Sulla prima del terzo docu-film a Roma

La notizia della prima presentazione pubblica di L’altra altra metà del cielo. Donne

Sul sito del Di’Gay Project – 11 novembre 2019

GayPost.it – 24 novembre 2019

Intervista per PaeseRoma.it – 28 novembre 2019

GayNews.it – 2 dicembre 2019
Con video intervista di Francesco Lepore, qui di seguito:

Maria Laura per PaeseRoma.it

Prima assoluta del docu-film alla Casa internazionale delle Donne

di Paolo Miki D’Agostini
per PaeseRoma.it

Il 28 Novembre 2019 ore 17:00 presso la Casa internazionale delle Donne,
sarà proiettata la prima del docu-film di Maura Laura Annibali,
“L’altra altra metà del cielo. Donne”, regista Filippo Soldi.

Maria Laura e la moglie Lidia Merlo

Maria Laura Annibali, 75 anni, è Presidente associazione dell’associazione Di’ Gay Project ed è coniugata con Lidia Merlo, 72 anni. Con questo film, terzo di una serie, fa luce su aspetti poco conosciuti della sessualità tra lesbiche.

Come mai questo titolo?
“Altra altra” perchè non parlo di donne etero, io parlo di donne che amano le donne

Chi è Filippo Soldi?
Filippo Soldi è un regista di grande abilità che ha vinto il Globo d’oro, nonostante il suo calibro ha partecipato gratuitamente alla realizzazione del film.

Di cosa parlano i suoi film?
Nei miei film si parla solo ed esclusivamente di lesbiche. Sono stata la prima film-maker del mondo a portare i documentari lesbo in carceri maschili e transgender.

Perchè ha scelto la Casa Internazionale delle Donne per presentare il film?
E’ un luogo a cui sono molto legata.

L'altra altra metà del cielo. Donne
L’altra altra metà del cielo. Donne

Qual è l’argomento del suo terzo film?
Ho intervistato uomini diventati donne che amano altre donne, in sostanza uomini diventate donne lesbiche.

E’ possibile che tali donne formino una coppia e si relazionino nella loro femminilità?
Non ne ho mai incontrate, però, poichè ci si innamora delle persone e non del loro sesso, è possibile che due transessuali, maschi alla nascita, diventate lesbiche possano incontrarsi e amarsi.

Quale importanza ha nella sua vita la partecipazione al movimento LGBT?
Sono convinta che Gesù Cristo mi abbia creata così per destinarmi ad una causa.
Ho partecipato ad attività politiche per gran parte della mia vita, sperando di poter, prima o poi, unirmi anche legalmente con la mia compagna, quando finalmente grazie alla legge Cirinnà, il 23 novembre 2017 sono diventata la sposa Gay più grande d’Italia.

Maria Laura e Lidia a TV8

Ospiti della trasmissione ho una cosa da dirti condotta da Enrica Bonaccorti.

Sabato 23 novembre 2019 Maria Laura e Lidia hanno partecipato alla trasmissione televisiva “Ho una cosa da dirti” condotta da Enrica Bonaccorti sull’emittente TV8.

Una doppia intervista in cui Maria Laura e Lidia raccontano di sé, come singole e come coppia… con una sorpresa finale da parte di Maria Laura per Lidia.

La registrazione del programma:

Intervista a Open online

Tre anni di unioni civili. La storia di Laura, “sposa” a 70 anni – L’intervista

Tra le prime unioni civili a essere celebrate nel 2016, anno di approvazione della legge, c’è quella della presidente dell’associazione Di’ gay project, Maria Laura Annibali che a 71 anni ha potuto sposare la sua Lidia, dopo oltre 17 anni di fidanzamento. «Quel giorno lo dedico a tutti coloro che avrebbero voluto sposarsi, ma non hanno fatto in tempo a vedere riconosciuto questo diritto perché intanto sono morti».

