L’altra altra metà del cielo. Donne – Libro + DVD

Uscito il volume di Maria Laura Annibali, pubblicato da Edizioni Libreria Croce.

La presentazione pubblica di questo ulteriore lavoro di Maria Laura che si affianca alla produzione del DVD con il terzo docu-film L’altra altra metà del cielo. Donne, è in programma per

sabato 26 settembre
a Roma, presso il Family Bar
di via Carlo Cipolla 26 (Colli Albani).

Interverranno, oltre all’autrice e all’editore, Fabio Croce,

Emanuela Dei, scrittrice, giornalista
Sandra Mazza, archeologa
Anna Paolucci, scrittrice
Isabelle M. Rizk, architetta
Antonella Succi, avvocata

L’altra altra metà del cielo. Donne – Libro + DVD

Recensione di Emanuela Dei

Pubblicato sul sito di informazione on line La città.eu

“Verso l’infinito e oltre” questo è il motto del robot futuristico Buzz Lightear in “Toy story”. Un modo avvincete per dire che i viaggi megagalattici non finiscono mai e che l’immaginazione di un bambino, insieme al suo giocattolo, può costruire infiniti mondi per reinventare la realtà. 

Ma nel lavoro di Maria Laura Annibali, che è un documentario, non c’è la parola “oltre” ma “altra”. Ne “L’altra altra metà del cielo. Donne”, infatti, l’intento della creatrice non è quello di fantasticare, trasgredire andare “oltre” la pura realtà ma solo quello di raccontare storie di vita fatte di carne e sangue. Nei primi due documentari la regista aveva raccolto testimonianze di donne lesbiche, qui il discorso continua inglobando “l’altra” metà dell’universo queer: il mondo transessuale.

Annibali sceglie come filo della narrazione l’orientamento sessuale dei suoi testimoni. Che siano lesbiche o trans non importa, il filo rosso è l’amore, l’attrazione, il sentimento verso le donne senza preoccuparsi di determinare o cadere in stereotipi sessisti.

Per meglio spiegare questa affermazione Annibali propone la testimonianza di Valentina, nata donna, attratta delle donne e che, poi, ha deciso di transitare verso il sesso maschile. Alex cambia identità ma non l’oggetto d’amore. Anche Isabel, nata uomo, transita verso il sesso femminile ma per questo non smette di essere attratta dalle donne. E lo stesso è per Helena Velena che persegue, in maniera spasmodica, la ricerca della gioia e felicità nella sua esistenza.

L’obiettivo di Annibali in questo documentario è quello di annullare differenze, preconcetti e di dedicarsi solo alla pura evidenza dei fatti: abbiamo a che fare con persone, esistenze, che narrano le loro vite. Ognuna di queste è portatrice di dolore, lotte, coraggio e ricerca.

La copertina del libro edito da Edizioni Croce

Il susseguirsi delle interviste è armonico e pacato: le domande dell’intervistatrice sono garbate e mettono a proprio agio i testimoni. Si capisce benissimo che dall’una e dall’altra parte c’è stima e rispetto. Nessuno scoop o domande trabocchetto, Annibali predilige un racconto basato sulla gentilezza, la fiducia e il passare del tempo che permettere ad ogni ospite di svelare la sua essenza. 

Troviamo la testimonianza di Anna, ad esempio, poeta, che ci rivela quanto la società abbia condizionato e mal giudicato la sua diversità. È lei stessa a spiegarci il percorso per l’ accettazione della propria condizione in un paese intriso di modelli catto-patriarcale che non prevedevano alternative al dover essere madre, moglie o figlia.

C’è Edda Billi, poi, che durante il ‘69, insieme alle sue amiche dissidenti romane, ha trovato il coraggio di combattere, riscrivere e rivendicare i propri diritti. Il femminismo, racconta Billi, ha avuto la capacità raccogliere e mettere in rete migliaia di “streghe” destinate, individualmente al silenzio.

Nel racconto di Paola e Stella, invece, insieme da trentatré anni, viene affrontato il tema dell’amore maturo che ha abbandonato il cliché romantico del tormento e della dannazione. Loro sono una coppia stabile ed insieme hanno affrontato, e vinto, la malattia e la paura della perdita.

Al documentario ora in DVD, distribuito da Edizioni Croce, è stato abbinato un libro-compendio dove Antonella Montano, Sandra Mazza, Anna Paolucci e Antonella Succi propongono interessanti saggi sulle esperienze di vita registrate.

Sulla medesima testata anche una video-recensione di Emanuela Dei

Del libro di Maria Laura si parla a partire dal minuto 8.02

Il canto dai balconi

Articolo di Maria Laura sull’esperienza della quarantena.

Roma Talenti: “Il canto dai balconi” ha sconfitto la solitudine e gli stereotipi per una convivenza civile

Roma Talenti: “Il canto dai balconi” ha sconfitto la solitudine e gli stereotipi per una convivenza civile
Terminata la quarantena, ma l’amicizia continua

L’articolo pubblicato sul sito: fai.informazione.it

Considerata la mia età, 75 anni, e alcune problematiche di salute che mi rendono un soggetto a rischio, Ho passato l’intera quarantena e anche più in casa. Non potendo uscire, non potevamo vedere gli amici e mia moglie Lidia non poteva vedere sua figlia. È stato un periodo molto triste anche per la mia battaglia politica, essendo la presidente dell’associazione romana “Di’Gay project”, che si occupa dei diritti delle persone LGBT.

