Intervista a La voce di New York

Con Lisa Bernardini

https://www.lavocedinewyork.com/arts/spettacolo/2021/09/12/maria-laura-annibali-e-lidia-unamore-clandestino-lontano-dalla-luce-per-15-anni/

di Lisa Bernardini

(Foto di Melissa Ianniello, immagine tratta dal progetto Wish it Was a Coming Out)

Maria Laura Annibali, la romana volitiva ed energica di cui state per leggere l’intervista, e che il prossimo 21 settembre compirà 77 anni, l’ho conosciuta nel 2017, insieme alla poetessa ed attivista Edda Billi, vera icona vivente della comunità lesbica romana, ma non solo (Edda negli Anni ’50, vorrei accennarlo, ha rischiato di perdere addirittura la vita per mano di suo padre, quando decise di parlare alla famiglia della sua omosessualità). Altri tempi: uscire alla luce del sole con certe verità era un atto di eroismo.

Entrambe ho fortemente voluto premiarle in una manifestazione culturale italiana di cui ero direttore artistico, riconoscendone l’attivismo infaticabile in tante battaglie di una intera vita. Da allora la sottoscritta, da eterosessuale che ha sempre nutrito un forte impegno civile, è diventata amica anche di Lidia (moglie di Maria Laura), e di tante altre esponenti del Movimento LGTB in Italia. Quando ho incontrato la prima volta Maria Laura, era stata approvata la Legge Cirinnà, e con Lidia era sposata da pochi mesi, coronando un sogno che le vede felici ancora oggi.

Una storia d’amore, quella tua con Lidia, che dura da tantissimi anni. Cominciamo dal momento esatto in cui vi siete conosciute: in quale occasione?

“Ci siamo conosciute a Roma, al Gay Village di Testaccio”.

Tua moglie Lidia è stata sposata prima di te con un uomo, e da quel matrimonio è nata una figlia. Che rapporti hanno oggi madre e figlia? Ed in generale: come è stato possibile conciliare un passato così importante nella vostra nuova vita di coppia?

Lidia mi ha fatto conoscere la figlia dopo qualche anno, e i rapporti con lei sono ottimi. Mia moglie, dopo aver confidato alla figlia il suo orientamento sessuale, si è sentita libera e compresa. Oggi i fantasmi brutti del nostro passato li  abbiamo lasciati entrambe alle nostre spalle”.

Come avete fatto a vivere questo amore, che è stato clandestino e lontano dalla luce per ben 15 anni?

“Purtroppo è stato clandestino perché, dopo la separazione di Lidia, sono cominciate le pratiche di un divorzio lunghissimo, dove è intuibile fosse abbastanza pericoloso farci vedere insieme. Noi, però, non ci siamo mai arrese; evitavamo solo che i fotografi o le televisioni ci riprendessero. E’ stato un periodo, sotto questo profilo, di grande attenzione: eravamo molto controllate fuori, ma dentro di noi questo non ha impedito che il nostro sentimento continuasse a crescere. Lidia, quando vedeva qualche fotografo o operatore, si mescolava con i nostri amici, ecco”.

In occasione del Premio Speciale Cultura a Maria Laura Annibali ed Edda Billi nell anno 2017 alla manifestazione Photofestival Attraverso le Pieghe del Tempo

Proviamo a raccontare il momento in cui avete fatto coming out dopo tanti anni di buio.

“Arrivato il divorzio di Lidia, il quotidiano Il Messaggero mi fece una intervista con lei accanto, e ci fotografò entrambe. In quella occasione io dichiarai che sarei stata una delle prime donne ad unirmi civilmente. Per fortuna, la figlia di Lidia già mi aveva conosciuto e aveva accettato il nostro rapporto, quindi non rimase sbalordita di questa mia dichiarazione (al contrario di qualcun altro!)”.

L’inizio della vostra storia assomiglia davvero ad un romanzo, e vorrei accennarlo. Che dichiarazione ti ha fatto per convincerti a mettervi insieme?

“Ricevetti una telefonata da Lidia ormai 20 anni fa, alle 3 di notte, che mi sollecitava a scendere per vedere la sorpresa che mi aveva fatto quasi sotto casa. Le risposi se fosse pazza!!! Le promisi comunque che di prima mattina, il giorno seguente,  sarei andata a vedere. Sono stata una donna molto amata nella mia vita, ma nessuno mai aveva scritto  di notte, su un muro del mercato di fronte alla mia casa, la frase Laura, ti amo appassionatamente e perdutamente, accompagnando la scritta con un cuore trafitto da una freccia con le nostre iniziali  e tre goccette di vernice rosso sangue vicine! Come avrei potuto mai non accogliere questo amore? E così ho fatto. Per fortuna”.

Il giorno del matrimonio tra Maria Laura e Lidia

Quando vi siete sposate, finalmente?

“Il 23 novembre 2016, e non potevamo che suggellare così il nostro legame sentimentale,  visti gli anni di battaglie a favore delle unioni civili che avevo condotto in prima persona insieme alla senatrice Monica Cirinnà, al senatore Sergio Lo Giudice e alla mia Associazione Di’ Gay Project (unitamente a tante altre Associazioni che hanno avuto a cuore questa tematica)”.

La vostra storia, insieme ad altre storie di vita, è stata scelta per «Beyond the Rainbow», la campagna interattiva globale di H&M che invita a guardare oltre l’ arcobaleno per toccare con mano storie vere di vita vissuta. Come siete state contattare per partecipare?

