontrate in età matura, spero passi il messaggio che l’amore puo’ far battere i cuori e rendere felici anche persone non più giovanissime. Prima di salutarci, permettimi di accennare ad un prossimo progetto che mi vedrà ancora insieme alla mia amata Lidia: un calendario che parlerà fotograficamente di nuove famiglie, a firma di Tiziana Luxardo”.

Seminario Diverso all’Accademia di Belle Arti di Frosinone

Lunedì 17 maggio 2021 alle ore 17.00, in diretta su piattaforma Teams.

Diversità, diversità di genere e diritti, libertà di essere sé stessi

Un “Seminario Diverso” quello organizzato dalla Accademia di Belle Arti di Frosinone: nuove strade si sono aperte quando dalla sicurezza della consuetudine si è passati al rischio della sperimentazione, e nuovi diritti sono stati approvati quando nuovi soggetti di diritto e tutela sono stati riconosciuti. È proprio il coraggio di fare e di essere diversi il filo rosso che lega i temi del seminario partendo dall’esempio di due artisti distanti per epoca, campo d’azione, arte, ma vicini per come hanno difeso la loro identità artistica e umana: Luciano Damiani (Teatro di Documenti di Roma) e Oscar Wilde.

In particolare Maria LauraAnnibali, con Edda Billi e Danilo Gattai, lunedì 17 maggio 2021.

Questo il programma completo del Seminario:

Su Cusano Italia TV

Venerdì 9 aprile, alle ore 17.00, Maria Laura e la moglie Lidia Merlo in un’intervista per la rubrica Restart.

Venerdì 9 aprile, alle ore 17.00, Maria Laura e la moglie Lidia Merlo in un’intervista per la rubrica Restart.

Sul canale 264 del digitale terrestre o in streaming sul canale Youtube dell’emittente.

Cantando dai balconi

Conversazione pre-natalizia per parlare di diritti e di impegni civili e culturali prossimi venturi.

“Il mio canto libero per ogni diversità”.
Conversazione pre natalizia con una cineasta e attivista fuori dagli schemi e sempre più sugli schermi.

Eguali, uniti, per il diritto alla vita e alla libertà, anche e soprattutto sotto pandemie e altre irrazionalità

Intervista a cura di Sarah Panatta per:
https://dartshoots.home.blog/2020/12/23/maria-laura-annibali-cantando-dai-balconi/

L’attivista per i diritti del mondo LGBTQ e per tutti i mondi delle minoranze, in questo anno di sconvolgimenti internazionali ha cercato di trasformare la “distanza” in militanza civica e opera socialmente utile, un modo per stare vicino a persone sole, emarginate, anziane. Un modo extra “social” e molto socievole.

Ce lo ha raccontato in una chiacchierata amichevole, tra gli aggiornamenti per il calendario 2021 che la vedrà protagonista insieme ai suoi libri e soprattutto ai suoi documentari per portare le voci delle “minoranze” nelle scuole, nelle carceri, nei cinema, nelle platee del web, tra festival e altre iniziative.

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Maria Laura durante una manifestazione con la bandiera del DGP

Maria Laura, una donna da sempre oltre gli schemi, ormai lanciata nel panorama del cinema e dei documentari e ormai da quasi trent’anni in piena militanza politico sociale, cercando di essere protagonista del risveglio della coscienza civica su temi come i diritti della comunità LGBTQ e non solo. Come nasce il canto dai balconi e questa edizione natalizia…

Rispetto al mio pensiero di socialità più ampio e completo e al concetto di “diversità” che contempla gli anziani. Una parola che personalmente non mi piace, preferisco sempre dire che sono “grande” piuttosto che anziana, perché ha oggi soprattutto un significato sociale negativo. Non quello forse se vogliamo azzardarci che si poteva sociologicamente dare nella prima metà del secolo scorso.

Da persona “grande” e desiderosa di vita e di una nuova socialità per tutti, non ho voluto né potuto far morire questo piccolo grande progetto nato nel mio complesso abitativo, a fianco anche se in modo “virtuale” a tutti i miei vicini e alle loro diversissime e incredibili storie. Al loro essere umani e in difficoltà, come tutti noi in questi mesi, ho voluto dare sollievo e perché no, un nuovo slancio. Avrei voluto cantare in tutti i giorni “rossi” del calendario, come abbiamo fatto nei mesi del lock down da marzo fino all’estate persino con il “pigiamino” della domenica. Non lo avrei mai sperato ma è stato coinvolgente, emozionante, siamo state travolte dall’affetto e dall’energia di tutti i condomini. Grandissimo alleato “musicale” l’amico Orazio, classe ’44, condomino del “piano di sopra”. Senza di lui saremmo state diciamo un coro scoordinato. Noi come in un film, al di là del parco, un piccolo gruppo di “diversamente giovani” per lo più quasi tutti soli, ci siamo trovati a creare una nuova grande famiglia. Persino con il cane “terribile” peste che abbiamo imparato ad amare anche grazie alla coesione del gruppo canterino. Il canto e la musica sono un veciolo potentissimo.

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Maria Laura sul balcone di casa durante il lockdown

Ora sotto Natale torneremo a sentirci insieme, fieri delle nostre diverse umanità e insieme, restando umani e sperimentando la serenità al di fuori da quelle propagandate, anzi possiamo dire propagate, dai riflettori mediatici. Noi sotto i riflettori vogliamo mettere molta più verità e verità spontanea, minuta e bellissima per questo. 

Cantare dai balconi dando forza e ricevendone in cambio. Piccole grandi rivoluzioni. Un lavoro dentro e con la comunità come fai da anni, combattendo per la causa dell’uguaglianza dei diritti e per il diritto alla libertà e all’amore…

Ho sempre combattuto a fianco dei “diversi”, iniziando da me stessa e dalla mia omofobia interiorizzata, per sciogliere paure, stereotipi e intolleranze. Anche oggi questa battaglia insieme ai diversi della “maggiore” età diciamo, l’età che avanza e porta un bagaglio enorme e meraviglioso e non deve portare solo nostalgia, pensieri “finali”. Noi cantavamo, stonavamo, parlavamo, lottavamo, applaudivamo agli eroi che ogni giorno affrontano le loro guerre, dal virus alla violenza sulle persone LGBTQ… Non tutti sanno che sono lesbica dichiarata, attivista e che mi batto in ogni modo contro l’omofobia e le discriminazioni tutte. Quindi ogni tanto quel balcone diventa un palco per un altro tipo di canto, per raccontare i diritti della comunità di LGBTQ, per tramandare una cultura di rispetto e di valore della vita. Parlare di diversità in ogni campo, anche dei diritti dei nostri compagni animali, i diversi più diversi di tutti che torturiamo indegnamente. 

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Con il gruppo dei canterini e canterine

Ora non so ancora quali canzoni sceglieremo per cantare il 24 alle 12, sicuramente proveremo a cantare anche in altre giornate “rosse” con i miei canterini. Serve qualcosa per dare uno sprint contro tutto il dolore che stiamo sopportando per tenerci uniti con calore e credendo nel presente e nel futuro. Stare vicini e aiutarci unendo le generazioni in una solidarietà senza colore e sesso, crea un’energia irripetibile.

Io sono portatrice di diversità comparate di varia natura e la vivo e insieme la combatto proprio amando rispettando e difendendo la vita e quindi ogni tipo di sua diversità. Quindi in questo Natale, per chi crede o non crede, da persona credente “eretica” che in altre epoche meno libere sarebbe stata bruciata, voglio portare in alto e nei cuori questo canto libero per le diversità del mondo. Convinta sempre più che il nostro principale compito è accettazione poetica della diversità, per noi LGBTQ e al di là di ogni etichetta…

Femminile sovversivo

Dialogo con Maria Laura Annibali di SARA MANUELA CACIOPPO

Sul numero 2 di Morel – Voci dall’isola

Anche su: https://internationalwebpost.org

Le persone omosessuali hanno il diritto di essere una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo fare è una legge di convivenza civile. Hanno diritto a essere protetti legalmente. Mi sono battuto per questo.

Le parole che Papa Francesco ha pronunciato nel documentario che porta il suo nome, diretto dal regista Evgeny Afineevsky, hanno aperto uno scenario del tutto nuovo per la comunità Lgbtq, finalmente una luce sulle tante ombre che negli anni hanno tentato di oscurarla. A prevedere questo cambiamento è stata la storica attivista Maria Laura Annibali:

Mi chiamo Maria Laura e appartengo a quella generazione a cui si insegnava che c’è un solo modo di essere donna, naturalmente un modo deciso dagli uomini, ma le cose a volte cambiano.