Intervista di Chiara Piselli

Maria Laura e Lidia il giorno dell’unione civile

Come è cambiata la sua vita con l’approvazione della legge sulle unioni civili? «Sono cambiate molte cose. Prima non potevamo avere voce in capitolo rispetto alla coppia, all’identità. Diverse persone hanno avuto il coraggio di metterci la faccia politicamente. Io sono un’attivista anziana, quando mi sono sposata avevo 71 anni, un po’ tardino insomma. Uso il termine “sposa” perché come dovremmo chiamarci? Le unite? Fino a quando avrò forza combatterò per il matrimonio ugualitario. E comunque è falso che le unioni civili sono state poche perché sono state celebrate in numero ragguardevole».

Con l’entrata in vigore della legge Cirinnà non ha perso tempo e si è subito sposata. «Sì, l’ho voluto fare subito, volevo essere sicura di essere la prima sposa più grande di Italia (ride ndr). E poi quel giorno era così bello. Indossavamo uno smoking banco con cui poi siamo andate al matrimonio di Imma Battaglia ed Eva Grimaldi».

Quale è stata la vostra storia? «Dopo 17 anni di amore ci siamo sposate. Alcuni di questi anni sono stati difficili, specie per Lidia che era ancora sposata e in attesa di divorzio, una situazione da equilibrista. Dunque lei ha dovuto viverli nascondendosi. Io no perché ero già attivista e nel direttivo del Di’ gay project, prendevo parte a tutte le manifestazioni, dunque io non mi nascondevo da tempo. All’inizio non volevo saperne di Lidia perché io ero stata con un’altra ragazza per 23 anni, era la mia compagna di scuola. All’epoca, a 57 anni, ero convinta che dopo di lei non avrei voluto nessun’altra al mio fianco. E mi ero messa l’anima in pace. Avevo le mie amicizie, la politica, avevo appena finito il mio terzo documentario».

E poi? «Lidia si è dichiarata pochi giorni dopo avermi incontrata al Gay village a Testaccio. “Non ci pensare proprio”, le dissi, “Vengo da una storia molto dolorosa”. Poi invece sono caduta tra le sue braccia. Una notte mi telefonò alle 3 chiedendomi di scendere: c’era una sorpresa per me vicino al mercato rionale, di fronte a casa mia. Non scesi, mi sembrava una follia uscire alle 3 di notte. Ma il mattino seguente uscì di buon’ora. Questa signora aveva preso vernice e pennello e in piena notte, rischiando di essere fermata dalla polizia, aveva scritto: “Laura, ti amo appassionatamente e perdutamente”. Io sono stata una donna molto amata, ma nessuno aveva mai fatto nulla di simile per me».

E vi siete trovate. «Ci siamo trovate pur essendo molto diverse. Lidia poi ha cominciato a seguirmi molto nella mia attività politica. Per esempio, nonostante lei odi il caldo, sabato mi accompagnerà al pride di Roma. E con me ha camminato 5 chilometri alla manifestazione di Verona, in concomitanza con il congresso delle famiglie».

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Maria Laura cade e si rompe un gomito per l’asfalto rovinato

Il Corriere della Sera, nella cronaca romana, dà un certo risalto alla notizia

Articolo di Maria Egizia Fiaschetti
Online in roma.corriere.it

Pensava di fare una passeggiata al parco sotto casa, in via Franco Sacchetti, nel quartiere Monte Sacro. Un tragitto di poche centinaia di metri, per riattivare i muscoli e prendersi una pausa dai mille impegni che si trova a gestire come presidente dell’associazione «Di’Gay Project».