“Questa esperienza, ti confesso,  è stata una delle più entusiasmanti  della mia vita; partecipare a questa grande operazione anti omolesbotransfobia internazionale, con nomi famosi da vari Paesi, sinceramente a me e a Lidia ha dato una carica di entusiasmo che ancora non è finita. Siamo state scelte da una funzionaria italiana di H&M che – sponte sua – ha mandato una nostra intervista video fatta un paio di anni fa alle persone responsabili della comunicazione in Svezia. Il direttore della più importante rivista gay svedese ci ha poi fatto un provino su una piattaforma, alla presenza di un traduttore e con la supervisione della regista di tutta questa operazione, ed è andato benissimo, al punto che ci hanno inviato immediatamente il contratto. Siamo veramente fiere di essere state scelte solo noi, come coppia, a rappresentare l’Italia”.

Lidia non è stata la tua prima relazione importante, in realtà.

“Sì, vero; ho convissuto ben 23 anni con una mia compagna di scuola: un rapporto tormentato dalla profonda gelosia e caratterizzato dal possesso della mia Lei di allora”.

Maria Laura Annibali, 75 anni, e Lidia Merlo, 72 anni, Roma. (Foto di Melissa Ianniello, immagine tratta dal progetto Wish it Was a Coming Out)

Come ha fatto una donna della tua età, vissuta in altri tempi e con mentalità diverse, ad introdursi nel mondo Pride? Proviamo a spiegarlo, anche con poche parole. E a chi vuoi dire grazie.

“Devo molto, e lo ricorderò sempre, all’incontro con una grande donna che ha creduto in me fin dal primo momento che mi ha conosciuta: Imma Battaglia. Imma ha appoggiato fin dall’inizio tutti i miei progetti, come creare un gruppo di autocoscienza, facente capo proprio alla sottoscritta,  presso la nostra sede associativa; o come farmi essere responsabile dello sportello del  microcredito ( siamo stati l’unica Associazione LGBTQ ad avere l’incarico dalla Regione Lazio). Altro grazie che le devo è stato  far intitolare uno dei fiori all’occhiello dei nostri progetti ad una esemplare amica e splendida attivista quale era Maria Baiocchi. Mi ha fatto poi  organizzare incontri nelle scuole, nelle università, nei centri anziani dove sono stata con i miei documentari. Abbiamo anche fatto firmare un progetto pilota dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Direttore Generale del DAP e dal Garante dei Detenuti di Roma e del Lazio (ho avuto  la possibilità di una esperienza umana, civile e politica bellissima, insieme ad Edda Billi) nonchè dalla Dott.ssa Antonella Montano. Insieme a tutte le attiviste abbiamo sperimentato  come la nostra Associazione abbia veicolato nella sua storia messaggi di pace e di inclusione, attraverso anche tante conferenze sull’arte, sulla archeologia e sulla filosofia. Infine,  vorrei ricordare un’ altra iniziativa che mi ha resa felice ed onorata : la pubblicazione di una mia intervista insieme ad una di Edda Billi, racchiuse entrambe in un libro dal titolo Donne da sfogliare. Un grazie immenso va pertanto anche a lei: alla grande Edda”.

Se avessi la possibilità di avere davanti a te,  tutti insieme, gli omofobi di cui purtroppo sono ancora piene le cronache, per spiegare loro la crudeltà e il peccato mortale dei comportamenti di odio nei confronti della comunità LGTB, quali parole sceglieresti?

“Vergognatevi, perchè ci fate del male. L’Amore non ha sesso. Direi solo questo”.

Hai più rimpianti o rimorsi, Maria Laura?

“Qualche rimpianto; nessun rimorso.  Da credente quale sono, sono convinta che  Lui  mi ha creato così, perchè evidentemente voleva che io non fossi in un altro modo”.

E Lidia cosa ti ha confidato? Di avere più rimorsi o rimpianti?

“Dato il suo passato molto sofferto, anche lei non ha rimorsi. Rimpianti, invece, molti”.

Maria Luisa alla Camera dei Deputati nel 2015

“Ho l’onore di essere la Presidente Di’ Gay Project succedendo ad una figura come Imma Battaglia, e ci siamo sempre occupati come Associazione di ogni discriminazione, e lo abbiamo fatto in ogni maniera possibile; continuiamo a combattere i soprusi con tutte le nostre forze. Dal palco di  eventi culturali o da quello di manifestazioni pubbliche più o meno grandi, noi ci siamo sempre stati. Nella società civile, che ritengo sia comunque più avanti della politica, manca veramente poco secondo me a riconoscere  diritti che in tante altre   nazioni sono leggi da anni;  mi    riferisco    soprattutto     al     Ddl Zan, il      disegno     di   legge contro l’ omolesbotransfobia, per il quale da un anno, sempre con la bandiera della mia Associazione,  vado a manifestare in piazza. L’altra lotta che le Associazioni che hanno a cuore i diritti civili devono continuare a combattere è quella dei figli delle Famiglie Arcobaleno;  non sono figli di un Dio minore!  Non vorrei ripetermi, ma partirà  dalla  società civile la spinta evolutiva  necessaria a far smuovere una politica ancora addormentata su temi spinosi come questi”.

Sei anche regista: parlaci del tuo ultimo cortometraggio dal titolo “L’altra altra metà del cielo”, che in realtà racchiude una trilogia di documentari. Da dove è partita l’idea ?

“Il mio ultimo documentario “L’altra altra metà del cielo. Donne” è il mio  terzo lavoro sulla identità lesbica. E’ un progetto che è cominciato con “L’altra metà del cielo” nel 2008, e proseguito nel 2011 con “L’altra altra metà…Continua”. Credo e spero di aver dato visivamente un contributo rilevante alla causa lesbica, così troppo spesso ignorata ed umiliata. I miei lavori come regista mi hanno portato anche due premi e  tanta visibilità personale. Come dico sempre,  sono veramente fiera di queste mie tre figliole”.

Tu e Lidia siete mai state in America?

“Io sì, ben 3 volte.  Lidia no: mai”.

Cosa speri che rimanga, ai lettori delle comunità italiane all’estero che vi leggeranno,  della vostra storia d’amore?