Maria Laura e Lidia il giorno della loro unione civile

Grazie a un impegno civile costante, una voce che sa farsi valere nel contesto sociale, Maria Laura Annibali, Presidente dell’associazione Di’Gay Project, è un grande esempio e un’importantissima testimonianza per la comunità Lgbtq. La sua vita audace è la prova che non è mai troppo tardi per ricominciare: dopo un amore tenuto segreto per 23 anni, Maria Laura ha smesso di fingere per riprendersi la sua vita. Da quel momento, si è gettata a capofitto nella causa e si è battuta con passione per l’Amore senza inibizioni né vergogna, per la libertà di essere “persone vere” oltre le apparenze che l’eteronormativitività impone.

In Il secondo Sesso Simone de Beauvoir afferma che donna non si nasce, ma lo si diventa, in cui il termine “donna” indica un’identità in movimento aperta alla ricostruzione o (ri)significazione, tema ripreso da Annibali nei suoi tre docufilm intitolati: L’altra altra metà del cielo

I docufilm sono un viaggio nella vita di tante donne valorose, un’indagine su una realtà altra all’interno dell’universo femminile: quella delle donne che amano altre donne.  “L’altra metà del cielo è ormai acclarato che siano le donne, l’altra altra sono le donne che amano altre donne”, spiega Maria Laura.

L’altra altra metà del cielo

L’altra altra metà del cielo (2008) raccoglie le testimonianze di lesbiche dichiarate, impegnate a combattere la discriminazione di genere e l’omofobia. Alcune di loro sono personaggi pubblici, altre donne comuni che giorno dopo giorno lottano per far valere i propri diritti in ambito lavorativo e familiare. L’obiettivo del documentario è quello di allontanare il mondo lesbico dai pregiudizi e dagli stereotipi che l’accompagnano, mostrando la presenza dinamica delle donne omosessuali nel contesto sociale, valorizzandone le peculiarità al fine di mettere a tacere gli errati luoghi comuni sul loro conto e analizzandone qualche tabù ricorrente (amore “pre-lesbico” con un uomo; compatibilità “lesbo-cattolica”, promiscuità).

Imma Battaglia e Maria Laura

Imma Battaglia: Chi l’ha detto che cosa è maschio, che cosa è femmina, chi l’ha detto che cosa è omosessuale, che cosa è eterosessuale, chi l’ha detto che uno nella vita nasce in un modo e deve morire per forza nello stesso modo?

L’altra altra metà del cielo… continua

L’altra altra metà del cielo… continua (2011) approfondisce l’esplorazione della realtà lesbica nelle sue varie accezioni, perché ci sono tanti modi di essere donna o di sentirsi tale e naturalmente diversi modi di vivere la sessualità così come l’amore: sei interviste che aprono le porte a sei mondi tutti al femminile, da percorrere con nuovi occhi.

Benedetta Emmer e Maria Laura

Benedetta Emmer: Mi chiamo Benedetta Emmer, ho quarantacinque anni e tre anni fa è nata mia figlia che è la luce della vita mia. Penso che Laura voglia parlare con me di questa maternità e di come si sente una donna lesbica quando desidera fare un figlio, come può farlo, quali sono le sue opportunità e i suoi sentimenti nei confronti del bambino che nasce.

Alex Pandino: È una questione di identità, io quando mi guardo allo specchio non mi vedo, vedo un corpo che non si addice a quello che è dentro questo corpo.

L’altra altra metà del cielo. Donne

L’altra altra metà del cielo. Donne (2020) pone l’attenzione sull’essere donna per nascita o per scelta in modo da mettere in luce tutte le sfaccettature del femminile, anche quelle che si discostano dai suoi canoni ordinari, come l’essere donna ma non biologicamente o l’accentuazione della mascolinità. Le intervistate regalano perle della loro vita con disinvoltura, invitando lo spettatore a guardare la differenza come ricchezza e gioiosità dell’esistenza.

L’altra metà del cielo esorta a dare uno schiaffo alla paura e a valorizzarsi, sottolineando la preziosità di ogni essere umano. Non esistono pregiudizi, non esistono regole, né normalità presunte, esiste l’Amore in ogni sua forma.