La pagina a stampa del Corriere della Sera del 17 maggio 2018

Se non fosse che venerdì mattina Maria Laura Annibali, 73 anni, conosciuta come «la senatrice» romana del movimento per i diritti degli omosessuali, in via Giovanni Papini ha perso l’equilibrio. Mentre percorreva la strada, dissestata in più punti, non si è accorta del dislivello ed è inciampata. L’asfalto gibboso le è costato una brutta caduta che, al netto del dolore e delle ferite, sulle prime non le sembrava poi così grave. «Sono finita faccia a terra e ho cercato di ripararmi con le mani — racconta da un letto nel reparto di ortopedia del Fatebenefratelli, dove è ricoverata in attesa dell’intervento — . Un inquilino del palazzo di fronte mi ha aiutata a rialzarmi, un altro mi ha preso sotto braccio e mi ha accompagnata a casa. Pensavo a una contusione, ma dopo 48 ore il fastidio è aumentato così mi sono decisa ad andare al pronto soccorso». I medici le hanno diagnosticato una frattura del capitello radiale informandola che dovrà operarsi (oggi le inseriranno una placca nel gomito). Assistita dalla moglie Lidia (la coppia si è unita civilmente due anni fa) che continua ad aggiornare la sua pagina Facebook, Maria Laura è preoccupata non solo per il recupero fisico, ma anche per la limitata mobilità alla quale la costringerà la lunga riabilitazione. «Mi aspettano tre mesi di fisioterapia — sospira — . Ho già disdetto una serie di appuntamenti e chissà quanti altri ne dovrò cancellare. Domani (oggi, ndr) sarei dovuta essere alla Camera per la Giornata internazionale contro l’omofobia…».

Saltati anche una serie di incontri, la presenza al Gay Pride e la proiezione del suo film «L’altra metà del cielo» a Milano: «Avevo prenotato viaggio e albergo da un anno, mi toccherà rinunciare». Non ne fa soltanto una questione personale, la 73enne attivista, che sa di essere un punto di riferimento per l’intera comunità: «Sul mio profilo ho ricevuto più di 500 messaggi di solidarietà — racconta con la voce che si incrina, commossa dall’abbraccio virtuale che un po’ la rasserena — . Mi chiedono: “E adesso come facciamo senza di te?”. Non immaginavo di ricevere tante manifestazioni di affetto, chi fa volontariato sa di non doversi aspettare nulla in cambio. Se l’empatia la porta a cercare sempre la strada del dialogo non esclude che, una volta uscita dall’ospedale, possa chiedere conto di quanto le è capitato. Denuncerà il Comune? «È un’ipotesi che sto valutando».

Più della rabbia, è lo scoramento a renderla inquieta nelle ore che precedono l’intervento: «Sono romana de’ Roma da nove generazioni, quanto sta accadendo è gravissimo. Il mio è un caso fra tanti, ma la città è sempre più abbandonata: vederla ridotta così fa male al cuore». Parole simili a quelle dettate a Lidia che si leggono sulla sua pagina: «Grazie Roma, eri una bella città. Ora guardati: triste, desolata e dolente, sembra che tu stia piangendo, chiedendo aiuto per essere Roma Capitale. Sì, la Roma di un tempo splendente, radiosa, ricca di alberi, di fiori e tanti giardini (ora diventati territorio dei tossici). Quanto mi manchi, Roma mia».

La notizia è rimbalzata dal Messaggero al sito del CODACONS (Laura Bogliolo)

Anziani gay al Senato

L’incontro con Cirinnà e Lo Giudice: “Ora una casa per invecchiare insieme”

di Pasquale Quaranta

Li avevamo incontrati lo scorso luglio per dare voce a un sogno, quello di creare a Roma la prima residenza per anziani omosessuali. Sono gay e lesbiche over 60, la maggior parte single, alcuni in coppia.

Dopo il primo servizio di Repubblica hanno fatto passi in avanti: si sono costituiti come associazione e sono stati ricevuti al Senato dal volto simbolo dei diritti civili in Italia, Monica Cirinnà, e dal senatore dem Sergio Lo Giudice. Entrambi si sono presi l’impegno di aiutarli per dare forma al progetto “Agapanto”.

(L’indirizzo e-mail per contattarli è anzianilgbt@libero.it, qui il blog).

Al riguardo il video di Martina Martelloni per Repubblica.it

Anzio. Intervista a Maria Laura

Nel contesto della serata del conferimento del Premio per la Cultura

Maria Laura Annibali ed Edda Billi la sera del 1° settembre 2017 hanno ricevuto ad Anzio il Premio speciale per la Cultura 2017 alla presenza di numerosi ospiti. L’organizzatrice della serata Lisa Bernardini dell’associazione “Occhio dell’arte”.