“La purezza dei nostri sentimenti e, dato che ci siamo incontrate in età matura, spero passi il messaggio che l’amore puo’ far battere i cuori e rendere felici anche persone non più giovanissime. Prima di salutarci, permettimi di accennare ad un prossimo progetto che mi vedrà ancora insieme alla mia amata Lidia: un calendario che parlerà fotograficamente di nuove famiglie, a firma di Tiziana Luxardo”.

Roma sotto le stelle non dimentica i diritti

Per l’Estate romana 2021 la proiezione della trilogia documentaria di Maria Laura

Per la seconda edizione della rassegna cinematografica ad ingresso gratuito, Elsa sotto le stelle, l’associazione La Mimosa con la direzione artistica di Massimo Gazzè presenta dal 1° al 14 Settembre 2021

Il progetto, è promosso da Roma Culture, vincitore dell’Avviso pubblico Estate Romana 2020-2021-2022 curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con SIAE e Biblioteche di Roma.

Martedì 7 settembre | Ore 20:00
HUMAN RIGHTS FILM FESTIVAL
L’altra altra metà del cielo
La trilogia di Maria Laura Annibali (ITALIA 2008 -2019 – Tre documentari, 70′)
Essere donna nelle sue mille sfumature, forse lontane dagli stereotipi, ma molto vicine alla realtà nelle sue accezioni infinite, comunque Donne. Sono argomenti di cui si parla spesso, è vero. Ma non sempre a parlarne sono le protagoniste. E, soprattutto, non sempre ne parlano nell’assoluta tranquillità di una conversazione tra amiche. Anzi, una conversazione con un’amica di sempre.
PROIEZIONE SPECIALE ALLA PRESENZA DELLA REGISTA MARIA LAURA ANNIBALI.

Giacinto Festival – nature LGBT+

Con l’Associazione Stonewall Siracusa

Giacinto Festival – nature LGBT+ a #Noto il 7 e l’8 agosto 2021.

Ecco il programma:

SABATO 7 AGOSTO

H.21.00 “OMOFOBIA E MISOGINIA – una matrice comune”
Panel – Convitto delle Arti
Saluti:#Alessandro Bottaro / Presidente Stonewall glbt e #Lucia Scala / Presidente Arcigay Siracusa.
Interverranno:#Maria Laura Annibali / Presidente dell’ass. Di’Gay Project e documentarista; #Francesco Lepore / giornalista e autore del libro “I delitti di Giarre”; #Paolo Patanè / già Presidente nazionale Arcigay

H.22.00 “L’ALTRA ALTRA META’ DEL CIELO – DONNE” documentario
Convitto delle Arti
Dopo i documentari “L’altra altra metà del cielo” (2008) e “L’altra altra metà del cielo…continua” (2011), prosegue il viaggio intrapreso da Maria Laura Annibali nel raccontare l’universo omosessuale femminile. Un nuovo ed interessante documentario con sei donne, alcune dalla nascita altra dopo un percorso di transizione, che si raccontano. Le loro storie si intrecciano in percorsi di vita che uniscono la drammaticità di scelte traumatiche alla quotidianità della vita “matrimoniale”. Donne sempre in bilico tra accettazione e rifiuto sociale, tra regolarità e trasgressione.

Anche su: Insider Trend.it

Su: Repubblica – ed. Palermo

Uno spezzone dell’intervento di Maria Laura
https://www.facebook.com/MariaLauraAnnibali/videos/563479748007096

Maria Laura e il ddl Zan contro l’omofobia

Sempre in prima linea!

Cosi Insider Trend.it

Tutto rinviato alla data per la quale è stato fissato il termine per la presentazione degli emendamenti. Secondo Maria Laura Annibali (storica esponente galassia LGBTQI+), si tratta di «una legge giusta per rimuovere tutte le cause di discriminazione, in particolare anche quelle contro i disabili, delle quali non parla mai nessuno». Intanto Salvini rimarca la sua immagine filoclericale nominando la Baldassarre responsabile del Dipartimento famiglia del suo partito.

Il Month Pride e la campagna della celebre griffe H&M

Da Giovanna Albi e Antonella Giordano due significativi articoli on line nel mese dell’orgoglio LGBTQI+: Maria Laura tra la campagna H&M e L’altra altra metà del cielo. Donne.

di Giovanna Albi

Su: Periodico italiano magazine http://www.periodicoitalianomagazine.it

Il mese del Pride, che continuerà per tutta l’estate 2021 fino a settembre, si svolge anche on line per dare maggiore visibilità alle battaglie del movimento Lgbt, iniziate 50 anni fa. Alcuni appuntamenti ci sono già stati, nel rispetto delle misure di contenimento anti-Covid, a Bergamo, Liguria e Lecco. Altri sono in programma per oggi, 26 giugno 2021, nelle Marche, a L’Aquila, a Milano, a Roma, a Faenza e Martina Franca (Ta); il 3 luglio a Napoli e Verona; il 21 agosto a Brindisi e nel Salento, in Puglia; il 4 settembre a Catania e Gorizia. Prima della pandemia si sono tenuti cinquanta eventi in Italia, con oltre un milione di partecipanti. Quest’anno, l’affluenza è di gran lunga ridotta. Per esempio, a Milano c’erano poche migliaia di persone; nel 2019 erano 150 mila. Ma la diffusione delle manifestazioni sta avvenendo anche in rete, per dare maggior voce a questa ‘Onda Pride’, che si batte per il riconoscimento di tutte le identità, contro omofobia e discriminazione: temi molto sentiti, anche per la discussione in corso sul ddl Zan.
Molte sono le campagne pubblicitarie a sostegno dell’Onda Pride anche nel mondo dei libri, ma non solo: tra tutte, si distingue quella promossa dalla celebre griffe H&M, azienda di abbigliamento fondata in Svezia nel 1947, con sede a Stoccolm

