Maria Laura intervistata sull’iniziativa dei balconi per vincere l’isolamento e la depressione da quarantena
CONNESSIONI SOLIDALI – Puntata 30
Conduce NADIA GERMANO Ospiti: BRUNO PERNICH, istruttore fitness – ALESSIA ZEFERINO, Giornalista – In Collegamento Telefonico da Roma MARIA LAURA ANNIBALI, attivista per i diritti LGBT, documentarista e presidente DI’GAY Project (dal minuto 28)
CONNESSIONI SOLIDALI va in onda ogni lunedì, martedì, giovedì e venerdì, sulla pagina facebook “EVENTI E MANIFESTAZIONI NO PROFIT SIRACUSA“
Altrestorie ha deciso di raccontare come sta vivendo la pandemia di coronavirus la nostra comunità Lgbtqi. Tanti volti, esperienze e riflessioni di attiviste/i, persone impegnate nel sociale, in politica, nelle lotte, nel web, artiste/i, e di tutta la splendida e variegata moltitudine che con le sue diversità da sempre anima la nostra comunità.
Annibali, temo che le nostre lotte non saranno più priorità
Per la presidente di Di’GayProject superare la cirsi economica richiederà uno sforzo unitario ed eccezionale, e ottenere leggi e diritti sarà più difficile
Abbiamo ascoltato Maria Laura Annibali, presidente dell’associazione romana Di’Gay Project che, dall’alto dei suoi 76 anni, non si lascia fermare neppure dalla panedemia e continua a guardare con speranza e progettualità al futuro.
Che impatto ha avuto l’emergenza coronavirus sulla vita e le attività associative di DìGayProject? Come state reagendo?
Purtroppo abbiamo sospeso tutti gli eventi che erano in programma. Un grande peccato, perchè erano multiformi, variegati e avevano già avuto successo nelle precedenti edizioni. Stiamo reagendo nella maniera migliore possibile, lavorando da casa, per la realizzazione dei prossimi progetti, di cui saremo protagonisti insieme ad altre associazioni in campo europeo.
Maria Laura Annibali, romana, pensionata, classe 1944. “Solo” nel 2000 decide di fare coming out accrescendo progressivamente il suo impegno e la sua visibilità fino a divenire presidente dell’associazione Di’Gay Project nel 2014. Artista, e filmmaker è nota soprattutto per i documentari sul mondo lesbico e femminista “L’altra altra metà del cielo” (2009) che ha partecipato a diversi festival a tematica, come pure “L’altra altra metà del cielo… continua” (2012) e il recentissimo “L’altra altra metà del cielo. Donne” (2019).
Come stai vivendo questo periodo di quarantena? Come sono cambiati il tuo lavoro, le tue abitudini, le tue relazioni?
Personalmente con soddisfazione. Sono riuscita a creare un gruppo di canterini e non ci siamo fermati ai sette giorni di canzoni sul terrazzo di casa, come consigliati dalla Sindaca di Roma. Li abbia anzi intensificati a due incontri al giorno. Il nostro gruppo musicale è composto da un cantautore in pensione con attrezzature sonore, persone di condomini diversi, di età diverse, di nazionalità diverse, di religioni diverse e di generi diversi. La maggior parte sono etero ma l’intero complesso è capeggiato da due ultra settantenni, anche loro in pensione, dichiaratamente lesbiche, una addirittura presidente di una associazione Lgbtqi, documentarista, scrittrice… Ma non sono il tipo di persona che può limitarsi solo a cantare. Ho preso accordi con due diversi editori per pubblicare due libri diversi e ho collaborato a un articolo su Roma Sera. Assieme a un “nostro” regista sto collaborando a una sceneggiatura, ho scritto interamente un altro articolo. Ma non voglio dimentire il progetto che ho più a cuore: con Anna Paolucci, stiamo scrivendo il romanzo della mia vita!
Il virus e le misure per contrastarlo hanno avuto un impatto enorme sulla socialità e anche sugli spazi di aggregazione lgbtqi, come associazioni, serate, locali, eventi culturali. Come ripartire, come saranno i prossimi mesi?
Sinceramente sogno di tornare a Piazzadelle Cinque Lune a manifestare ancora sotto al Senato per la legge contro l’omotransfobia e la legge sulle adozioni. Credo che si debba ripartire così.
Dopo quel che sta succedendo in Italia e nel mondo come ti immagini il futuro a livello politico, sociale ed economico? Quali conseguenze, rischi, ma anche nuove sfide o possibilità?
C’è chi dice che nulla sarà come prima. Trovo questa affermazione troppo estrema. Certo, questa esperienza per noi “grandi” è stata stravolgente. Non avrei mai pensato di poter resistere tutto il tempo già trascorso e inevitabilmente quello che dovrà ancora trascorrere nelle 4 mura di casa. Io, che neanche i terremoti mi trovavano nella mia “tana”, mi sto rassegnando e debbo dire senza sconforto. Per sopravvivere penso che l’Italia e l’Europa debbano fare un vero salto di qualità. Questo “mostro” in qualche modo ha unito tutto il Mondo nella sofferenza, con la catastrofica conseguenza di posti di lavoro perduti, come i risparmi di tanti piccoli, onesti cittadini. Con l’aiuto di governi illuminati i giovani dovranno rimboccarsi veramente le maniche, i pantaloni e qualunque altro indumento, per poter far risorgere l’economia disastrata. Questa è la vera sfida dei prossimi anni, con la personale convinzione che insieme ce la possono fare.
Infine qual è oggi secondo te la prospettiva che si apre nella lotta per i diritti e la liberazione sessuale?
Di questo sono molto preoccupata. In una società dove dovremo lottare per provvedere alle necessità primarie delle famiglie, ci potrebbe essere poco spazio per il proseguimento del cammino sui diritti civili e la liberazione sessuale. Normalmente non sono una pessimista, ma vedo difficile che i nostri governanti, che dovranno inventarsi la “qualunque” per impedire straordinari movimenti di piazza, per il diritto al lavoro e alla casa, possano avere la voglia e il coraggio di interessarsi a risoluzioni di giustizia umana e sociale. Già in situazione di “normalità” ci sono voluti ben 20 anni per un’incompleta legge sulle unioni civili perché ci dicevano che le priorità erano sempre altre. Temo che non potendo andare avanti, si rischi, in un Mondo impoverito e bisognoso di pane e companatico, che qualche infame governante possa addirittura indire dei referendum per abrogare il frutto di una lotta lunga e sofferta.
Maria Laura Annibali, presidente dell’Associazione DI’GAY PROJECT, autrice di tre docu-film – L’altra altra metà del cielo, L’altra altra metà del cielo…continua e L’altra altra metà del cielo. Donne – curatrice dei relativi saggi dagli stessi titoli, attivista ventennale del movimento Femminista e LGBTQ, iscritta a WikiPoesia, tra tante altre cose.
Da quando siamo in quarantena, insieme a condòmini, vicini di casa amici, ma anche sconosciuti, ci ritroviamo, sui balconi due volte al giorno: una alle ore 12:00, per fare quattro chiacchiere, e una alle 17,30 per cantare motivi vari, tra cui delle mini cover inventate da mia moglie e dalla sottoscritta. La cosa particolare è che possiamo contare sull’accompagnamento musicale, nonché su microfono e casse acustiche, messi a disposizione dall’amico condòmino del piano di sopra, che suona e canta da professionista in pensione. Il risultato è che riusciamo a coinvolgere persone anche di altri palazzi, annullando le distanze, in alcuni casi, anche significative.
In verità questa nostra esperienza, che da flash-mob occasionale è diventata un appuntamento quotidiano, si inserisce nel contesto di un’altra particolarità, nata già da qualche tempo, della nostra realtà di vicinato, e cioè l’amicizia che è sorta tra le nostre famiglie, comprendendo con questo termine tutte le tipologie sociali di convivenze: da quelle cosiddette “regolari”, a quelle di vedove, vedovi, single, a quella mia di famiglia lesbica, riconosciuta tale soltanto dal 2016, con la celebrazione dell’unione civile, ma di cui tutti sono a conoscenza e che tutti avevano accettato ancor prima che la legge delle unioni civili fosse approvata.
Questa forma di “normalità” di rapporti umani l’abbiamo allargata anche a persone vicine per spazi, ma in realtà sconosciute, pensando che, in questo periodo tremendo, essa possa aiutare a fronteggiare una latente – ma neanche troppo – paura del domani.
Insomma, con la scusa del canto scaramantico, sto cercando di riportare all’attuale tempo del coronavirus, l’atmosfera di tempi lontani, quella che io ho vissuto, nel quartiere S. Eustachio, in cui sono nata 75 anni fa, dove ci scambiavamo il sale e l’olio e ci conoscevamo tutti.
Il passatempo sereno e leggero, non ci fa dimenticare la solidarietà verso i medici, paramedici, farmacisti, ecc…. e i parenti delle tante vittime, così che, spesso, per ringraziarli, prima delle divertenti esibizioni, ci raccogliamo in qualche minuto di silenzio.
Tutto ciò, cioè la nostra esperienza di quarantena viciniale, unita anche alla mia particolare esperienza di vita (come si evince dal mio sito web personale o usando i motori di ricerca), penso possa lanciare un messaggio positivo, improntato alla solidarietà, all’apertura verso gli altri e alla reciproca accettazione.
Per vincere la pandemia, facendoci contagiare dalla solidarietà.
Roma, quartiere Talenti, la quarantena causata dal coronavirus è iniziata con una settimana di flash mob dai balconi di tutta la città, oggi a distanza di più di venti giorni c’è ancora qualcuno che fa del flash mob un appuntamento quotidiano e irrinunciabile.
Maria Laura Annibali, 75 anni, presidente Di’ Gay Project: «Da quando sono in quarantena, insieme a condomini e amici e sconosciuti, ci ritroviamo,sui balconi, nonostante ampie distanze, due volte al giorno una alle ore 12:00, per fare quattro chiacchiere, e una alle 17,30 per cantare motivi vari compreso delle mini cover inventate da mia moglie e dalla sottoscritta».
Grazie agli impianti acustici, come riferito da Maria Laura, riescono a coinvolgere palazzi anche lontani dal loro, creando una nuova forma di quotidianità, non solo con le persone già amiche e ben conosciute, ma anche con gente che prima conoscevano solo di vista o non conoscevano affatto, abbattendo ogni ostacolo legato alla diversità comunemente presente nella quartiere, quale ricco-povero, bianco-nero, etero-gay, giovane-anziano, cristiano-ebreo…
Nel Municipio III di Roma il flash mob di Laura ha suscitato interesse:
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