Al riguardo gli articoli:

In questo festoso contesto Maria Laura rilascia questa video-intervista:

ViDEO INTERVISTA di VITTORIO BERTOLACCINI detto COBRA DUE

Anziani gay, una casa per invecchiare insieme

A Roma il primo progetto di cohousing per anziani omosessuali.

di Alessia Arcolaci
pubbblicato su Vanity Fair

Perché lottare ancora quando lo hai fatto per anni? Perché sentirsi discriminati anche nell’età della vita in cui si dovrebbe essere solo coccolati? La vecchiaia. È questa la domanda che si sono fatti un gruppo di attivisti Lgbt over 60, tra cui Nicola Di Pietro, promotore dell’iniziativa. Hanno così deciso di fondare a Roma il primo progetto di cohousing per anziani omosessuali. Aperto anche agli etero. Una casa di riposo che Maria Laura Annibali, 72 anni, documentarista e presidente dell’associazione Dì Gay Project, preferisce chiamare comune. «Mi piace chiamarla così perché oggi che ho quasi 73 anni mi riporta alla gioventù, mi ricorda gli hippie. Io non lo sono stata perché mia madre non me lo ha permesso e io non ho avuto la forza di scappare di casa ma io li ho amati. Questo progetto mi ricorda molto le comuni».

Per oltre 20 anni Maria Laura Annibali si è nascosta. Al lavoro e agli amici raccontava di avere una relazione con un politico sposato. Tutto questo perché è lesbica e pronunciare con semplicità questa parola, 40 anni fa, non era scontato. «Ho preferito far pensare agli altri che io fossi un’amante piuttosto che confessare che avevo una compagna». Tutta la sua vita l’ha dedicata all’attivismo e oggi che partecipa alla creazione della prima casa di riposo per anziani gay è entusiasta. «Credo di essere stata coinvolta sopratutto per la mia età – sorride -. Sono 30 anni che proponiamo questa realtà, insieme ad altre associazioni come la Casa Internazionale delle Donne, lo avevamo già fatto con le due precedenti amministrazioni comunali e vederla quasi realizzata, anche se in forma diversa rispetto a una casa di riposo, mi rende felice».

In Italia i dati sulla comunità omosessuale scarseggiano, secondo l’Istat erano quasi ottomila le coppie censite ormai nel lontano 2011. A loro ma sopratutto alle persone sole che si trovano ad affrontare l’anzianità in solitudine che si rivolge il progetto di cohousing. Maria Laura, dopo 15 anni di fidanzamento con Lidia, il 23 novembre scorso ha indossato uno smoking bianco con tanto di cilindro e  l’ha sposata. «Dovrei dire che mi sono unita civilmente ma preferisco chiamare Lidia “mia moglie”. La nostra comune è dedicata alle coppie così come a chi è solo: per stare insieme e aiutarci reciprocamente». Ed è anche una questione economica, come ribadisce Laura: «Chi percepisce una pensione da 600 euro come può sopravvivere da solo? Il famoso bicchiere d’acqua quando siamo anziani, ai molti che sono soli chi glielo dà? Preferiremmo darglielo noi piuttosto che una persona ostile».

Perché tutte gli over 60 che oggi sono dichiaratamente gay hanno lottato duramente per poterlo essere, manifestato in strada insieme ai principali movimenti lgbt italiani.  «Abbiamo fatto da apripista. Non io che sono stata affetta da omofobia interiorizzata e mi sono nascosta per oltre 20 anni. Chi l’ha fatto davvero ha avuto tante porta sbattute in faccia, problemi con le famiglie, prese in giro, discriminazioni, sofferenza. Perché subire anche in vecchiaia in un ambiente che non è fraterno?». E a chi replica che questo cohousing per anziani sembra un modo per ghettizzarsi Maria Laura risponde: «La casa che faremo è aperta a tutti, non solo agli omosessuali. Non è un modo di chiudersi ma noi vorremmo in vecchiaia aiutarci e dare una possibilità a tutti».