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a.
Il gruppo conta 52 mercati on line, 5 mila negozi in 74 mercati, con un numero di dipendenti di circa 153 mila persone. Quest’anno presenta ‘Beyond the Raimbow’: una campagna interattiva a sostegno del Pride e della comunità Lgbtqia, incoraggiando le persone a condividere le loro esperienze e il percorso che le ha condotte a riconoscere la propria identità.
A rappresentare l’Italia ci sono Maria Laura Annibali, presidente del ‘Di’ Gay Project’, associazione fondata da Imma Battaglia con sede a Roma e sua moglie, Lidia Merlo. Lei due donne, ultrasettantenni, unite civilmente da quattro anni, hanno raccontato in un video il percorso accidentato e anche doloroso che le ha portate al ‘coming out’ dopo un matrimonio di 35 anni (Lidia) e una relazione lunga e nascosta con una donna (Maria Laura). Quest’ultima definisce la sua identità precedente al coming out “velata”: si nascondeva, infatti, dietro una relazione di fantasia con un importante professionista di Roma, essendo vittima di omofobia interiorizzata. Oggi, finalmente libere di essere autentiche, spassosamente raccontano il loro primo bacio e invitano i giovani a non ripetere il loro percorso, ma a fare subito ‘coming out’. Celebriamo pertanto anche noi il ‘Month Pride’, perché il ‘Di’ Gay Project’ di Roma promuove percorsi di autocoscienza e incontri letterari con filosofi di spessore.

Sotto uno stesso cielo

di Antonella Giordano

su: International web Post https://internationalwebpost.org

Uno sguardo profondo, reso ancora più penetrante dagli occhi bistrati, illumina il viso raggiante. Il sorriso a completamento dell’insieme esprime, al di là di mille parole, la felicità di chi è inaspettatamente ad un traguardo tanto inseguito e altrettanto desiderato.

Una felicità raggiunta a prezzo di anni di lotte affrontate senza protagonismi accanto a persone anonime, sfidando pregiudizi e ostilità con il coraggio e la perseveranza che posseggono solamente quelli che hanno grande fede in Dio e/o la tempra che anima i Giusti

Si dice che la determinazione trova, primo o poi, il suo ristoro e Maria Laura Annibali, romana classe 1944, può ritenersi oggi ripagata per gli sforzi profusi.

Estrazione medio borghese, laurea in scienze politiche e incarico professionale direttivo in un ministero possono essere requisiti inutili se non addirittura deterrenti se i tempi non sono maturi e non lo è nemmeno la società che dei tempi è l’immagine (e ciò anche se trattasi della Capitale d’Italia).

Ma Maria Laura non si è mai arresa dinnanzi agli ostacoli e così lei e sua moglie Lidia Merlo lo scorso 21 giugno sono state elette dal colosso svedese della moda H&M come testimonials nel mondo. Sono l’immagine dell’Italia protagonista di Beyond the Rainbow a sostegno della comunità LGBTQI+, la campagna pubblicitaria globale interattiva – caratterizzata anche da un’applicazione per smartphone – promossa per condividere e sostenere i valori fondamentali di diversità, uguaglianza e trasparenza. I valori in cui si radica lo stadio di civiltà dell’umanità autentica.

La Annibali viene definita come attivista (lei preferisce qualificarsi volontaria) nell’ambito di una causa in cui l’identificativo presta il fianco a rivoli di sottotitoli, in dose più o meno variabile, suscettibile di formare argomento facile per approcci superficiali, vacue strumentalizzazioni ideologiche o parateatrali, varia imbecillità argomentativa.

Quando non si è obbligati ad indossare divise o cavalcare cavalli bardati l’affermazione della Conoscenza richiede grande impegno a beneficio della verità dei fatti e, se occorre, del compendio del pensiero. Formulo questa considerazione in un momento in cui è acceso il dibattito politico sull’iter legislativo del Ddl recante Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità (noto come “legge Zan”) e il tema dibattuto della diversità si arricchisce di ulteriori sfaccettature, additivi di cui forse non tutti erano compiutamente a conoscenza prima di adesso.

Il linguaggio della comunicazione straripa di lemmi/specificazioni nostrane ( identità di genere, ruolo di genere, orientamento sessuale, eterosessualità o eterosessismo, disforia di genere, omofobia, omonegatività, transessualismo, intersessualità., travestiti) e anglosassoni (pride, coming out, outing, queer, transgender). Non ne spiego il significato per lasciare libero ciascuno di corroborare il proprio patrimonio conoscitivo con la copiosità del glossario. Mi limito, per dovere d’informazione, a dire che nella gamma semantica straordinariamente variegata domina omo-trans-fobia e LGBT(acronimo anglosassone coniato per indicare persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender), a volte si declina come LGBTIQ per comprendere anche le persone che vivono una condizione intersessuale.

Guardare all’altro per indicizzarne e stigmatizzarne la diversità è tipico di una società fragile, priva di solide basi culturali allo stato diffuso e, dunque, duttile e straordinariamente malleabile alla stregua dell’ infinita lotta che in altre epoche ha animato la caccia alle streghe. Il diverso da sé è il bersaglio da annientare o il bersaglio da deridere. La Storia ci racconta che è accaduto e, purtroppo anche in tempi non molto lontani da oggi. Perché? Escludendo (e solo per ragioni di spazio espositivo) le derive della personalità che fanno grandi gli eroi del crimine e la massa esponenziale dei di loro emulatori tra le risposte collettive più conferenti faccio mia quella più diffusa: ignoranza (da giurista trovo che, allo stato, possieda anche un potenziale multitasking).

Assumerne consapevolezza sarebbe una conquista civiltà. La nostra società, purtroppo, difetta di formazione valoriale ed eccede in stereotipi, che finiscono per essere spesso le clave da utilizzare unicamente per delegittimare. La nostra società oggi sfugge al confronto perché carente, in troppi ambiti, del clone della Conoscenza perché scuola e cultura pencolano nella crisi pandemica di adeguare i propri kairos ad un sistema sociale multiidentitario .

Io non vorrei più vedere soffrire nessuno. A mio avviso la società, oggi, a differenza della politica, è più pronta e propensa ad ascoltare e ad apprezzare la diversità rispetto al passato. A non essere ancora pronti e predisposti sono i genitori. C’è bisogno di formazione nelle scuole, nei posti di lavoro. C’è necessità di aiutare le persone a capire, a prepararle, dare loro gli strumenti per imparare ad accettare e accogliere i percorsi e le scelte personali dei figli, e in generale dell’altro. C’è bisogno di raccontare, di parlare (ha dichiarato Maria Laura Annibali a Laura Scafati per Vanity Fair lo scorso 21 giugno).

Ho voluto incontrarla al Teatro di Documenti (interessante realtà presente a Roma, nel quartiere Testaccio) e assistere alla proiezione del suo docufilm L’altra altra metà del cielo. Donne (per la regia di Filippo Soldi).

La visione è stata motivo per conoscere un universo di situazioni umane, tutte caratterizzate da un cammino di difficoltà, ciascuna resa dolorosa dall’incomprensione e dall’ostracismo sociale. Vite ancora in cammino verso orizzonti di inclusione lontani a realizzarsi compiutamente.

La sofferenza, che sia di se stessi o degli altri, diventa un valore nel momento in cui costringe a riflettere, quando consente di abbattere i preconcetti, i muri mentali che impediscono di vedere al di là di se stessi, del nostro piccolo mondo. Troppo spesso si esprimono giudizi superficiali su realtà che non si conoscono e, quando poi si incontra la sofferenza, queste certezze vacillano. Le umiliazioni sofferte dalle donne protagoniste del film sono servite ad abbattere qualche muretto; nel panorama generale popolato da tante vite immobili le loro vite sono valori.

In esergo una riflessione. Mi sono imbattuta, come tanti, in altre metà del cielo a loro volta frazionabili in altre ancora e in vari soli. Voglio guardare al cielo come a uno spazio unico dove tutti vedono una stessa luna e uno stesso sole. Dove la luce illumina tutti allo stesso modo.

Prospettiva utopistica o insulsa? Forse l’una e l’altra cosa ma è ciò che penso.

Maria Laura e Lidia testimonials di H&M – 1

Una storia che, insieme a tanti altri racconti di amore, odio, coming out, ricerca di sé, è diventata protagonista di Beyond the Rainbow, la campagna globale interattiva di H&M che sostiene il Pride e la comunità LGBTQIA+.

La nota griffe svedese per la propria campagna pubblicitaria mondiale a sostegno della comunità LGBTQI+ ha scelto anche Maria Laura e Lidia come testimonial.

https://beyondtherainbow.hm.com/

La campagna è caratterizzata da un’applicazione per smartphone.

Maria Laura e Lidia testimonials di H&M – 2

La campagna di H&M Beyond the rainbow su Vanity Fair con intervista a Maria Laura.

Articolo-intervista di Laura Scafati per Vanity Fair

Maria Laura Annibali e Lidia Merlo hanno tenuto il loro amore nascosto per 15 anni. Tre lustri di sofferenze, bugie, smarrimento. Fino a quando la forza della loro unione ha prevalso su condizionamenti familiari e religiosi, pregiudizi e ripercussioni sul posto di lavoro.

Oggi, le due, sposate dal 2016, vivono la propria relazione alla luce del sole, orgogliose di raccontare la propria storia al mondo. Una storia che, insieme a tanti altri racconti di amore, odio, coming out, ricerca di sé, è diventata protagonista di Beyond the Rainbow, la campagna globale interattiva di H&M (qui per accedere e conoscere tutti i protagonisti) che sostiene il Pride e la comunità LGBTQIA+. Un progetto, quello del colosso svedese, nato per ispirare gli individui a conoscere, condividere, e sostenere i valori fondamentali di diversità, uguaglianza e trasparenza. Ma soprattutto un invito, quello di guardare oltre il mero arcobaleno per scorgere e toccare con mano reali storie di vita. Come quella di Maria Laura e Lidia.

La video-intervista di Maria Laura e Lidia.

Nel video per la campagna di H&M raccontate il dolore di un amore tenuto nascosto per tanti anni. Che cosa vi ha spinto, a un certo punto, a uscire alla luce del sole?
M.L.: «Ho nascosto la mia vera identità per 23 anni quando stavo con la precedente compagna, e poi per altri 15 quando mi sono messa con Lidia. All’epoca della prima relazione, intorno agli anni Settanta, avevo un ruolo pubblico, ero una donna conosciuta, non potevo dire che stavo con un’altra donna sebbene ci convivessi. Ma dentro soffrivo, tanto. Poi un giorno ho detto basta. Mi sono resa conto che non potevo andare avanti in questo modo e così, nonostante avessi un lavoro importante, rassegnai le dimissioni. Lo feci per amore. Poi la mia ex mi lasciò e mi ritrovai senza lavoro e senza amore. Ma non mi pentii. Mi dissi: perché mi devo nascondere?»

Che cosa fece allora?
«Nel 2000 iniziai a prendere i primi contatti nel World Gay Pride, ma sempre in sordina. All’inizio mi vergognavo, tanto che partecipai alla parata del Pride sotto la bandiera degli animalisti, anche perché lo ero e lo sono tuttora, senza dire niente a nessuno. Da lì iniziò il mio graduale percorso di coming out.»

A quel punto la sua strada si incrocia con quella di Lidia…
L: «Io mi sono sposata, ma senza esserne veramente consapevole. Ho avuto anche una figlia. Ma in quegli anni dentro di me percepivo dolore, perché mi rendevo sempre più conto che non era quella la mia strada. A me piacevano le donne. Ho soffocato questo desiderio per i condizionamenti familiari e religiosi con i quali sono cresciuta, fino a che un giorno, per caso, leggendo il giornale, vidi che parlavano del Gay Village. Non sapevo niente di questo mondo, ne ero completamente fuori, ma la cosa mi incuriosì e dissi: voglio andarci.»

Ci andò?
«Il primo giorno andai, ma per vergogna non entrai. Poi mi fai coraggio e tornai il secondo giorno. Chiesi di parlare con qualcuno per potermi confrontare, capirne un po’ di più. Mi risposero che organizzavano dei gruppi di auto-coscienza e ad occuparsene era proprio Maria Laura. Mi venne presentata, parlammo, e fu un colpo di fulmine. Me ne innamorai all’istante. Lei all’inizio era molto reticente, non ne voleva sapere, ma io le assicurai che avrei fatto di tutto per conquistarla e farle dimenticare la sua ex. Una sera comprai una bomboletta di vernice spray rossa, andai sotto casa sua alle tre di notte col rischio che mi arrestassero e scrissi per terra: «Laura ti amo appassionatamente e per sempre» con un cuore, una freccia e due gocce di sangue. Dopodiché la chiamai, e le dissi di scendere a vedere la sorpresa che avevo preparato per lei. Da lì iniziò la nostra storia.»

Nel video Maria Laura dice che, per nascondere il suo orientamento, ha raccontato a tutti di essere «l’amante» di un uomo in vista. Quanto pesava il giudizio altrui in quegli anni in cui lottavate interiormente tra «chi dovevate essere» e «chi veramente eravate»?
M.L.:«Non era tanto il giudizio altrui a pesare, ma quello di noi verso noi stesse. Ovvero, quella che si chiama omofobia interiorizzata. Noi stessi abbiamo paura di quello che siamo perché il mondo non ci aiuta ad esserlo, a tirarlo fuori. Ma non perché abbiamo incertezze o perplessità. Quando arrivi a maturare la consapevolezza di chi realmente sei, non sono i dubbi a farti paura, ma abbiamo comunque bisogno di tempo per dire e confessare a noi stessi chi siamo, e una società che ci osteggia non fa altro che frenare il percorso. In più il velato pubblico non aiuta certo la causa.»

Per tantissime persone, oggi, è ancora difficile fare coming out…
M.L.:«Sì, perché molti di noi hanno bisogno di un aiuto. Parlo di un aiuto globale, a livello politico. Se un gay o una lesbica vengono ingiuriati e la politica non fa niente per tutelarli è chiaro che molti preferiscano rimanere nell’ombra e non dichiararsi. A maggior ragione per coloro più anziani, magari sposati o con figli. A me e Lidia all’inizio è successa la stessa cosa. Lei era sposata, con una figlia, e io con un lavoro in Commissione Tributaria. Non potevamo fare altro che nasconderci, vivere nell’ambiguità, tanto che io ho raccontato a tutti, e soprattutto alla mia famiglia, che ero l’amante di un uomo in vista, avevo fatto anche nome e cognome. Fino a che, dopo quasi 15 anni, ci siamo liberate entrambe di questo fardello.»

Che sensazione avete provato?
«Di felicità, leggerezza, emozione. Finalmente provavamo la libertà.»

C’è qualcosa che non rifareste se poteste tornare indietro?
M.L. «Soffrire come ho sofferto. E soprattutto non aver detto subito a mia sorella, che purtroppo oggi non c’è più, che ero lesbica. La mia ex non voleva che la vedessi, la frequentassi, che andassi da lei. Chissà che cosa deve aver pensato di me…»
L.: «Non mi terrei tutto dentro. È stata una sofferenza enorme. Ho sbagliato col matrimonio, dovevo combattere contro i condizionamenti familiari e dire la verità, chi ero, che cosa provavo.»

Quale consiglio vi sentite di dare alle nuove generazioni e a chi sta lottando per i propri diritti e libertà?
L: «Parlare, parlare, parlare. Non soffrite! L’amore non ha sesso. L’amore è amore!»
M.L.: «Io non vorrei più vedere soffrire nessuno. A mio avviso la società, oggi, a differenza della politica, è più pronta e propensa ad ascoltare e ad apprezzare la diversità rispetto al passato. A non essere ancora pronti e predisposti sono i genitori. C’è bisogno di formazione nelle scuole, nei posti di lavoro. C’è necessità di aiutare le persone a capire, a prepararle, dare loro gli strumenti per imparare ad accettare e accogliere i percorsi e le scelte personali dei figli, e in generale dell’altro. C’è bisogno di raccontare, di parlare.»

La campagna di H&M, in questo senso, è stata un’importante opportunità per dare voce alla vostra storia
M.L.: «È stata un’esperienza bellissima e una preziosa opportunità. Ci siamo divertite tanto a farlo, soprattutto perché il fine di questo progetto è la nostra stessa missione di vita. Quella di battersi per le libertà e i diritti universali e mettere a tacere l’odio. Dove c’è amore non ci può essere peccato.»

Roma Pride 2021

Nel cartellone degli eventi del RomaPride 2021, L’altra altra metà del cielo. Donne di Maria Laura Annibali, regia di Filippo Soldi.

Venerdì 25 giugno 2021

Nel calendario delle manifestazioni per la settimana dell’orgoglio omosessuale, la Pride Week, a Roma, anche la presentazione del terzo docufilm di Maria Laura Annibali, L’altra altra metà del cielo. Donne.

Teatro di documenti, a Roma, ore 18.00.

Legalità e diritti

Sulla pagina Facebook del Comune di Fiumicino la presentazione del libro di Maria Laura Annibali L’altra altra metà del cielo. Donne.

di Antonella Giordano

https://www.wordnews.it/discriminazione-di-genere-e-omotransfobia

Si parlerà di legalità e diritti in diretta sulla pagina Facebook del Comune di Fiumicino giovedì 20 maggio alle ore 18 in occasione della presentazione del  libro di Maria Laura Annibali “L’altra altra metà del cielo. Donne” (Edizioni Croce) sul tema della discriminazione di genere e l’omotransfobia.

A parlarne in un incontro-confronto, in collaborazione con le associazioni Quote Merito e Humanae Vitae, saranno le personalità del mondo della cultura, delle istituzioni e della politica che su questi temi incentrano il loro impegno nell’affermarli sfidando le barriere dell’oscurantismo che sconfina nel negazionismo. 

Interverranno la senatrice Monica Cirinnà, la delegata del sindaco alla Legalità Arcangela Galluzzo e il delegato ai Diritti Davide Farruggio. Dialogheranno con l’autrice il regista Filippo Soldi, l’archeologa Sandra Mazza, ed io. Modererà l’incontro la giornalista Sarah Panatta.

Maria Laura Annibali 

Incontrare Maria Laura Annibali è, senza retorica, veramente un grande onore. Le sue opere, saggistiche, letterarie, cinematografiche esprimono senza veli lo spessore del suo impegno. Lasciano immaginare quanti sforzi ha richiesto e la loro misura, danno un’immagine nitida della tempra di Maria Laura.

Mi propongo di non riportarle tutte per non rischiare l’alluvionalità espositiva (sono veramente tantissime): nel repertorio  presente sul web si profila una mole difficilmente compendiabile in modo esaustivo. Tutto di Maria Laura è leggibile al link https://www.marialauraannibali.it/chi-sono/. Mi limito a compulsare qualche pillola minima: Garante della Consulta Femminile per le Pari Opportunità della Regione Lazio per due mandati,  dal 2014 Presidente dell’Associazione DI’GAY Project. E’ stato il cuore pulsante  della manifestazione nazionale del 5 marzo 2016 “Ora dritti alla meta!” che ha contribuito al via libera definitivo della legge Cirinna’ del 20 maggio 2016, prime firmatarie della legge sulle unioni civili. Ambasciatrice EuroGames Roma 2019 continua ad ottenere premi e riconoscimenti (ex multis: Premio speciale alla cultura – PhotoFestival di Anzio 2017, Premio alla sceneggiatura – Omovies Film Festival 2019.

Omotransfobia… quali diritti

Domina in ogni lavoro, tra le righe e fuori le righe, la statura di questa attivista, instancabile, determinata, concreta e fieramente schierata nell’affermazione della legalità  contro l’eterosessismo socio-culturale che “legittima” le discriminazioni nei confronti delle persone omosessuali. Maria Laura Annibali conosce il contenuto del loro dramma non da mera osservatrice ma da protagonista perché ha sperimentato sulla sua pelle cosa significa essere omosessuale. Ne ha portato i segni  in famiglia, nel lavoro, nella società. Ha così voluto far conoscere quanto tale realtà sia molto più complessa di quanto si possa immaginare e come la società giunga al punto di ignorarla, sbeffeggiarla, condannarla (è storia del secolo XIX e attuale le legislazioni che sanzionano l’omosessualità attraverso pene detentive, punizioni corporali o persino sentenze capital) con l’ostracismo ideologico e/o l’avversarialità pseudomedica dell’untore contro la virulenza patologica dell’appestato. L’omosessualità mai condivisa e mai difesa se non da pochi anni  e grazie a chi, come Maria Laura Annibali, ha fatto della sensibilizzazione una ragione di vita. Sensibilizzare il mondo sulle tematiche inerenti il “mondo omosessuale”, sulla metà di un cielo ignorato e vilipeso che Maria Laura descrive,  significa contrastare i processi di pensiero stereotipati nonché prevenire le pratiche discriminatorie.

Da quanto emerge nelle sue parole e nei suoi lavori – attraverso i quali si esprimono – la marginalizzazione vissuta da lesbiche e gay possiede caratteri peculiari rispetto a quella subita dalle altre minoranze oggetto di discriminazioni quali, ad esempio,  quelle razziali, etniche, religiose, vittime di diverse forme di stigmatizzazione e sottoposte a situazioni stressanti ed atti discriminatori. A differenza degli altri soggetti emarginati l’assenza istituzionale, familiare, politica, sociale induce le persone omosessuali – e Maria Laura stessa ha dovuto farlo – al volontario nascondimento del proprio orientamento sessuale, al convincimento dell’inutilità delle tradizionali strategie difensive adottate da altri gruppi o minoranze nella comunità di appartenenza e delle stesse lotte per affermare i valori e la cultura specifici della minoranza nella quale si riconoscono. Ciò è ciò che le cronache e gli studi disvelano essere dietro le quinte.

La Annibali non si arrende ai paradigmi e alla problematicità del cammino attraverso il quale sviluppare la propria identità e in beffa al modello formativo/educativo codificato, che impone l’interiorizzazione della diversità  di genere depauperatrice della stessa autostima, dichiara il proprio orientamento sessuale e  lo ostende , senza farsi irretire dalla presenza o meno del sostegno sociale. Stando ai fatti, la sua è stata e continua ad essere una sfida vinta contro le insulse stigmatizzazioni del pregiudizio omofobico. E la sua vittoria è la vittoria di chi, con lei, rifiuta le morfologie sclerotizzate dell’oscurantismo radicato nella cultura delle differenze, di chi guarda alla pluralità come valore, ricchezza, opportunità e non, piuttosto, come minaccia, disordine, crisi, di chi afferma la depatologizzazione dei contesti olocausto delle diversità.