Le protagoniste del terzo docu-film di Maria Laura Annibali

Ma cosa è “normale” o “naturale”?

Leggi tutto “Femminile sovversivo”

L’altra altra metà del cielo. Donne: continua il viaggio LGBT di Maria Laura Annibali

La documentarista e attivista romana parla del suo lavoro artistico e dell’impegno con l’Associazione “Di’Gay Project”.

di Elisabetta Colla
pubblicato in: http://www.noidonne.org/articoli/aoelaaltra-altra-met-del-cielo-donnea-continua-il-viaggio-lgbt-di-maria-laura-annibali-17317.php

Documentarista, scrittrice, autrice, sceneggiatrice, attrice e soprattutto attivista, Maria Laura Annibali coniuga da sempre la sua attività artistica con quella associazionistica: dal 2014, infatti, è divenuta Presidente dell’Associazione di Promozione Sociale, senza scopo di lucro, “Di’ Gay Project”, succedendo a Imma Battaglia, fondatrice dell’associazione stessa. Molteplici sono state le battaglie civili intraprese per la parità di genere, nell’esercizio delle sue funzioni di presidente del “Di’ Gay Project”. La più importante, fra le altre, è stata suggellata dalla manifestazione nazionale del 5 marzo 2016 “Ora dritti alla meta!” che ha contribuito al via libera definitivo della legge Cirinnà del 20 maggio 2016. Per via del suo ruolo istituzionale, Maria Laura è stata tra le prime firmatarie e praticanti della legge sulle unioni civili. Lei stessa si è unita civilmente con Lidia Merlo nel 2016 dopo una lunga storia d’amore (“ci siamo sposate per dare speranza alle persone della nostra età che si stanno ancora nascondendo – racconta Maria Laura -e combattiamo per una legge contro l’omofobia e l’adozione del figlio della partner nelle famiglie arcobaleno”).

L’attività di documentarista e saggista, realizzata da Maria Laura nell’ultimo decennio, rappresenta un vero e proprio viaggio attraverso il mondo lesbico ed LGBT: i primi due documentari “L’altra altra metà del cielo” e “L’altra altra metà del cielo…continua”, mediante testimonianze di donne omosessuali dichiarate, anche con ruoli pubblici, evidenziano la presenza positiva delle lesbiche nella società, la ricchezza e le possibilità di crescita contro le discriminazioni e gli stereotipi socioculturali sull’omosessualità per mostrarne l’infondatezza.

L’ultimo docu-film, già presentato con successo in molte città, “L’altra altra metà del cielo. Donne” si incentra sull’essere donna per nascita o per scelta, sul sentirsi donna e non esserlo da un punto di vista biologico, facendo parlare uomini divenuti donne e raccontando le loro storie. Diverse presentazioni del docu-film, previste in novembre alla Casa Internazionale delle Donne e al 7° Municipio sono state purtroppo annullate a causa della pandemia ma si auspica vengano riprogrammate appena possibile.

NOIDONNE ha rivolto alcune domande a Maria Laura Annibali sulle sue opere ed il suo impegno civile.

La tua biografia è molto versatile: hai lavorato in molti campi ma in particolare hai focalizzato l’attenzione negli ultimi anni su una produzione artistica a tema LGBT. Come nasce questa tua scelta e che tipo di artista ti consideri?
La mia produzione artistica, più che a tema LGBT, è essenzialmente o meglio quasi essenzialmente a tema lesbico, per ben 3 docufilm: “L’altra altra metà del cielo”, “L’altra altra metà del cielo…continua” e “L’altra altra metà del cielo- donne”, parlo o meglio faccio parlare donne lesbiche, con una piccola variante nell’ultimo, perché chi parla sono uomini diventate donne, e come tali amando altre donne, anche loro lesbiche. Io mi considero attualmente una artigiana che spera, dopo questo ultimo lavoro, di essere diventata una artista.

Hai già prodotto diversi saggi oltre ai documentari: puoi raccontarci la linea logica ed i temi portanti che li collegano?
Bisogna chiarire che dai documentari sono arrivati i saggi e non l’inverso, infatti questi saggi sono omaggi al lavoro documentaristico che io in ben 11 anni ho prodotto.