Anche Marco Bergamaschi su Confidenze qualche settimana dopo

Anziani LGBT a Roma

Il progetto di cohousing a Roma su Repubblica

di Pasquale Quaranta

Capelli bianchi ed entusiasmo da ragazzini. Sono 60enni e omosessuali, la maggior parte single, alcuni in coppia: “Di vecchi – dicono – ci sono solo i pregiudizi”. Nella vita hanno fatto lavori diversi, dall’insegnante di liceo al ricercatore farmaceutico, dall’impiegato di banca al portiere d’albergo. Molti di loro sono soli perché hanno rotto con la famiglia di origine e se si avvicinano a un centro anziani trovano l’ostilità totale. Per questo hanno sentito il bisogno di unirsi e provare a vivere insieme. “Una casa di riposo gay, un cohousing lgbt, una nuova comune omosex? Chiamatela come vi pare — spiega il promotore dell’iniziativa, Nicola Di Pietro — Non vogliamo finire soli in un ospizio omofobico ma prenderci cura gli uni degli altri”.

Da leggere il servizio giornalistico completo di Pasquale Quaranta su Repubblica.it

Associazione AGAPANTO.
L’indirizzo e-mail per contattarli è anzianilgbt@libero.it, qui il blog.

Qui la video-notizia: di Pasquale Quaranta, riprese di Francis Joseph D’Costa, Valeria Lombardo, fonico Marco Nardi, montaggio di Paolo Saracino.

Intervista a Smazing

“Noi lesbiche abbiamo due stigmi sociali: siamo donne e siamo omosessuali”

Smazing_logo

La prima volta che ho parlato con Maria Laura Annibali è stata per un’intervista sulle unioni civili: era gennaio e lei era “sposata” da tre mesi con Lidia, dopo 15 anni insieme. Il racconto della felicità di quel giorno è durato due minuti, perché poi la nostra conversazione si era naturalmente incanalata sulla lista delle “cose da fare ancora”. E Maria Laura, 72 anni, da tre presidente dell’associazione Di’Gay Project di Roma, per queste “cose” combatte quotidianamente. Visto che siamo nella settimana della “Giornata internazionale contro l’omofobia” (il 17 maggio 1990 l’Organizzazione mondiale della sanità ha eliminato l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali, Ndr), ho pensato di fare con lei un’altra chiacchierata.

intervista a cura di Antonella Scambia

https://www.smazing.life/post/maria-laura-annibali-noi-lesbiche-abbiamo-due-stigmi-sociali-siamo-donne-e-siamo-omosessuali

Maria Laura, che tempi sono questi? La cronaca recente ci ha raccontato l’arresto di otto ragazzi per il pestaggio, a gennaio, di due giovani omosessuali a Milano, e a Mosca c’è stato il fermo dell’attivista Yuri Guaiana, accusato di manifestazione non autorizzata per aver cercato di consegnare una petizione contro le persecuzioni di cui sono vittime i gay in Cecenia.
Intanto, facciamo una precisazione: quella che festeggiamo è la giornata internazionale contro la omotransfobia, perché le discriminazioni riguardano anche i trans. Poi, per la comunità Lgbt, o meglio Lgbtqi, sono tempi in cui bisogna scendere in piazza. Ci sono situazioni tremende in alcuni paesi stranieri: ci sono paesi in cui l’omosessualità è un reato punito con la pena di morte, o dove i gay sono regolarmente torturati e uccisi. In questi giorni parliamo di Cecenia, ma non c’è solo la Cecenia.

Anche in Italia dobbiamo scendere in piazza?
Certo: dobbiamo completare la legge Cirinnà con la stepchild adoption e dobbiamo arrivare al matrimonio egualitario. E dobbiamo fare una legge contro l’omofobia: sarebbe un segnale importante. È una legge necessaria: diventerebbe lo strumento per combattere tutte le discriminazioni e gli insulti di cui ancora siamo regolarmente vittime. Ti faccio un esempio: quando su “Stato civile” di RaiTre è andata in onda la puntata con l’unione mia e di Lidia, sulla mia pagina Facebook e su quella di RaiTre sono arrivati commenti del tipo “devono farti l’elettroshock” e “sei rimbambita”. Una donna ha scritto che, vedendo in televisione il nostro bacio, castissimo peraltro, l’abbiamo fatta vomitare. E con noi si sono limitati agli insulti. A una coppia di ragazze sarde, apparse nello stesso programma, sono arrivate minacce di morte. Sono cose che fanno male. Io che sono profondamente cristiana ti dico: Gesù non ha mica insegnato l’odio. Eppure molti di quelli che ci insultano, si dicono cristiani.

Leggi tutto “Intervista a Smazing

Foto simbolo

Approvazione della legge sulle unioni civili

All’indomani dell’11 maggio 2016, giorno dell’approvazione definitiva, da parte del Parlamento italiano, della cosiddetta “legge Cirinnà” sulle unioni civili, la notizia ha molto risalto sulle prime pagine di tutti i giornali.

Cosa significativa è che la foto di Maria Laura esultante (insieme a Lilli Quitadamo, attivista pugliese) in Piazza Montecitorio campeggia sulla prima pagina anche del Giornale di Sicilia del 12 maggio 2016.

La prima pagina del quotidiano siciliano del 12 maggio 2016

Ora diritti alla meta

5 marzo 2016. In piazza del Popolo a Roma la manifestazione nazionale

Mentre la cosiddetta “legge Cirinnà” incontra continue difficoltà nel suo iter parlamentare, la comunità LGBT si dà appuntamento in piazza a Roma per chiederne una rapida approvazione.

Molti gli interventi dal palco. Tra questi anche Maria Laura.
La registrazione audio-video è di Radio Radicale, a cura di Bretema e Delfina Steri.

Ecco il testo dell’intervento di Maria Laura:

Maria Laura parla dal palco.

Buonasera. Vi amo, ve l’ho già scritto da tutte le parti e sarò brevissima. Inizio dicendo la mia età perché credo che sia un valore: ho settantun’anni.
Da giovane mai avrei immaginato di arrivare a un giorno come questo; allora pensavo di nascondere i miei sentimenti per sopravvivere; allora, quello che noi stiamo vivendo oggi, sembrava impossibile, ma per fortuna le cose cambiano e la storia ce lo insegna.
Ho sempre vissuto in questo Paese, ho lavorato come tanti, mi sono comportata come mi era stato insegnato, non ho mai commesso reati, non ha mai tradito la persona che amavo e che amo; non avrei immaginato di arrivare alla mia età per sentirmi dire dal mio Stato che io non posso assumermi il dovere della fedeltà, come se per natura io fossi portata al tradimento e alla leggerezza. Non voglio indagare il perché di questa affermazione da parte del mio Stato, ma voglio dire che la trovo stupida e immotivata; ma soprattutto mi offende profondamente.
Ma oltre che fedele si dà il caso che io sia anche credente. Mai avrei pensato alla mia età di sentire ancora il termine “contronatura”. È una parola, un concetto che speravo fosse confinato in un passato da dimenticare. Qui nessuno è contro natura; nessuno è incapace di fedeltà. Ma c’è di più: io voglio, noi vogliamo il matrimonio egualitario, l’adozione piena e legittimante, il riconoscimento dei figli alla nascita, una legge sui pari diritti senza distorsioni né mancanze.
Ma c’è di più: io voglio, noi vogliamo una legge contro l’omofobia. Tutto questo perché non voglio, non vogliamo più sentirci figli di un dio minore. Gra
zie!

Nel contesto della giornata Maria Laura ha rilasciato a Liberi.tv anche l’intervista che segue:

L’intervista a Liberi.tv – Roma, 5 marzo 2016