Con Maria Laura Annibali io ci sono.

Seminario Diverso all’Accademia di Belle Arti di Frosinone

Lunedì 17 maggio 2021 alle ore 17.00, in diretta su piattaforma Teams.

Diversità, diversità di genere e diritti, libertà di essere sé stessi

Un “Seminario Diverso” quello organizzato dalla Accademia di Belle Arti di Frosinone: nuove strade si sono aperte quando dalla sicurezza della consuetudine si è passati al rischio della sperimentazione, e nuovi diritti sono stati approvati quando nuovi soggetti di diritto e tutela sono stati riconosciuti. È proprio il coraggio di fare e di essere diversi il filo rosso che lega i temi del seminario partendo dall’esempio di due artisti distanti per epoca, campo d’azione, arte, ma vicini per come hanno difeso la loro identità artistica e umana: Luciano Damiani (Teatro di Documenti di Roma) e Oscar Wilde.

In particolare Maria LauraAnnibali, con Edda Billi e Danilo Gattai, lunedì 17 maggio 2021.

Questo il programma completo del Seminario:

Su Cusano Italia TV

Venerdì 9 aprile, alle ore 17.00, Maria Laura e la moglie Lidia Merlo in un’intervista per la rubrica Restart.

Venerdì 9 aprile, alle ore 17.00, Maria Laura e la moglie Lidia Merlo in un’intervista per la rubrica Restart.

Sul canale 264 del digitale terrestre o in streaming sul canale Youtube dell’emittente.

Radiosvolta.it

Intervista radiofonica.

Domenica 28 marzo 2021,
dalle 13:00 alle 14:00,
su www.radiosvolta.it
con Daniela Cicchetta
per presentare il docu-film e saggio L’ALTRA ALTRA META’ DEL CIELO. DONNE e per parlare delle battaglie personali, sociali e politiche a difesa dei diritti sull’identità di genere.

Ascolta il podcast da Spreaker

E… che donna!

Convegno on line in occasione della Giornata internazionale della Donna 2021

L’Agedo di Como Lecco e di altre città in occasione della Giornata internazionale della Donna, organizzano un meeting online con la partecipazione di: Diana De Marchi, consigliera e presidente comunale Pari Opportunità e Diritti civili di Milano; Antonia Monopoli, attivista transgender, Sportello Trans Ala Milano onlus; Maria Laura Annibali, documentarista e presidente Di’Gay Project; Rita de Santis, presidente onoraria di Agedo Nazionale; Giulia Carloni, educatrice; Italo Carloni, attivista Agedo.

Moderatrice: Dolores De Marco, presidente Agedo Como Lecco

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Il potere del cambiamento

Intervento in diretta on line

Convegno in memoria di Adele Faccio

In occasione della ricorrenza della scomparsa di Adele Faccio avvenuta a Roma l’8 Febbraio del 2007, intorno alla figura di questa paladina dei diritti umani, protagonista delle battaglie civili degli anni Settanta e tra le prime propugnatrici del diritto all’autodeterminazione delle donne su materie riguardanti il proprio corpo, abbiamo chiamato a raccolta alcune protagoniste della nostra contemporaneità per discutere insieme di politiche di genere e di universo creativo femminile.

Organizzato da Cultur+ / Areneonline

Lunedì 8 Febbraio 2021 | Ore 18:00
In diretta video su Radio Radicale

Partecipano all’incontro:

Cristina Comencini | Regista, sceneggiatrice, drammaturga e scrittrice impegnata per i diritti civili e la parità di genere; Monica Nappo | Attrice e regista teatrale che ha interpretato Adele Faccio ne Il Segno delle Donne su RAI Storia; Cinzia Guido | Assessora alla cultura e alle pari opportunità del Municipio Roma I Centro; Anna di Francisca | Regista e sceneggiatrice; Barbara Cupisti | Attrice, sceneggiatrice e regista di documentari; Elisabetta Rocchetti | Attrice e regista;

Maria Laura Annibali | Documentarista e sceneggiatrice, presidente del Di’ Gay Project già Garante della Consulta Femminile per le Pari Opportunità della Regione Lazio, tra le prime firmatarie e praticanti della legge sulle unioni civili

Veronica Piraccini | Titolare della Cattedra di Pittura della Accademia di Belle Arti di Roma; Annalisa Pellegrini | Presidente della Civica Scuola delle Arti di Roma; Simona Sarti | Artista e direttrice artistica; Catia Acquesta | Direttrice responsabile delle testate di Roma Mobilità di Roma Capitale, autrice del libro Mia o di nessun altro. Il lato impervio dell’amore e portavoce di Medea Associazione Contro la violenza di genere; Anna Silvia Angelini | Esponente dell’AIDE Associazione Indipendente Donne Europee, fondatrice del centro d’ascolto “Uscita di sicurezza” e autrice del libro La Violenza Declinata; Lucilla Colonna | Giornalista, critica cinematografica, sceneggiatrice e regista del lungometraggio Festina Lente dedicato alla figura di Vittoria Colonna poetessa del Rinascimento; Stefania Nardo | Sociologa autrice de Il Maschiometro un’analisi originale e variegata ma scientifica del maschio contemporaneo.

Intervengono: Sergio Rovasio | Fondatore dell’Associazione Certi Diritti e Consigliere Generale del Partito Radicale; Raffaele Rivieccio | Giornalista e storico del Cinema.

Modera:

Massimo Gazzè | Presidente del network Arene di Roma e dell’Associazione culturale L’Alternativa fondata da Adele Faccio di cui è stato segretario particolare nella X Legislatura. 

Anche: https://arene.online/convegno-ilpoteredelcambiamento/?fbclid=IwAR2HErLxiM39pAX0-SejNV6D3nw4T8O2suC6zlzl2L5bAkZKttZPtozHSHc