Che intendi quando parli dell'”altra altra” metà del cielo?
Per “L’altra altra metà del cielo” intendo in maniera molto semplice per me, non sempre per i fruitori dei miei lavori, donne (L’altra metà del cielo), che amano altre donne.

Qual è il messaggio che ti sta più a cuore portare avanti, specialmente come Presidente dell’associazione di promozione sociale, senza scopo di lucro, “Di’ Gay Project”?
Il messaggio che mi sta più a cuore portare avanti, come Presidente del DI’ GAY PROJECT è che tutte le nostre battaglie portino allo scopo finale che la società abbia talmente compreso e assimilato che le cosiddette diversità sono un valore aggiunto che non ci sia più la necessità dell’esistenza delle Associazioni per la nostra tutela. Sono anche preoccupata per la prospettiva che si apre nella lotta per i diritti e la liberazione sessuale in una società dove dovremo lottare per provvedere alle necessità primarie delle famiglie, visto quanto sta accadendo nel mondo, e ci potrebbe essere poco spazio per il proseguimento del cammino sui diritti civili e la liberazione sessuale. Già in situazione di “normalità” ci sono voluti ben 20 anni per un’incompleta legge sulle unioni civili perché ci dicevano che le priorità erano sempre altre. Ma in generale non sono pessimista e sogno di tornare a Piazza delle Cinque Lune a manifestare ancora sotto al Senato per la legge contro l’omotransfobia e la legge sulle adozioni. Credo che si debba ripartire così.

Secondo te quali battaglie è ancora possibile e doveroso portare avanti come movimento delle donne e/o come movimento LGBT?
In realtà ti ho già risposto. Spero di vederlo, questo periodo storico, ma anche se non ci fossi più, fino all’ultimo potrò dire di avercela messa tutta perché ciò avvenisse nel più breve tempo possibile.

LGBTQI al tempo della pandemia

Maria Laura intervistata da Altrestorie.it

Altrestorie ha deciso di raccontare come sta vivendo la pandemia di coronavirus la nostra comunità Lgbtqi. Tanti volti, esperienze e riflessioni di attiviste/i, persone impegnate nel sociale, in politica, nelle lotte, nel web, artiste/i, e di tutta la splendida e variegata moltitudine che con le sue diversità da sempre anima la nostra comunità.

Annibali, temo che le nostre lotte non saranno più priorità

By AltreStorie |

Per la presidente di Di’GayProject superare la cirsi economica richiederà uno sforzo unitario ed eccezionale, e ottenere leggi e diritti sarà più difficile

Abbiamo ascoltato Maria Laura Annibali, presidente dell’associazione romana Di’Gay Project che, dall’alto dei suoi 76 anni, non si lascia fermare neppure dalla panedemia e continua a guardare con speranza e progettualità al futuro.

Che impatto ha avuto l’emergenza coronavirus sulla vita e le attività associative di DìGayProject? Come state reagendo?

Purtroppo abbiamo sospeso tutti gli eventi che erano in programma. Un grande peccato, perchè erano multiformi, variegati e avevano già avuto successo nelle precedenti edizioni. Stiamo reagendo nella maniera migliore possibile, lavorando da casa, per la realizzazione dei prossimi progetti, di cui saremo protagonisti insieme ad altre associazioni in campo europeo.

Maria Laura Annibali, romana, pensionata, classe 1944. “Solo” nel 2000 decide di fare coming out accrescendo progressivamente il suo impegno e la sua visibilità fino a divenire presidente dell’associazione Di’Gay Project nel 2014.
Artista, e filmmaker è nota soprattutto per i documentari sul mondo lesbico e femminista “L’altra altra metà del cielo” (2009) che ha partecipato a diversi festival a tematica, come pure “L’altra altra metà del cielo… continua” (2012) e il recentissimo “L’altra altra metà del cielo. Donne” (2019).