 Giugno è il mese del Pride e quest’anno non si è potuto svolgere! Inoltre la mia associazione, che nel suo piccolo organizza tanti eventi culturali, lezioni di yoga e di teatro gratuiti, si è fermata del tutto. Anche il mio docu-film L’altra altra metà del cielo. Donne, che racconta la realtà delle relazioni tra lesbiche,  non è stato possibile proiettarlo in nessun festival (sono riuscita a presentarlo alla Casa internazionale delle donne di Roma e al Festival del cinema LGBT di Napoli.

In ogni modo, nonostante tutto, abbiamo creato una situazione incredibile nel nostro condominio e in tutti quelli attorno nel quartiere Talenti di Roma dove abito. Abbiamo preso la questione “canto dai balconi “ seriamente e ogni pomeriggio, per tutta la quarantena, ci siamo trovati fuori dai terrazzi a cantare.

All’inizio della quarantena, partì l’iniziativa delle cantate e delle suonate dai balconi, i media la definirono flash mob, in quanto movimento spontaneo, convocato tramite i social in modo improvvisato a cui, soprattutto per i primi appuntamenti alle ore 18, furono dati significati diversi che andavano dal farsi coraggio reciprocamente all’esprimere solidarietà e vicinanza a chi veniva colpito dal virus o, ancora, a dimostrare apprezzamento e riconoscenza a chi si prodigava per gli altri nel far fronte all’emergenza sanitaria.

Però se si fosse trattato di un flash mob vero e proprio, avrebbe dovuto avere la caratteristica, non solo dell’improvvisazione sul nascere, ma anche quella della rapidità nello scomparire: la durata di un “flash” appunto. Nel nostro caso è nato come un flash mob, poi è evoluto diventando un appuntamento fisso che, pur mantenendo le motivazioni di partenza, sostegno e incoraggiamento nella solitudine dell’isolamento, partecipazione e affetto verso chi viveva quotidianamente faccia a faccia con una malattia tanto cattiva quanto subdola, in realtà si configurava come un esperimento di una nuova socialità.

A mia moglie Lidia e me, si è unito Mario, musicista (dell’appartamento sopra al mio) con la chitarra e l’impianto di amplificazione, la professoressa Sabrina con il violino, poi Marcella e Giuseppe, amici della mia associazione, di un palazzo di fronte, separati da una zona di verde, con loro un’infermiera Covid e Sara, che mi ha espresso la sua riconoscenza con parole toccanti.

C’era anche Anna (del piano sotto), Maria, del palazzo accanto, Franco e Viola, vicini di pianerottolo, Pia, Elisa di Torino, Doriana, avvocata, ecologista e attivista del III Municipio romano, Laura, con i suoi cagnolini che partecipavano al canto abbaiando, Palmira e Alessandro, che in occasione del compleanno di Lidia, ci hanno calato spumante e dolcetti dal balcone con una fune. Insieme a noi canterini c’era infine chi semplicemente si affacciava per ascoltare ed applaudire.

I nostri appuntamenti quotidiani hanno fatto crescere la nostra realtà di vicinato, l’amicizia che è sorta tra le nostre famiglie, comprendendo con questo termine tutte le tipologie sociali di convivenze: da quelle cosiddette “regolari”, a quelle di vedove, vedovi, single, a quella mia di famiglia lesbica, riconosciuta tale soltanto dal 2016, con la celebrazione dell’unione civile, ma di cui tutti sono a conoscenza e che tutti avevano accettato ancor prima che la legge delle unioni civili fosse approvata. Una “vicinanza”, quindi, che va oltre le differenze di credo religioso (ci sono cattolici, cristiani ortodossi, atei, agnostici, oppure io, che mi definisco “cristiana con ascendenza buddista”) o di simpatie politiche accomunate però dalla difesa dei principi di libertà e di democrazia, anche se non ci è mancata qualche contestazione al nostro riproporre “Bella ciao” come “sigla” delle nostre performances canore.

La prova che il flash mob dei canti dai balconi ha generato qualcosa di nuovo, che continua anche dopo la quarantena, sta nel fatto che le persone che hanno condiviso con me questa esperienza, hanno deciso di lasciare i balconi e di scendere per ritrovarsi negli spazi di socialità del quartiere, più motivati di prima, per condividere amicizia, solidarietà nell’accettazione delle differenze. Chissà, magari anche da questo punto di vista potremmo dire che “niente è più come prima”.

Non più tanti “flash” che illuminano per un attimo e poi scompaiono, ma un unico raggio di luce che rende più chiare le nostre esistenze personali e che, inevitabilmente, diventa un riferimento, un faro luminoso per tutto il vicinato.


Maria Laura Annibali

Crowdfounding per L’altra altra metà del cielo 3

La campagna di sostegno al nuovo progetto di Maria Laura inizia nel novembre 2017

Il progetto è ospitato dal portale “Produzioni dal basso” ed è presentato da Maria Laura con un video:

Il progetto relativo alla produzione del terzo documentario della serie “L’altra altra metà del cielo” (il titolo ipotizzato allora era “L’altra altra metà del cielo queer“) trova ospitalità sul sito di Stonewall, Associazione d’iniziativa Gay, Lesbica, Bisex, Trans di Siracusa (15 dicembre 2017, servizio di Carmen Bellone) e sul sito del quotidiano di Viterbo e provincia La città (20 marzo 2018, servizio di Emanuela Dei).

A supporto della campagna anche un primo trailer basato sul una prima parte di materiale già girato: