Unioni Civili: intervista a Maria Laura Annibali – L’altra altra metà del cielo“: storie di donne che hanno scelto e dichiarato di vivere liberamente la propria identità sessuale battendosi nel cancellare ogni forma di discriminazione, i luoghi comuni e gli stereotipi socioculturali che immiseriscono e offendono la dignità e il valore del concetto di persona. È un viaggio nell’universo femminile che prosegue nei film-documento di Maria Laura Annibali, Presidente dell’Associazione DI’GAY Project e Garante della Consulta Femminile per le Pari Opportunità della Regione Lazio.

di Maria Rosa Tamborrino  – 16 novembre 2015
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L’ultima proiezione del mio primo documentario “L’altra altra metà del cielo” è stata fatta il diciotto ottobre scorso, a Roma, nel II Municipio all’Ex dogana in via dello Scalo S. Lorenzo, mentre il secondo “L’altra altra metà del cielo continua” è stato rappresentato, nel XII Municipio nella Casa del Sole, nell’Azienda Ospedale S.Camillo Forlanini, per “la settimana Rainbow”, presente la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli che ha fatto un bellissimo intervento sulla legge che stiamo aspettando…” esordisce Maria Laura riferendosi al disegno di legge Cirinnà Boschi sulle unioni civili, e continua: “e sempre per la settimana Rainbow, in una scuola nel primo Municipio ho presentato il mio secondo documentario. Aggiungo che in questa settimana Rainbow la mia Associazione ha portato a termine un progetto che si chiama “Fermenti attivi” destinati agli operatori che si occupano della terza età; infine nel III Municipio partecipo con un film del regista Filippo Soldi con cui sto realizzando il terzo documentario: “Non so perché ti odio”.

Maria Laura Annibali è attivissima. Funzionaria direttiva, in pensione, nel Ministero delle Finanze, nel cinema esprime il suo talento artistico ed il suo progetto di vita. In questi ultimi dieci anni il suo percorso di coming out l’ha portata ad un diretto confronto con la società e ad un grande livello di visibilità.

Tu che sei entrata nella vita di tante donne raccontando le loro storie, che esperienza ne hai tratto?

Sto lavorando intorno al terzo episodio del mio documentario e rappresenterò le varie problematiche che abbiamo superato finora. Io ho sempre intervistato persone libere. Quasi tutte le mie intervistate hanno avuto dei trascorsi difficili, anche di omofobia interiorizzata, di non accettazione del proprio io, ma poi tutte sono arrivate a un grande senso di libertà, addirittura ‘dandosi in pasto al pubblico’ raccontando di sé cose così intime.

Libertà, spiritualità, amore: elementi fondamentali cui la persona aspira nella vita. Mi esprimi il tuo pensiero in proposito? 

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La libertà e la spiritualità conseguono all’amore, di più: sono la cartina al tornasole dell’amore. Fino a qualche tempo fa mi consideravo semplicemente una volontaria, oggi sono una volontaria attiva. Parafrasando “Renatino” ho un grande sentimento per gli “zeri” del mondo! Da molti sono considerata una diversa e sempre di più amo tutti coloro che sono diversi. L’amore per gli animali è un altro sentimento che ho ereditato dai miei genitori; e chi più dell’ animale è diverso dall’umano? Frequento da quattordici anni una scuola che accoglie le varie forme della spiritualità, però mi professo fortemente cristiana, e da quindici anni ho come guida spirituale la Pastora del Cristo Re, della Chiesa del Nazareno, una diramazione della Chiesa Valdese. C’è veramente un bellissimo rapporto tra noi, proprio lei mi ha convinto alla realizzazione dei miei progetti, e io che non avevo mai pensato di fare politica e cinema, dedicandomi a queste attività ho scoperto dentro me dei tesori inimmaginabili. La spiritualità e la libertà del Cristianesimo sono una grande forza di vita che mi fa andare avanti credendo nelle mie battaglie. Don Gallo diceva che l’amore è amore e Dio non può avercela con chi ama! So che Lui mi ha fatto come sono, anche io a sua immagine, una sua creatura, una sua scintilla e a lui tornerò.

Le tue battaglie per il rispetto della persona e dei suoi diritti inviolabili sono la tua ragione di vita. Questa sensibilità così sviluppata ha origine dal tuo ambiente familiare?

Ho ereditato dalla mia famiglia una grande umanità, l’esempio viene da mio padre e da mia madre con cui ho trascorso i miei anni giovanili, era una donna davvero straordinaria e di grande intelligenza, ma devo però anche dire che la mia famiglia è stata il grande dolore della mia vita. I miei genitori si sono separati quando io avevo solo sette anni ed è stato un momento molto drammatico. Erano gli anni cinquanta, un’epoca in cui quella situazione era molto difficile da accettare dalla società del tempo, come oggi avviene per le famiglie “arcobaleno”, per le quali stiamo lottando. Da questi fatti si è accentuata la mia sensibilità verso i più deboli e i discriminati e nascono le mie campagne in difesa dei diritti civili, oltre a occuparmi dei poveri e degli animali. Io penso che ognuno, proseguendo nella vita, debba rapportarsi al proprio vissuto e guardare ai tempi che corrono. In Italia c’è ancora non accettazione e ostilità da parte di molta gente riguardo alle famiglie “arcobaleno”, è una realtà che è pesante e difficile da comprendere, si deve digerire, e il messaggio che voglio trasmettere, in difesa dei bambini di queste situazioni familiari complesse, è che nella realtà sociale i figli in queste famiglie già ci sono, dunque ci deve essere una legge che li tuteli, e lo Stato non può inventarsi che debbano avere un solo genitore e se muore il genitore biologico l’altro è un estraneo che non ha né diritti né tutele su di lui! Lo Stato deve prendere responsabilmente coscienza di queste nuove problematiche sociali. E’ un atto di crescita civile, senza dimenticare che, come è avvenuto in passato per altre situazioni, ad esempio la separazione dei miei genitori, che mi ha provocato all’epoca dolore ed emarginazione, fra pochi anni anche questa sarà maturata nella coscienza comune.

Vogliamo parlare delle unioni civili?

Riteniamo il disegno di legge Cirinnà- Boschi “il minimo sindacale”, perché riconosce l’adozione del partner del figlio biologico già esistente. Questione inderogabile per noi è la pensione di reversibilità, perché come tutti i cittadini paghiamo le tasse, versiamo i contributi che sono qualcosa che ci viene tolto dal nostro stipendio. Tra l’altro la riversibilità non è immediata, ma occorrono dieci anni dall’unione, un tempo stabilito per verificare la stabilità del rapporto. È giusto comunque accettarlo e questo è un momento favorevole in cui forze politiche convergenti potranno aiutarci a votarlo. Abbiamo bisogno politicamente di una certa trasversalità. È intanto un inizio poi la legge si potrà migliorare. Nella costituzione italiana i nostri padri costituenti hanno garantito uguaglianza e pari dignità a tutti i cittadini, uomini e donne, e sempre nel rispetto della persona. Noi stiamo chiedendo l’applicazione del nostro dettato costituzionale. Tu non credi che con queste limitazioni noi abbiamo effettivamente qualcosa in meno degli altri?

Consideri corretto il termine matrimonio tra persone dello stesso sesso?

La mia è vita è poesia. Amo usare il termine:”omoaffettività”. Non l’ho inventato io, ma mi sarebbe piaciuto. La definizione omosessualità mette al primo posto la sessualità. Se però si mette in evidenza l’affettività quale differenza può esserci tra il matrimonio eteroaffettivo e quello omoaffettivo?