Come stai vivendo questo periodo di quarantena? Come sono cambiati il tuo lavoro, le tue abitudini, le tue relazioni?
Maria Laura Annibali (a sinistra) e la moglie Lidia Merlo ad una manifestazione

Personalmente con soddisfazione. Sono riuscita a creare un gruppo di canterini e non ci siamo fermati ai sette giorni di canzoni sul terrazzo di casa, come consigliati dalla Sindaca di Roma. Li abbia anzi intensificati a due incontri al giorno. Il nostro gruppo musicale è composto da un cantautore in pensione con attrezzature sonore, persone di condomini diversi, di età diverse, di nazionalità diverse, di religioni diverse e di generi diversi. La maggior parte sono etero ma l’intero complesso è capeggiato da due ultra settantenni, anche loro in pensione, dichiaratamente lesbiche, una addirittura presidente di una associazione Lgbtqi, documentarista, scrittrice… Ma non sono il tipo di persona che può limitarsi solo a cantare. Ho preso accordi con due diversi editori per pubblicare due libri diversi e ho collaborato a un articolo su Roma Sera. Assieme a un “nostro” regista sto collaborando a una sceneggiatura, ho scritto interamente un altro articolo. Ma non voglio dimentire il progetto che ho più a cuore: con Anna Paolucci, stiamo scrivendo il romanzo della mia vita!

Il virus e le misure per contrastarlo hanno avuto un impatto enorme sulla socialità e anche sugli spazi di aggregazione lgbtqi, come associazioni, serate, locali, eventi culturali. Come ripartire, come saranno i prossimi mesi?

Sinceramente sogno di tornare a Piazza delle Cinque Lune a manifestare ancora sotto al Senato per la legge contro l’omotransfobia e la legge sulle adozioni. Credo che si debba ripartire così.

Dopo quel che sta succedendo in Italia e nel mondo come ti immagini il futuro a livello politico, sociale ed economico? Quali conseguenze, rischi, ma anche nuove sfide o possibilità?
Maria Laura Annibali alla Casa Internazionale delle Donne, Roma

C’è chi dice che nulla sarà come prima. Trovo questa affermazione troppo estrema. Certo, questa esperienza per noi “grandi” è stata stravolgente. Non avrei mai pensato di poter resistere tutto il tempo già trascorso e inevitabilmente quello che dovrà ancora trascorrere nelle 4 mura di casa. Io, che neanche i terremoti mi trovavano nella mia “tana”, mi sto rassegnando e debbo dire senza sconforto. Per sopravvivere penso che l’Italia e l’Europa debbano fare un vero salto di qualità. Questo “mostro” in qualche modo ha unito tutto il Mondo nella sofferenza, con la catastrofica conseguenza di posti di lavoro perduti, come i risparmi di tanti piccoli, onesti cittadini. Con l’aiuto di governi illuminati i giovani dovranno rimboccarsi  veramente le maniche, i pantaloni e qualunque altro indumento, per poter far risorgere l’economia disastrata. Questa è la vera sfida dei prossimi anni, con la personale convinzione che insieme ce la possono fare.

Infine qual è oggi secondo te la prospettiva che si apre nella lotta per i diritti e la liberazione sessuale?

Di questo sono molto preoccupata. In una società dove dovremo lottare per provvedere alle necessità primarie delle famiglie, ci potrebbe essere poco spazio per il proseguimento del cammino sui diritti civili e la liberazione sessuale. Normalmente non sono una pessimista, ma vedo difficile che i nostri governanti, che dovranno inventarsi la “qualunque” per impedire straordinari movimenti di piazza, per il diritto al lavoro e alla casa, possano avere la voglia e il coraggio di interessarsi a risoluzioni di giustizia umana e sociale. Già in situazione di “normalità” ci sono voluti ben 20 anni per un’incompleta legge sulle unioni civili perché ci dicevano che le priorità erano sempre altre. Temo che non potendo andare avanti, si rischi, in un Mondo impoverito e bisognoso di pane e companatico, che qualche infame governante possa addirittura indire dei referendum per abrogare il frutto di una lotta lunga e sofferta.

Fattitaliani.it intervista Maria Laura

di Caterina Guttadauro La Brasca. 

Maria Laura Annibali nasce a Roma nel 1944. Laureata in Scienze Politiche all’Università “La Sapienza” di Roma, entra nel mondo del lavoro negli anni Settanta con un incarico al Ministero delle Finanze; l’evolversi della sua carriera la porta a diventare funzionaria direttiva, ruolo che ricoprirà sino alla pensione.

L’intervista di Fattitaliani.

Il suo passato, ormai lontano, è stato per lei molto ferente. Tutto ciò che era bellezza ed Arte l’affascinava, quindi scavare, ritrovare, restaurare, ci accenna di questa sua vena conservatrice?  Sono molto amante della storia e fin da piccola mi facevo comperare, ben 2 riviste concentrate solo su fatti storici, mi ricordo che si chiamavano una Historia e l’altra Storia illustrata. Ovviamente sono sempre stata prima in questa materia in tutte le scuole. Questa passione non poteva non portarmi a iscrivermi ad un importante gruppo archeologico a cui ho partecipato e addirittura sono stata vicina nella buca alla compagna, che invece di trovare piccoli referti, trovò il pettorale di un’evidente importante donna di rara, finissima fattura, con bellissime pietre dure.

Per molti la pensione è la fine di ogni attività, per altri come lei e chi le parla è, invece, l’inizio di una vita mai esplosa. Com’è andata?  Sono andata in pensione a 55 anni e riconosco che da allora mi sento assolutamente realizzata e felice di questi intrepidi e meravigliosi ultimi 20 anni. Tutto quello che avrei voluto fare da giovane, cioè, cinema, teatro, politica, sono riuscita a farlo.

Lei ha vissuto per anni con un dualismo inaffrontabile a quei tempi soffrendone per ben 23 anni. Quanta forza e coraggio c’è voluto e dove ha attinto entrambi?  Sono credente, mi dichiaro Cristiana con ascendenza Buddista, frequentando e studiando i libri del Cerchio Firenze 77 (scuola spirituale e esoterica). Convinta quindi che quello che sono non poteva essere che così, perché era il mio Karma.

L’Amore ha tante facce?  Ne sono convintissima, io che ho amato un uomo e che ora amo da 18 anni mia moglie Lidia.

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Maria Laura per PaeseRoma.it

Prima assoluta del docu-film alla Casa internazionale delle Donne

di Paolo Miki D’Agostini
per PaeseRoma.it

Il 28 Novembre 2019 ore 17:00 presso la Casa internazionale delle Donne,
sarà proiettata la prima del docu-film di Maura Laura Annibali,
“L’altra altra metà del cielo. Donne”, regista Filippo Soldi.

Maria Laura e la moglie Lidia Merlo

Maria Laura Annibali, 75 anni, è Presidente associazione dell’associazione Di’ Gay Project ed è coniugata con Lidia Merlo, 72 anni. Con questo film, terzo di una serie, fa luce su aspetti poco conosciuti della sessualità tra lesbiche.

Come mai questo titolo?
“Altra altra” perchè non parlo di donne etero, io parlo di donne che amano le donne

Chi è Filippo Soldi?
Filippo Soldi è un regista di grande abilità che ha vinto il Globo d’oro, nonostante il suo calibro ha partecipato gratuitamente alla realizzazione del film.

Di cosa parlano i suoi film?
Nei miei film si parla solo ed esclusivamente di lesbiche. Sono stata la prima film-maker del mondo a portare i documentari lesbo in carceri maschili e transgender.

Perchè ha scelto la Casa Internazionale delle Donne per presentare il film?
E’ un luogo a cui sono molto legata.

L'altra altra metà del cielo. Donne
L’altra altra metà del cielo. Donne

Qual è l’argomento del suo terzo film?
Ho intervistato uomini diventati donne che amano altre donne, in sostanza uomini diventate donne lesbiche.

E’ possibile che tali donne formino una coppia e si relazionino nella loro femminilità?
Non ne ho mai incontrate, però, poichè ci si innamora delle persone e non del loro sesso, è possibile che due transessuali, maschi alla nascita, diventate lesbiche possano incontrarsi e amarsi.

Quale importanza ha nella sua vita la partecipazione al movimento LGBT?
Sono convinta che Gesù Cristo mi abbia creata così per destinarmi ad una causa.
Ho partecipato ad attività politiche per gran parte della mia vita, sperando di poter, prima o poi, unirmi anche legalmente con la mia compagna, quando finalmente grazie alla legge Cirinnà, il 23 novembre 2017 sono diventata la sposa Gay più grande d’Italia.

Maria Laura e Lidia a TV8

Ospiti della trasmissione ho una cosa da dirti condotta da Enrica Bonaccorti.

Sabato 23 novembre 2019 Maria Laura e Lidia hanno partecipato alla trasmissione televisiva “Ho una cosa da dirti” condotta da Enrica Bonaccorti sull’emittente TV8.

Una doppia intervista in cui Maria Laura e Lidia raccontano di sé, come singole e come coppia… con una sorpresa finale da parte di Maria Laura per Lidia.

La registrazione del programma:

Intervista a Open online

Tre anni di unioni civili. La storia di Laura, “sposa” a 70 anni – L’intervista

Tra le prime unioni civili a essere celebrate nel 2016, anno di approvazione della legge, c’è quella della presidente dell’associazione Di’ gay project, Maria Laura Annibali che a 71 anni ha potuto sposare la sua Lidia, dopo oltre 17 anni di fidanzamento. «Quel giorno lo dedico a tutti coloro che avrebbero voluto sposarsi, ma non hanno fatto in tempo a vedere riconosciuto questo diritto perché intanto sono morti».

Intervista di Chiara Piselli

Maria Laura e Lidia il giorno dell’unione civile

Come è cambiata la sua vita con l’approvazione della legge sulle unioni civili? «Sono cambiate molte cose. Prima non potevamo avere voce in capitolo rispetto alla coppia, all’identità. Diverse persone hanno avuto il coraggio di metterci la faccia politicamente. Io sono un’attivista anziana, quando mi sono sposata avevo 71 anni, un po’ tardino insomma. Uso il termine “sposa” perché come dovremmo chiamarci? Le unite? Fino a quando avrò forza combatterò per il matrimonio ugualitario. E comunque è falso che le unioni civili sono state poche perché sono state celebrate in numero ragguardevole».

Con l’entrata in vigore della legge Cirinnà non ha perso tempo e si è subito sposata. «Sì, l’ho voluto fare subito, volevo essere sicura di essere la prima sposa più grande di Italia (ride ndr). E poi quel giorno era così bello. Indossavamo uno smoking banco con cui poi siamo andate al matrimonio di Imma Battaglia ed Eva Grimaldi».

Quale è stata la vostra storia? «Dopo 17 anni di amore ci siamo sposate. Alcuni di questi anni sono stati difficili, specie per Lidia che era ancora sposata e in attesa di divorzio, una situazione da equilibrista. Dunque lei ha dovuto viverli nascondendosi. Io no perché ero già attivista e nel direttivo del Di’ gay project, prendevo parte a tutte le manifestazioni, dunque io non mi nascondevo da tempo. All’inizio non volevo saperne di Lidia perché io ero stata con un’altra ragazza per 23 anni, era la mia compagna di scuola. All’epoca, a 57 anni, ero convinta che dopo di lei non avrei voluto nessun’altra al mio fianco. E mi ero messa l’anima in pace. Avevo le mie amicizie, la politica, avevo appena finito il mio terzo documentario».

E poi? «Lidia si è dichiarata pochi giorni dopo avermi incontrata al Gay village a Testaccio. “Non ci pensare proprio”, le dissi, “Vengo da una storia molto dolorosa”. Poi invece sono caduta tra le sue braccia. Una notte mi telefonò alle 3 chiedendomi di scendere: c’era una sorpresa per me vicino al mercato rionale, di fronte a casa mia. Non scesi, mi sembrava una follia uscire alle 3 di notte. Ma il mattino seguente uscì di buon’ora. Questa signora aveva preso vernice e pennello e in piena notte, rischiando di essere fermata dalla polizia, aveva scritto: “Laura, ti amo appassionatamente e perdutamente”. Io sono stata una donna molto amata, ma nessuno aveva mai fatto nulla di simile per me».

E vi siete trovate. «Ci siamo trovate pur essendo molto diverse. Lidia poi ha cominciato a seguirmi molto nella mia attività politica. Per esempio, nonostante lei odi il caldo, sabato mi accompagnerà al pride di Roma. E con me ha camminato 5 chilometri alla manifestazione di Verona, in concomitanza con il congresso delle famiglie».

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Anzio. Intervista a Maria Laura

Nel contesto della serata del conferimento del Premio per la Cultura

Maria Laura Annibali ed Edda Billi la sera del 1° settembre 2017 hanno ricevuto ad Anzio il Premio speciale per la Cultura 2017 alla presenza di numerosi ospiti. L’organizzatrice della serata Lisa Bernardini dell’associazione “Occhio dell’arte”.

Al riguardo gli articoli:

In questo festoso contesto Maria Laura rilascia questa video-intervista:

ViDEO INTERVISTA di VITTORIO BERTOLACCINI detto COBRA DUE